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«Continuo a lavorare usando materiali che avevo, e ho costruito due nuovi progetti, credo molto intensi, perché mi rendo conto che ora il mio lavoro risente più che mai degli stimoli dell’inconscio profondo. Certo, come tutti sono bloccata sul versante della realizzazione dei progetti: avevo in calendario una mostra per BUILDING Box, a Milano, e una a Casamadre, a Napoli, curata dall’amico e grande artista Domenico Bianchi.
In entrambe le occasioni, così come al Museo Poldi Pezzoli di Milano, avremmo dovuto presentare la Special Edition Skira, curata da Giorgio Verzotti, della monografia dedicata ai trent’anni del mio lavoro, cui tengo moltissimo. Non si è potuto fare, ora, ma sono un’ottimista per natura e voglio pensare che lo scenario futuro possa portare con sé una sorta di euforia postbellica.
Ciò che poi mi auguro per il futuro, da artista, è che questo terribile trauma ci insegni un nuovo spirito di squadra. E che si attenui la componente speculativa del mercato. E, da artista italiana, mi auguro soprattutto che possa nascere una maggiore considerazione per la nostra arte, che è di primissimo ordine. Purtroppo gli italiani della mia generazione, artisti maturi ma non ancora “storicizzati”, hanno subito nel bene e nel male gli effetti della globalizzazione e sono stati puniti dal mercato.
Per questo è importante che tutti noi collaboriamo: personalmente, per esempio, ho invitato cinque amici (Giovanni Frangi, Paolo Brenzini, Giovanni Rizzoli, Massimo Kaufmann e Ivano Sossella) a partecipare al progetto online del giovane curatore Emiliano Zucchini, di Artalkers, che ha invitato a sua volta una ventina di altri artisti italiani. Ognuno invia un suo contributo: chi un video, chi disegni, chi dipinti. È un modello che mi sembra promettente».
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