Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Panoramica della sezione delle Americhe nella rinnovata ala Rockefeller del Met

Photo: di Brigit Beyer. Courtesy Met

Image

Panoramica della sezione delle Americhe nella rinnovata ala Rockefeller del Met

Photo: di Brigit Beyer. Courtesy Met

La nuova Rockefeller Wing del Metropolitan: «Un luogo di empatia»

Chiusa nel 2021, riapre domani al museo di New York una delle collezioni di antropologia più importanti al mondo: 1.850 reperti di arte dell'Africa, dell'Oceania e delle Americhe, allestiti su 3.700 metri quadrati da Why Architecture

Il 31 maggio il Met, Metropolitan Museum of Art di New York riapre la Rockefeller Wing, la sezione del museo dedicata all'arte dell'Africa, dell'Oceania e delle Americhe, che era stata chiusa nel 2021 proprio per la ristrutturazione. In questa parte del museo, che, per la qualità delle opere e il complesso delle ricerche condotte a partire dalle opere stesse è uno dei più importanti musei di antropologia del mondo, sono esposti circa 1.850 reperti, tra i quali anche quelli acquisiti dal museo durante i lavori. La ristrutturazione e il nuovo allestimento dei 3.700 metri quadrati delle sale sono stati affidati alla WHY Architecture, che ha collaborato con lo studio di architettura Beyer, Blinder, Belle Architects Llp e con il dipartimento di Design del Met.

Commentando il lavoro realizzato, Kulapat Yantrasast, fondatore e direttore creativo di Why Architecture, ha dichiarato: «La Rockefeller Wing ribadisce la convinzione di Why che i musei siano veri e propri luoghi di empatia, con spazi in cui i visitatori provenienti da molti luoghi diversi possono incontrare e apprezzare le opere d'arte di altre culture del mondo. Attraverso il nostro progetto con il Met, speriamo di evidenziare la diversità e l’importanza di queste ricche collezioni, fornendo al contempo un senso di accoglienza e di memoria. Ci auguriamo che i visitatori si ricordino di ciò che sperimentano e del luogo in cui ciò avviene». Per festeggiare la riapertura nel pomeriggio del 31 maggio è programmata una ricca serie di eventi e un festival di musica dal vivo con tre bande provenienti dai tre continenti a cui è dedicata questa parte del museo.

Il nuovo percorso espositivo vuole offrire al visitatore un’esperienza unica, con un design che rende omaggio ai «linguaggi architettonici» delle diverse regioni dell'Africa, dell'Oceania e delle Americhe e che punta a presentare i reperti, esposti in vetrine realizzate dalla società italiana Goppion, utilizzando le nuove tecnologie. Ovviamente, si è anche voluto che le nuove gallerie non rappresentino un elemento di rottura rispetto al resto del museo ma continuino invece a dialogare con le altre sezioni. Una preziosa novità della nuova Rockefeller Wing è costituita dalle vetrate inclinate che filtrano la luce che penetra dalla parete Sud, affacciata verso Central Park. Parallelamente una speciale luce ad hoc consente di ammirare i tessuti delle culture dell’antico Perù senza comprometterne i colori e i materiali.

Coerentemente con l’interesse del Met per le ricerche scientifiche a carattere antropologico e archeologico, tutti i pannelli esplicativi e le didascalie sono stati aggiornati con la collaborazione di esperti e ricercatori internazionali, perché si sono voluti presentare i risultati delle ultime ricerche, cercando in particolare di offrire ai visitatori una contestualizzazione adeguata e approfondita dei reperti esposti. Max Hollein, direttore e ad del Met, ha dichiarato che la completa ristrutturazione della Rockefeller Wing «riflette lo strenuo impegno e la profonda competenza del Met nella tutela e nella comprensione delle opere del museo. Unendo il nostro approccio collaborativo e comunitario nella cura di queste collezioni, la trasformazione delle gallerie di questa parte del museo ci consente di promuovere ulteriormente la comprensione e la contestualizzazione di molte delle culture più significative del mondo».

