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Dopo il crollo del regime di Assad, Syrians for Heritage ha riferito che la Cittadella di Aleppo, parte del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, rimane intatta ed è ora sorvegliata

Foto: Ammar Kannawi

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Dopo il crollo del regime di Assad, Syrians for Heritage ha riferito che la Cittadella di Aleppo, parte del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, rimane intatta ed è ora sorvegliata

Foto: Ammar Kannawi

La corsa alla conservazione del patrimonio in Siria

Dopo il crollo del regime di Assad, a dicembre, esperti e professionisti dei beni culturali si sono mossi per trovare fondi e aiuti al fine di contrastare i fenomeni di saccheggio e preservare l’eredità culturale locale

Sarvy Geranpayeh

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I professionisti del patrimonio siriano si stanno mobilitando per salvaguardare e restaurare gli antichi tesori del Paese dopo la caduta del regime del presidente Bashar al-Assad nel dicembre 2024. «Purtroppo le autorità e l’amministrazione transitoria sono ancora in fase di preparazione e non si concentrano sul dossier del patrimonio; al momento non è una priorità», ha dichiarato da Damasco Ayman al-Nabo, direttore dell’organizzazione non governativa Idlib Antiquities Centre. «D’altra parte, le organizzazioni della società civile che si dedicano alla conservazione del patrimonio stanno intensificando gli sforzi e rimangono in stato di allerta per valutare lo stato attuale del patrimonio archeologico e proteggerlo». 

Dopo il crollo del regime, gli esperti dei beni culturali si sono organizzati rapidamente con la creazione di un forum su WhatsApp con circa 200 persone per scambiare informazioni in tempo reale e coordinare gli sforzi. Sono state inviate squadre per valutare le condizioni dei musei e dei siti. Nel tumulto che ha seguito l’uscita di scena di Assad, l’Istituto di Archeologia della Cittadella di Damasco, un edificio dell’XI secolo, è stato saccheggiato e dato alle fiamme, aggiunge Nabo. Anche il Museo sull’isola di Arwad, sulla costa occidentale della Siria, ha subito vandalismi e saccheggi: «Non abbiamo ancora tutte le informazioni, ma pensiamo che dal Museo di Arwad siano stati rubati 38 oggetti». 

L’associazione culturale Syrians for Heritage ha riferito lo scorso dicembre che la città di Aleppo, sito Unesco patrimonio dell’Umanità con il Museo di Aleppo, non ha subito alcun danno, sottolineando come la Cittadella sia al momento sotto la «gestione delle operazioni militari» e quindi inaccessibile. La guerra civile, scoppiata nel 2011, ha avuto un pesante impatto sulla popolazione, causando l’esodo di oltre 14 milioni di persone e uccidendone almeno 580mila, tra cui circa 300mila civili. Anche il patrimonio antico è stato preso di mira. Solo ad Aleppo, un rapporto dell’Unesco del 2017 ha stimato che il 60% della Città vecchia sia stato gravemente danneggiato e il 30% completamente distrutto. Tra i gruppi militanti emersi durante il conflitto figura Hayat Tahrir al-Sham, che ha giocato un ruolo chiave nello sconfiggere in dicembre le forze di Assad e che ora si è affermato come governatore de facto della Siria.

Siria nel caos

La protezione dei siti archeologici si esprime nella lotta contro il continuo saccheggio. «La campagna di Hama, a ca 200 km a nord di Damasco, è preda di scavi illegali ovunque», dice Nabo. Che attribuisce la vulnerabilità dei siti archeologici siriani alla mancanza di sicurezza e di guardie, oltre che al loro numero, circa 10mila, secondo le sue stime. Un rapporto pubblicato il mese scorso da Palmyrene Voices, un’iniziativa lanciata nel 2020 dall’Ong Heritage for Peace, rivela tre casi di saccheggio a Palmira. «È evidente che i saccheggi sono in aumento, afferma Isber Sabrine, presidente di Heritage for Peace. La situazione economica in Siria è pessima e la gente non ha risorse». Il rapporto offre un esame approfondito dell’area, compresi il museo, il castello e i siti archeologici. Documenta i danni inflitti nel corso degli anni, sia da parte dello Stato Islamico (Isis) che dal regime di Assad, concludendo che la maggior parte di questi si è verificata prima del
dicembre 2024. Le sanzioni internazionali hanno colpito duramente il Paese, non lasciando fondi per il patrimonio e per i siti. «Il settore del patrimonio siriano dipende dagli aiuti internazionali, dalle università e dai progetti per sopravvivere», aggiunge Sabrine, fiducioso che la Siria possa emergere con un governo unificato, una maggiore sicurezza e la revoca delle sanzioni, per iniziare la sua ripresa. 

