Antoine Watteau, «L’amante inquieta», 1717-20

© GrandPalaisRmn-Domaine de Chantilly-Adrien Didierjean

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Antoine Watteau, «L’amante inquieta», 1717-20

© GrandPalaisRmn-Domaine de Chantilly-Adrien Didierjean

La malinconia delle feste galanti agli occhi di Watteau

Il Musée Condé propone una rilettura dell’opera dell’artista francese. Esposti anche numerosi disegni preparatori accanto ai rispettivi dipinti 

Antoine Watteau è un artista «raro» e il Musée Condé del castello di Chantilly conserva la più importante collezione francese, dopo quella del Louvre, delle sue opere. È la raccolta riunita da Enrico d’Orléans, duca d’Aumale, che nel 1884 la lasciò in eredità, insieme al castello, all’Institut de France. A partire dalla sua collezione, composta da quattro dipinti e sei disegni, a cui si aggiungono prestiti da musei, anche di opere raramente esposte, e altri lavori inediti provenienti da collezioni private, dall’8 marzo al 15 giugno il museo di Chantilly propone «I mondi di Watteau», mostra curata dal conservatore Mathieu Deldicque. Recenti ricerche, portate avanti dallo storico dell’arte Axel Moulinier e da Baptiste Roelly, conservatore al Petit Palais, consulenti scientifici della mostra di Chantilly, «hanno permesso di gettare una luce nuova su alcuni dipinti maggiori del maestro», spiega Deldicque. L’obiettivo è di proporre una rilettura dell’opera dell’artista francese. Antoine Watteau (1684-1721) ha segnato profondamente l’arte del XVIII secolo, malgrado la morte prematura, inaugurando lo stile Rococò. 

Nato a Valenciennes, si trasferì a Parigi all’inizio del Settecento e vi restò fino alla morte. Nella capitale lavorò nelle botteghe di Claude Gillot e di Claude Audran III, dai quali apprese l’arte della decorazione e sviluppò l’interesse per il teatro e la commedia dell’arte. Lo stile di Watteau è caratterizzato da una spiccata attenzione al dettaglio, da pennellate leggere e fluide e una tavolozza cromatica luminosa e vibrante. È ricordato come il pittore delle «fêtes galantes», scene di incontri amorosi e festosi, ambientati in paesaggi bucolici ed eterei, popolati di figure aristocratiche in pose aggraziate. Lo scopo della mostra, articolata in cinque sezioni, è di spingersi molto più lontano, risalire alle fonti di questa pittura di genere e analizzare come Watteau l’ha reinventata: «Più che l’inventore delle fêtes galantes, Watteau ne fu il modernizzatore, spiega Axel Moulinier. Creò un repertorio di figure, volti, motivi che mescolò nelle sue composizioni e che continuò a elaborare dal 1712 alla sua morte. Per quasi dieci anni, Watteau sviluppò la formula che gli avrebbe garantito il massimo successo presso una clientela sempre più numerosa, al fine di alimentare un mercato di cui aveva il monopolio». Watteau dipinse un’ottantina di «fêtes galantes». 

Il Musée Condé allestisce alcune opere emblematiche di questo periodo, tra cui i suoi dipinti, di recente restaurati, «Le Plaisir pastoral» (1716 ca), «Le Donneur de sérénades» (1715 ca) e «L’Amante inquiète» (1717-20). La mostra esplora l’influenza dei maestri del passato sull’opera di Watteau, da Tiziano a Rubens, indaga il suo interesse per la moda e i costumi teatrali e la sua osservazione del mondo contemporaneo, gli anni della Régence in Francia (1715-23), in cui dipinse ambulanti, ciarlatani, contadini, pellegrini, soldati. Watteau, scrive Baptiste Roelly, «è tra quelli che, cronisti del loro tempo, guardano e registrano il quotidiano, offrendo immagini artistiche sugli usi e i costumi di un’epoca osservata da vicino». Esponendo numerosi disegni preparatori, in alcuni casi per la prima volta accanto ai rispettivi dipinti, il museo si sofferma anche sul Watteau «pittore di volti», alcuni solo schizzati, altri riconoscibili, ma molti anonimi: «Si tratta di ritratti o di tipi? La domanda persiste e ha stimolato l’esegesi di Watteau dal Settecento a oggi, osserva ancora Axel Moulinier. Nell’ampio corpus grafico dell’artista, alcuni fogli colpiscono per la loro ricerca di una resa fisiologica, e forse soprattutto psicologica, che riflette l’interiorità del modello. Al contrario, alcuni volti, più generici, costituiscono tipi, se non archetipi, che Watteau riutilizza in modo intercambiabile per popolare le sue incantevoli feste galanti». 

Antoine Watteau, «Giovane donna seduta a terra», 1715 ca. © GrandPalaisRmn - Domaine de Chantilly-Thierry Ollivier

Luana De Micco, 22 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

La malinconia delle feste galanti agli occhi di Watteau | Luana De Micco

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