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Paul Delvaux, «La Fin du Voyage», 1968, Brafa 2024, Opera Gallery (particolare)

© Foundation Paul Delvaux, Belgium/Sabam, 2023-24

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Paul Delvaux, «La Fin du Voyage», 1968, Brafa 2024, Opera Gallery (particolare)

© Foundation Paul Delvaux, Belgium/Sabam, 2023-24

La dimensione tangibile del Surrealismo

A un secolo dalla sua nascita, il movimento d’avanguardia che fa capo a André Breton è tra i protagonisti del mercato del 2024 tra musei, aste e fiere

Erica Roccella

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A cento anni dal Manifesto di André Breton, il Surrealismo, mai così tangibile, è tra gli highlight indiscussi del mercato dell’arte del 2024, dalle mostre ai musei, alle aste, alle fiere. Al Centre Pompidou, fino allo scorso gennaio, era esposto il capolavoro assoluto di René Magritte in prestito dai Musées royaux des Beaux-Arts di Bruxelles, «L’Empire des lumières». Una delle sue versioni (ne ha dipinte 17) ha brillato nei cieli di New York lo scorso 19 novembre, quella appartenuta a Mica Ertegun, filantropa e interior designer, che ha raggiunto quota 121 milioni di dollari (a fronte di una stima non pubblicata di oltre 95 milioni di dollari). Un record assoluto per Magritte, che nel 2022 fissava il suo precedente record con un’altra versione del medesimo dipinto, venduta da Sotheby’s a 59,4 milioni di sterline (circa 79,8 milioni di dollari), seguito dalla performance di un altro «L’Empire des lumières» ancora, quello appartenuto a Mo Ostin, lo storico dirigente della Warner Bros, battuto da Sotheby’s nel 2023 a 42,3 milioni di dollari. È la cifra più alta mai toccata da un’opera surrealista ed è anche l’unico lotto ad avere sfondato il tetto dei 100 milioni di dollari nel 2024, anno di grazia per il pittore belga. 

Lo scorso marzo, nella Evening Sale londinese dedicata da Christie’s al Surrealismo, «L’ami intime» del 1958 passava per 33,7 milioni di sterline (43 milioni di dollari). Parallelamente, tra i padiglioni fieristici in giro per il mondo, un altro dipinto di Magritte, «Le Palais de rideaux» appartenuto a Marcello Mastroianni che lo custodiva nella villa di Fregene, era in vendita al Brafa di Bruxelles per circa 3 milioni di euro, mentre ad Art Basel Paris, da Landau, il calice ricolmo di nuvole «La corde sensible» (1960) era in vendita a 35 milioni di euro. Magritte ha sedotto le sale d’asta e rubato la scena del sistema dell’arte internazionale: nel 2024 è al numero uno del ranking mondiale di Artprice, con un fatturato di 264,8 milioni di dollari (erano 162,4 milioni 2023, 191,4 milioni nel 2022). Ma non è l’unica star dell’epopea surrealista degli incanti.

Leonora Carrington, «La Grande Dame (The Cat Woman)», 1951, venduto a 11,4 milioni di dollari. Cortesia di Sotheby’s

C’è, in crescita costante da un paio d’anni, la compagine onirica femminile, Leonora Carrington su tutti. La sua tela «Les distractions de Dagobert», datata 1945, è stata aggiudicata da Sotheby’s lo scorso maggio alla cifra record di 28,5 milioni di dollari. A dare manforte al prezzo finale un’apparizione pubblica illustre molto recente, era infatti il dipinto di punta della mostra «Surrealismo e Magia: la modernità incantata», alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia nel 2022, in concomitanza con la 59ma Biennale Arte diretta da Cecilia Alemani, che a sua volta imprimeva il segnale decisivo alla rivalutazione delle pittrici surrealiste. La composizione de «Les distractions de Dagobert» di Leonora Carrington riecheggia le micro-scene della tradizione trecentesca italiana, la cosmologia indigena messicana, la lezione di Bosch, l’alchimia, e al contempo immortala ed esorcizza la tormentata storia d’amore tra la pittrice e Max Ernst, re merovingio in mezzo alla scena tra fiamme e voluttà. Ad accaparrarselo, dopo dieci minuti di battaglia è stato Eduardo F. Costantini, fondatore del Museo de Arte Latinoamericano  di Buenos Aires, che lo ha rincorso per decenni. Ed è stato ancora l’imprenditore argentino ad aggiudicarsi, a novembre, la scultura realizzata dalla Carrington nel 1951 «La Grande Dame», comprata da Sotheby’s, a New York, per 11,4 milioni di dollari, da una stima di 5-7 milioni. 

Ode ai surrealisti, impazzano e si moltiplicano i format dedicati all’«automatismo psichico puro», come lo definiva André Breton nel Manifesto del 1924. Così la pittrice belga Jane Graverol raggiunge 71.520 euro con «Le bon bout de la raison» nella vendita tematica «100 Years of Surrealism» tenuta lo scorso marzo a Parigi da Bonhams Cornette de Saint Cyr. Vendita white gloves per il catalogo «Surrealism and its Legacy» di Sotheby’s, proposto a ottobre nella Ville Lumière, dove trionfano la «Meditative Rose» di Salvador Dalí (3,9 milioni di euro), «La Leçon de choses» di Magritte (3,8 milioni), «La Prima ballerina assoluta» di Leonor Fini (360mila euro). E poi ancora, una sfilza di highlight surrealisti sparsi da gennaio a dicembre, dai lavori di Paul Delvaux negli stand di Brafa 2024 (come «La Fin du Voyage», 1968, da Opera Gallery e «L’Orage», offerto da Bonhams a 1,3 milioni di sterline), fino al tavolo di ispirazione surrealista di François-Xavier Lalanne, «Troupeau d’Éléphants dans les Arbres», venduto da Sotheby’s a 11,6 milioni di dollari. Intanto Palazzo Reale di Milano accoglie la retrospettiva dedicata a Leonor Fini (dal 26 febbraio). Il prossimo autunno, sempre nel capoluogo lombardo, sarà invece la volta di Leonora Carrington; Giù in fondo era il titolo del suo racconto autobiografico, su in alto è (a mani basse) la direzione del mercato degli artisti surrealisti.

René Magritte, «L’Empire des lumières», 1954, venduto a 121 milioni di dollari. Christie’s Images Ltd. 2024

Erica Roccella, 04 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

La dimensione tangibile del Surrealismo | Erica Roccella

La dimensione tangibile del Surrealismo | Erica Roccella