Il rapporto ha anche notato che il Museo Archeologico di Palmira, che aveva evacuato parte della sua collezione a Damasco nel 2015 prima che l’Isis prendesse il controllo dell’area, è chiuso e protetto da guardie e volontari locali, senza il sostegno della nuova amministrazione. «Esamineremo tutti i danni in diverse aree archeologiche, abbiamo elaborato un piano triennale», ha dichiarato Anas Zaidan, direttore generale della Direzione generale delle Antichità e dei Musei siriani (Dgam), agli esperti di patrimonio locale e internazionale il 20 gennaio durante un webinar organizzato da Blue Shield e Heritage for Peace. Zaidan ha presentato un ambizioso progetto per la conservazione del patrimonio siriano che prevede la riabilitazione di musei e siti archeologici, la creazione di musei in aree come Ebla, Ugarit e Mari e la digitalizzazione dei manoscritti. Zaidan intende inoltre lavorare a stretto contatto con l’Unesco per rimuovere i siti della Siria settentrionale dalla Lista del Patrimonio Mondiale dei siti in pericolo (di cui fanno parte dal 2013 l’antica città di Damasco, il sito di Palmira, l’antica città di Bosra, l’antica città di Aleppo, Crac des Chevaliers e Qal’at Salah El-Din e gli antichi villaggi della Siria settentrionale). Tuttavia, Zaidan ha sottolineato che il suo team ha un disperato bisogno di competenze e attrezzature, tra cui telecamere e dispositivi di monitoraggio. Un portavoce dell’Unesco afferma che il suo ufficio di Beirut è stato incaricato di esplorare l’assistenza tecnica per la conservazione del patrimonio. Un’équipe dovrebbe recarsi a Damasco nel mese di febbraio per incontrare esperti ed enti competenti che si occupano di patrimonio culturale, archivi e musei.

Sostegno internazionale

«La Siria è un Paese molto difficile in cui lavorare: la situazione politica frammentata, gli interessi contrastanti, le sanzioni e gli elevati rischi per la sicurezza rendono molto difficile poter fornire direttamente aiuti, afferma Emma Cunliffe, che fa parte del segretariato internazionale di Blue Shield. Tuttavia, difficile non significa impossibile». Cunliffe afferma che, dopo le missioni di raccolta di informazioni in Siria dello scorso anno, in collaborazione con Heritagefor Peace, Blue Shield sta facendo domanda di finanziamento per fornire supporto ai siti e ai professionisti del Paese. I loro webinar, dice, sono stati un primo passo importante in questa direzione, consentendo a una sezione trasversale della società siriana di comunicare con la comunità internazionale sulle sfide che devono affrontare e sul sostegno necessario. «Abbiamo ascoltato relatori da tutto il Paese, in aree di diverso controllo politico, tutti uniti dallo stesso obiettivo, nonostante abbiano affrontato anni di lavoro in situazioni estremamente difficili», afferma l’autrice. 

Graham Philip, coinvestigatore del progetto multistituzionale Endangered Archaeology in the Middle Eastand North Africa (Eamena), che ha partecipato al webinar, afferma che il suo staff sta esplorando una collaborazione con la Dgam per la formazione del personale. «Ciò che manca è la conoscenza delle condizioni dei siti in tutto il Paese», afferma. Dal 2016, Philip e il suo team hanno mappato migliaia di siti storici in Siria utilizzando immagini satellitari e ricerche archeologiche. Secondo Philip, il progetto può aiutare le autorità del Paese a creare una banca dati nazionale utile anche per tracciare i saccheggi. John Darlington, direttore dei progetti del World Monuments Fund (Wmf), si trovava a una decina di chilometri dal confine siriano a Mafraq, in Giordania, quando è caduto il regime di Assad. Stava visitando un gruppo di scalpellini siriani sfollati che avevano partecipato a un programma di formazione del Wmf lanciato nel 2017. «L’idea di formarli era che, quando il conflitto sarebbe finito, avremmo avuto queste persone qualificate che sarebbero potute tornare in Siria e aiutare a ricostruire il patrimonio culturale», spiega Darlington. Il programma ha formato 40 siriani alla scalpellatura, un’abilità fondamentale per il restauro dei siti storici del Paese. Darlington afferma che il Wmf sta collaborando con i partner internazionali per assicurarsi che siano pronti a sostenere gli operatori del patrimonio della Siria quando sarà il momento giusto. Inoltre, osserva che, nelle situazioni post-belliche, le priorità sono spesso altre, ma assistere le comunità locali nella ricostruzione del loro patrimonio culturale è fondamentale: «Mai sottovalutare il valore del patrimonio culturale in termini di ricostruzione delle nazioni, perché la gente lo apprezza davvero ed è parte di ciò che dà loro speranza».

Sarvy Geranpayeh, 31 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

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