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Cecilia Paccagnella
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Il 2025 del Victoria & Albert Museum di Londra si chiude con l’annuncio di una nuova apertura: su progetto dello studio O’Donnell + Tuomey, il 18 aprile 2026 sarà inaugurata la sede gemella dello Storehouse, con altri 7mila metri quadrati di superficie, nel Queen Elizabeth Olympic Park.
Prosegue quindi la conversione della zona est della città in un centro culturale, costellato da realtà quali il London College of Fashion, i Bbc Music Studios, il Sadler’s Wells East e l’Ucl East, che saranno riunite in un nuovo festival con cadenza annuale (in primavera), che celebrerà la creatività, la collaborazione e la comunità.
«Abbiamo creato il V&A East Museum con e per il nostro pubblico, come uno spazio accogliente per tutti, spiega il direttore Gus Casely-Hayford, immerso nella zona est di Londra e con una visione globale, che riflette il multiculturalismo di questo luogo incredibile che è stato il cuore pulsante della creatività per secoli. Il V&A East Museum è per voi: la mia speranza è che troviate gioia, qualcosa di voi stessi e un senso di appartenenza nel momento in cui varcherete la soglia».
Il primo appuntamento è all’insegna della musica, sulla scia dell’angolo del V&A Storehouse dedicato all’archivio di David Bowie. Con «The Music is Black: A British Story», il museo si propone di esplorare il modo in cui la musica britannica «black» ha plasmato la cultura in Gran Bretagna, e non solo, proponendo oggetti quali la chitarra d’infanzia della cantante Joan Armatrading, gli abiti indossati dalla giovane Little Simz e scatti dei fotografi Dennis Morris e Jennie Baptiste.
Due dei cinque piani che costituiranno l’edificio saranno invece dedicati a un percorso permanente, le Why We Make Galleries (concepite da JA Projects assieme al V&A East Yourh Collective), all’interno delle quali saranno allestiti 500 oggetti organizzati in dieci temi chiave legati a questioni della società contemporanea: da dipinti del Rinascimento italiano ad abiti e gioielli tra XVI e XIX secolo, le esposizioni al V&A East Museum tratteranno argomenti come la rappresentazione, l’identità, il benessere, la giustizia sociale e l’azione ambientale.
Il pubblico sarà accolto all’ingresso da un’installazione dello scultore Thomas J. Price (1981), prima commissione di un programma semestrale che comprende otto nuove opere d’arte in dialogo con la zona est di Londra, firmate da Rene Matić (1997), da Tania Bruguera (1968), da Carrie Mae Weems (1953), da Es Devlin (1971), da Lawrence Lek (1982), da Shahed Saleem, da Laura Wilson (1939) e da Justinien Tribillon (1989).
Un render delle future Why We Make Galleries all’interno del V&A East Museum. Photo: V&A East Museum. © JA Projects
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