Arabella Cifani
Leggi i suoi articoliNel nuovo libro edito dalla Fondazione Zeri (finanziato dall’Associazione degli Amici di Federico Zeri), Susanna Zanuso presenta il primo organico studio ricognitivo sulla scultura del Seicento a Milano, e non in Lombardia. L’autrice specifica infatti chiaramente nella sua introduzione che era Milano, capitale del Ducato, il luogo d’eccellenza verso cui convenivano la maggior parte degli scultori dell’epoca, «organizzati in una vera e propria scuola». Tutti, maestri maggiori e minori, ruotavano intorno e ambivano a partecipare ai lavori che fervevano attorno alla enorme fabbrica del Duomo. I milanesi non gradivano in città «forestieri»: erano gelosi della loro autonomia e delle loro prerogative. Questo è uno dei motivi che portarono la scultura locale a esercitarsi essenzialmente su stili collaudati, senza molte influenze esterne, ma anche senza confronti, slanci e senza novità sostanziali. La scultura milanese ha finito così col divenire un oggetto critico spinoso.
Rudolf Wittkower, nel 1958 (Art and Architecture in Italy, 1600 to 1750, Penguin Books) riteneva che il contributo dei milanesi alla civiltà figurativa del Seicento fosse deludente, con poco senso del dramma barocco, e poca qualità, salvo che nei Sacri Monti. E anche dopo non è andata meglio, anche se sono apparsi lodevoli studi (come quello di Rossana Bossaglia del 1973 sulla statuaria del Duomo di Milano). In sostanza agli occhi di Zanuso gli scultori milanesi si sono presentati come figurine appiccicate l’una all’altra, difficili da distinguere e classificare. Con molta pazienza e competenza, e con attenti studi d’archivio e stilistici, ci è riuscita e il libro che ne è scaturito è destinato a restare fra i testi fondamentali di arte della Lombardia (e non solo) poiché offre un quadro aggiornato e completo del percorso della scultura dal 1600 al 1700, raccontato attraverso i profili artistici dei principali scultori e delle loro opere più importanti, sia nei cantieri cittadini che nel territorio.
Al testo si affianca una straordinaria campagna fotografica che documenta le opere con un inedito apparato iconografico di oltre 700 immagini. Emergono figure di artisti di qualità come Gianandrea Biffi, Marco Antonio Prestinari, Giuseppe Rusnati, Giovanni Bellandi, Gaspare Vismara, che lavora su disegni del Cerano, e il raffinato Dionigi Bussola, attivo anche al Sacro Monte di Varese e in grado di dividersi fra un linguaggio più popolare e virtuosismi ritrattistici come nel busto del cardinale Teodoro Trivulzio. La pittura ce l’ha ben presente anche Giovanni Battista Maestri detto il Volpino, che è in grado di realizzare bassorilievi dalle morbidezze quasi coloristiche. E poi ci sono famiglie come quella dei Vismara: tutti a scolpire per generazioni attorno al Duomo (e non solo). E ancora artisti scesi dalla Valsolda, come Giuseppe Carlo Antonio Pagani e Francesco e Giacomo Pozzo. C’è anche Stefano Sampietro, morto giovane e tisico, ma autore di una «Maddalena comunicata dall’angelo» per la Chiesa di Santa Maria alla Porta dove sono evidenti sia la sua virtuosistica maestria e sensibilità nel lavorare il marmo sia la distillata meditazione di Bernini e Algardi. L’autrice, quando possibile, ha inserito i bozzetti in terracotta delle opere presentate: una delizia di forme morbide e cremose, lavorate con spatola e stecche e con risultati di luminosa libertà. Risultati poi magari prudentemente rientrati, per non contrariare il committente, nell’esecuzione finale.
La scultura del Seicento a Milano
di Susanna Zanuso, 412 pp., ill., Fondazione Federico Zeri, Bologna 2024, € 60
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