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«Gathas» (2019) di James Turrell. © Florian Holzerr

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«Gathas» (2019) di James Turrell. © Florian Holzerr

La Semana del Arte di Città del Messico

Nel pieno del suo rinascimento culturale, la metropoli ospita fiere (Zonamaco e Material Art Fair), progetti, eventi, mostre e musei

Federico Florian

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Città del Messico. Con un’area metropolitana di quasi 25 milioni di abitanti, la capitale messicana è uno fra i più grandi conglomerati urbani al mondo, il secondo dopo Tokyo. Questa effervescente e tentacolare megacity è nel pieno di un suo rinascimento culturale, grazie a grandi opere di rinnovamento urbano, una seducente scena culinaria e un ricco calendario annuale di eventi. In febbraio Città del Messico diviene meta irrinunciabile per gli appassionati del contemporaneo, in occasione della Semana del Arte, che accende la capitale per tutta la seconda settimana del mese.

Iniziativa di punta dell’art week è Zonamaco, la maggiore fiera d’arte di tutta l’America Latina. Dal 5 al 9 febbraio, con sede presso il Centro Citibanamex, collocato a ovest della città, per la prima volta nella sua storia la fiera ospita arte contemporanea, design, fotografia e persino antichità nella medesima location.

Numerose le gallerie italiane in trasferta a Città del Messico, i cui stand sono visitabili presso la sezione Zonamaco Contemporáneo, quest’anno alla sua diciassettesima edizione: Cassina Projects (Milano), Galleria Continua (San Gimignano), Poggiali (Firenze), Boccanera (Trento) e Luce Gallery (Torino), per citarne alcune. Fra i progetti più interessanti si distingue Zonamaco Sur, settore dedicato ad artisti e gallerie dal sud del mondo.

In concorrenza alla ciclopica Zonamaco, Material Art Fair, la fiera più sperimentale dedicata esclusivamente all’arte contemporanea, ha luogo dal 7 al 9 febbraio presso il Frontón México, l’arena in stile Art déco a due passi dal Monumento alla Rivoluzione, nel cuore della megalopoli.

Sono 78 le gallerie partecipanti, provenienti da 21 nazioni e 37 città: fra queste, la potentissima Kurimanzutto, la prima galleria di Città del Messico, con uno stand tutto dedicato a Gabriel Orozco; e due istituzioni londinesi, la Whitechapel e le Serpentine Galleries, che qui presentano edizioni di artisti come Pierre Huyghe, Alex Katz e Matthew Barney.

Due gli highlight della fiera: Immaterial, il programma di performance a cura di Michelangelo Miccolis (Adriana Lara, Kris Lemsalu e Manuel Pelmuş sono alcuni degli artisti coinvolti), e Listening Material, piattaforma dedicata a pezzi e performance sonore, quest’anno alla sua edizione inaugurale. Tra i dealer italiani, la milanese Clima e la Galleria Macca di Cagliari.

Non distante da Material sorge il Palacio de Bellas Artes, tappa obbligatoria di ogni tour della capitale messicana. In parte museo, in parte sala concerti, il maestoso palazzo in stile neoclassico e Art nouveau fu progettato agli inizi del Novecento dall’architetto italiano Adamo Boari.

Al terzo piano, l’edificio ospita il celeberrimo murale di Diego Rivera «El hombre en el cruce de caminos», originariamente dipinto per il Rockefeller Center nella Grande Mela e riprodotto qui da Rivera nel 1934, dopo la distruzione dell’esemplare newyorkese ordinata dai suoi committenti a causa dei temi anticapitalisti. In mostra fino al primo marzo un doppio progetto di Thomas Newbolt e Roberto Parodi, che presentano lavori in dialogo con il murale di José Clemente Orozco conservato all’interno del palazzo.

Infine meritano una sosta il Museo Jumex e il Museo Tamayo, le due principali istituzioni d’arte contemporanea di Città del Messico che, nel corso della «Semana del Arte», ospitano uno stimolante programma espositivo. Il primo, a dieci minuti di taxi da Zonamaco, presenta fino al 29 marzo una grande mostra personale del maestro della luce James Turrell. Esposte installazioni nuove e recenti, ologrammi e documentazioni di progetti di Land art, fra cui il «Roden Crater Project», un vulcano spento nel cuore dell’Arizona trasformato dall’artista in un «monumento alla percezione».

Accanto a Turrell, e sempre fino a fine marzo, il museo ospita una retrospettiva dedicata a Lina Bo Bardi (1914-92), architetta e designer italo-brasiliana cofondatrice della rivista «Habitat», nota ai più per aver progettato l’iconico Museo d’Arte moderna di San Paolo.

A ridosso dell’immenso parco cittadino del Chapultepec, il Museo Tamayo, costruito nel 1981 per accogliere la collezione d’arte contemporanea dell’artista Rufino Tamayo, è un suggestivo edificio di forma piramidale che allude nelle forme all’architettura preispanica. È qui in corso fino al primo marzo una mostra temporanea dello scultore britannico Michael Dean, il quale ha concepito per gli spazi del museo un’apposita installazione che esplora la relazione tra corpo e linguaggio.
 

Federico Florian, 04 febbraio 2020 | © Riproduzione riservata

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