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Giancarlo Vitali, «Girasoli nel blu», 1985 (particolare)

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Giancarlo Vitali, «Girasoli nel blu», 1985 (particolare)

La metamorfosi di Palazzo Lorla in Museo Giancarlo Vitali

Dal 30 aprile nel comune di Bellano trova casa, grazie alla donazione della famiglia, l’intero corpus grafico e un centinaio di dipinti dell’artista scoperto nel 1983 da Giovanni Testori

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Dal 30 aprile il borgo suggestivo di Bellano (Lc), affacciato sulla sponda orientale del Lago di Como, si arricchisce di un nuovo museo, seconda tappa (e punta di diamante) del progetto Bac-Bellano Arte Cultura inaugurato nell’ottobre scorso con l’apertura della chiesa di San Nicolao come spazio espositivo. Ora è la volta del Museo Giancarlo Vitali, che trova posto nel settecentesco Palazzo Lorla, restaurato e ridisegnato dagli architetti di Vitali Studio, che si propone sì come il luogo in cui custodire, valorizzare e diffondere la conoscenza dell’opera del pittore e incisore bellanese Giancarlo Vitali (1929-2018), ma anche come un luogo in cui porre a confronto epoche diverse e diversi linguaggi artistici, stimolando riflessioni sull’arte contemporanea: uno spazio espositivo, dunque, ma anche un centro studi, che può far conto sull’esperienza e sui contatti intrecciati da ArchiViVitali Ets, che in sette anni di attività ha realizzato 13 progetti espositivi (tra i quali, nel 2017, la grande e fortunata mostra milanese «Giancarlo Vitali. Time Out» curata dal figlio, il famoso artista Velasco Vitali, e diffusa tra Palazzo Reale, Castello Sforzesco, Museo di Storia Naturale e Casa del Manzoni, qui in collaborazione con Peter Greenaway).

A consentire la nascita del nuovo museo bellanese è stata donazione, da parte della famiglia, di un patrimonio di opere di questo artista autodidatta, lungamente appartato, scoperto a oltre 50 anni nel 1983 da Giovanni Testori, quando vide la riproduzione di una sua opera e si innamorò della sua pittura densa e carnale e della sua maestria grafica, diventandone poi amico e segnando la sua fortuna. I famigliari hanno donato al Comune di Bellano e all’Associazione ArchiViVitali un gran numero di opere, tra cui l’intero corpus incisorio (560 fogli): il museo, nato anche grazie al contributo di Fondazione Cariplo, espone cento dipinti in quattro sale tematiche, la prima delle quali, caratterizzata da una parete di alluminio riflettente, racconta il mondo di Giancarlo Vitali e dei suoi affetti attraverso ritratti dei suoi cari e autoritratti, mentre nella seconda, esposte su una struttura circolare, vanno in scena le struggenti nature morte di fiori secchi e di animali, oltre alle scene della vita di Bellano, vero «teatro vivente» della sua vita, dalle bande musicali ai cortei, ai concerti. Di qui si esce nel giardino del palazzo, dove un murale ispirato a un dipinto di Giancarlo Vitali rende omaggio all’ultimo suo abitante, Agostino Lorla, personaggio eccentrico e solitario, collezionista di uccelli esotici, di pesci e di piante rare, da lui importate dal mondo. Rientrando, il corridoio presenta una parata dei suggestivi dipinti di girasoli secchi di Vitali, vere vanitas, al pari dei corpi squartati di animali pronti a finire sulle nostre tavole, dominati dall’imponente «Toro squartato IV», 1984. L’ultima sala, con opere dagli anni ’80 ai 2000, segna il congedo dell’artista, alluso da altre nature morte e da scene di banchetti consumati, evidente metafora della vecchiaia.

Giancarlo Vitali, «Toro squartato», 1984

Ada Masoero, 29 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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