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Cecilia Paccagnella
Leggi i suoi articoliSe il volto di Martin Lutero è arrivato fino ad oggi bisogna ringraziare Lucas Cranach il Vecchio (1472-1553), che nel 1529 lo ritrasse di nero vestito: otto anni dopo la scomunica del monaco e teologo tedesco da parte di papa Leone X e un anno prima della pubblicazione della Confessione di Augusta, dichiarazione ufficiale del Luteranesimo come confessione religiosa distinta.
Per alcuni, la «Salomè con la testa del Battista», realizzata nel 1530 ca, potrebbe essere un’interpretazione metaforica di Cranach il Vecchio della scissione all’interno della Chiesa cristiana: la storia della principessa ebrea che ordinò a Erode di giustiziare Giovanni Battista era un popolare monito sui pericoli di un sovrano tirannico.
Secondo la Friedenstein Stiftung Gotha, che gestisce il complesso museale dello Schloss Friedenstein (tra cui l’Herzogliches Museum, dove oggi sono custodite le collezioni del Ducato di Sassonia-Gotha accumulate in gran parte tra il XVII e il XIX secolo) di Gotha, città della Turingia, dal 1644 l’opera faceva parte della Kunstkammer del Castello, costruito tra il 1643 e il 1654 come residenza ducale. Venduto nel 1936, in un periodo di difficoltà finanziarie, il dipinto fu in seguito smembrato dall’acquirente, un mercante d’arte che «riteneva che la vista di questa testa sanguinante sarebbe stata insopportabile per i deboli di cuore», come spiega il direttore delle collezioni della Friedenstein Stiftung Gotha, Timo Trümper. La figura femminile divenne così la principessa Ernestina Sibilla di Sassonia: «È molto più bella sopra un divano che su una testa sanguinante». La testa mozzata fu pertanto restituita all’Herzogliches Museum di Gotha, che sino da allora ne reclama l’altra metà.
Passato tra le mani di alcune gallerie di Amsterdam durante il XX secolo, del frammento superiore si persero le tracce dal 2012, dopo un’asta da Christie’s Londra, per riapparire sul mercato lo scorso anno a Parigi, messo all’incanto da Artcurial: grazie al sostegno della Kulturstiftung Gotha, è stato riacquistato dalla Fondazione per 144mila euro (la stima era compresa tra 80 e 120mila euro) ed è attualmente esposto assieme al capo di san Giovanni Battista nella sala Altdeutschen del museo.
«Il ritorno del frammento ha dei vantaggi dal punto di vista storico artistico. All’orizzonte si profilano nuove intuizioni sulla pratica della bottega di Cranach», dichiara Trümper, che il 4 settembre offre al pubblico una visita guidata.
Ora la vera sfida del museo e del suo team di restauratori è capire come ripristinare l’opera così come fu concepita dall’autore, la cui attribuzione è un altro mistero. Ma soprattutto se ne vale la pena.

La sala Altdeutschen del museo, intorno al 1910, con il dipinto attribuito a Cranach ancora integro in alto a destra. Photo courtesy Carl Zink
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