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«Dominica» (2019) di Cristina Mittermeier. © Cristina Mittermeier

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«Dominica» (2019) di Cristina Mittermeier. © Cristina Mittermeier

La grande saggezza di Cristina Mittermeier

Alle Gallerie d’Italia-Torino la fotografa, biologa e attivista ritrae le comunità che comprendono il delicato equilibrio del nostro ecosistema

Francesca Interlenghi

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Intesa Sanpaolo organizza fino all’1 settembre alle Gallerie d’Italia-Torino la mostra «Cristina Mittermeier. La grande saggezza», a cura di Lauren Johnston e in collaborazione con National Geographic. La prima retrospettiva in Europa dedicata alla fotografa, biologa marina e attivista di origini messicane, raccoglie circa 90 fotografie che danno conto della bellezza del nostro pianeta e delle diverse culture e tradizioni dei popoli indigeni che lo abitano.
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Nata a Città del Messico nel 1966 e cresciuta nella vicina località di Cuernavaca, nel soleggiato Stato di Morelos, dopo aver conseguito la laurea in ingegneria biochimica e scienze marine, Mittermeier ha frequentato il programma di Fine Art Photography presso il Corcoran College for the Arts di Washington, D.C. Nel 2005 ha fondato l’International League of Conservation Photographers (Ilcp), una piattaforma a supporto di chi si dedica alla fotografia di conservazione (termine da lei stessa coniato) e nel 2014 ha cofondato SeaLegacy, un’organizzazione non profit che utilizza strategie di comunicazione trasversali per proteggere e ripopolare l’oceano.
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Considerata una delle fotografe ambientaliste più influenti del nostro tempo, con il suo lavoro di ricerca, insieme alla spiccata propensione per lo storytelling visuale, Mittermeier è capace di tradurre gli esiti di studi scientifici in fotografie di grande impatto estetico ed emotivo, che riescono a parlare, sensibilizzandolo, a un pubblico vasto e variegato. La sua attenzione è rivolta in particolare allo stato di salute degli oceani, che ha conseguenze dirette sul nostro clima, sull'aria che respiriamo e sul cibo che consumiamo. Le suggestive immagini della fauna selvatica in Antartide o dei capodogli giganti che si immergono negli abissi marini, esortano noi abitanti del mondo globalizzato a rinegoziare i termini della nostra presenza con l’insieme del vivente, a pensarci fuori da una prospettiva antropocentrica rivalutando il modo in cui ci rapportiamo con la totalità delle forze con le quali coabitiamo.
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La sua indagine offre anche una testimonianza preziosa delle culture indigene, delle loro tradizioni, dei loro riti e rituali. Mittermeier ritrae le comunità di tutto il mondo depositarie di quella grande saggezza che dà il titolo al progetto espositivo, che ancora mantengono un legame con la natura e comprendono profondamente il delicato equilibrio del nostro ecosistema. Lo fa in maniera onesta, dando voce agli «unpeople», per dirla con Orwell, offrendo allo sguardo altrui lo «straniero» in tutta la sua dignità di essere umano, senza mai cedere alla visione idealizzata che troppo spesso accompagna le narrazioni dell’esotico. Interessata a esplorare la relazione tra l’uomo e l’acqua, ha trascorso molto tempo in Amazzonia fotografando la vita che si sviluppa intorno al Rio delle Amazzoni, ma è anche autrice di alcuni tra gli scatti subacquei più iconici di sempre.

Francesca Interlenghi, 15 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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