Al nuovo allestimento hanno partecipato non solo i curatori del Met e i loro collaboratori, ma anche una serie di artisti e specialisti dei tre continenti col fine di far capire le opere esposte e le culture da cui provengono. Da questo punto di vista, è particolarmente significativa la sezione dell’Africa, dove accanto alle opere del XII secolo si presenta un quadro di grandi dimensioni di un artista contemporaneo del Mali, Abdoulaye Konaté. Parallelamente, lungo il percorso sono inseriti diversi filmati che cercano di presentare «i punti di riferimento culturali distintivi dell'Africa» e che sono stati realizzati con la partecipazione della regista etiope-americana Sosena Solomon. In questo nuovo contesto, in ogni caso, continuano a dominare la scena i capolavori del Met. Nelle gallerie dell’Africa (e qui è bene precisare che nei testi del Met e, coerentemente, in questo articolo, quando si parla dell’Africa si fa riferimento solo all’Africa subsharaiana) tra le circa 500 opere esposte brillano due reperti straordinari. Il primo è un reliquiario Fang (XIX-inizio XX secolo), che raffigura una donna stante con le gambe leggermente piegate. Il secondo è una grande scultura Dogon (XIV-XVII secolo), che rappresenta un uomo impegnato in un rituale con le braccia alzate. 

Nelle gallerie dell’Americhe sono esposte circa 700 opere delle principali culture preispaniche. Tra questi reperti è doveroso segnalare due orecchini in oro Moche (100-850 d.C.) con un disco in cui piccoli frammenti di crisocolla, sodalite e conchiglia raffigurano una divinità che corre. E a proposito di questi reperti è bene ricordare che fanno parte di una tipologia di cui nel mondo esistono solo quattro esemplari e che sono gli orecchini più belli di tutto l’antico Perù. Oltre a questi orecchini, nelle gallerie dedicate alle Americhe emerge anche una maschera in giadeite della cultura olmeca (900-400 a.C.), che è un po’ la «madre» delle antiche culture della Mesoamerica. Nelle gallerie dell’Oceania, infine, tra le circa 650 opere esposte è possibile ammirare un pendente Maori (XIX secolo) e un importante «costume maschera» Asmat della metà del XX secolo.

Panoramica della sezione dell’Africa nella rinnovata ala Rockefeller del Met. Photo: di Brigit Beyer. Courtesy Met

Panoramica della sezione dell’Oceania nella rinnovata ala Rockefeller del Met. Photo: di Brigit Beyer. Courtesy Met

Antonio Aimi, 30 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Chiusa dal 2021 per lavori, l’ala riservata all’arte dell’Africa, dell’Oceania e delle Americhe sarà nuovamente accessibile dal 31 maggio. La sua apertura nel 1982 fu un capitolo chiave nella storia dell’arte mondiale. «Nel corso dei millenni, le tradizioni artistiche indigene sono emerse, sono fiorite e si sono evolute anche dopo l’invasione europea», spiega la curatrice Joanne Pillsbury

Serve un cambio di rotta per far tornare i visitatori nel più importante museo italiano di antropologia all’Eur, dove opere di arte contemporanea, nella sezione della Preistoria, penalizzano le collezioni anziché valorizzarle

Nel sito di cultura Marañón, dove la pianta era considerata sacra e associata alle donne e alla luna, l’archeologo Quirino Olivera ha trovato rarissime sculture che ne raffigurano i frutti

Aperta alle Scuderie la mostra che celebra 150 anni di relazioni diplomatiche tra Italia e Messico: in rassegna fischietti e flauti e altri strumenti sonori e rituali

La nuova Rockefeller Wing del Metropolitan: «Un luogo di empatia» | Antonio Aimi

La nuova Rockefeller Wing del Metropolitan: «Un luogo di empatia» | Antonio Aimi