Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliFino a quel momento genericamente catalogata come arte barbarica, il concetto di manifattura longobarda e la relativa specializzazione archeologica si chiariscono a fine ’800 in occasione di alcuni studi piemontesi intorno a ritrovamenti nella zona di Moncalieri, a Testona. È così che finalmente trovano definizione anche i corredi principeschi rinvenuti nella provincia di Trento, a Civezzano, tra il 1885 e l’inizio del ’900. In piena epoca irredentista, in territorio austroungarico, quei corredi «barbarici» finiscono poi al Ferdinandeum di Innsbruck e al Kunsthistorisches di Vienna.
Una storia complessa che viene rivissuta, con tutto il suo apparato emotivo legato al senso di questa scoperta, nella mostra «Con spada e croce. Longobardi a Civezzano», allestita nel Castello del Buonconsiglio fino al 20 ottobre, in occasione delle celebrazioni per i cento anni del museo. «Proprio cento anni fa, al momento dell’istituzione del museo, i reperti finiti a Vienna facevano ritorno a Trento grazie a una storia di rivendicazioni, a un monument man, Roberto Segre, che stilò una lista dei beni trasferiti, e sottratti talvolta anche illegalmente, e all’intervento decisivo di Giuseppe Gerola, divenuto poi primo direttore del nascente Museo Nazionale, che ottenne la restituzione delle opere d’arte e di archeologia, secondo gli accordi postbellici non ancora onorati». A spiegarlo è Annamaria Azzolini, curatrice della mostra insieme a Wolfgang Sölder e Veronica Barbacovi. E per la prima volta i corredi principeschi di Civezzano tornano a unirsi al Buonconsiglio nella prima mostra trentina dedicata all’arte longobarda realizzata in collaborazione con il Ferdinandeum.
Una mostra a cui contribuiscono anche la Soprintendenza di Trento e i Musei Reali di Torino con il prestito di reperti originari di Testona. «Sono stati proprio questi reperti, prosegue Azzolini, provenienti da una vasta necropoli scoperta nel 1878, e gli studi che ne sono seguiti, a permettere di identificare i primi ritrovamenti di Civezzano per similitudine come longobardi, perché, proprio in Piemonte, erano state identificate le caratteristiche dell’arte “barbarica”. Una storia di studi quella trentina in controtendenza rispetto all’uso politico che fino a quel momento si era fatto dei ritrovamenti archeologici che avessero a che fare con la cultura e l’area germanica». «È una mostra che riscrive la storia dei Longobardi in Trentino», afferma Laura Dal Prà, direttrice del Castello del Buonconsiglio. «Una storia perlopiù inedita, conclude Azzolini, e per certi aspetti poco nota che porta alla luce una serie di novità, grazie anche alla collaborazione con l’Università di Trento, sull’arrivo delle popolazioni longobarde in Trentino, anticipato rispetto a quanto fino qui si credeva».
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