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Il Ministero della Cultura ha festeggiato 50 anni il 14 dicembre, lo stesso giorno in cui nel 1974, sotto il Governo Moro, fu fondato da Giovanni Spadolini con la dicitura di Ministero per i beni culturali e ambientali. Da subito lo scopo è stato quello di conservare e valorizzare l’immenso patrimonio culturale e artistico che fa dell’Italia uno dei Paesi più ricchi del mondo. Ventinove ministri si sono succeduti nel suo mezzo secolo di storia. Il Ministero ha festeggiato la ricorrenza con un logo celebrativo con Apollo e Dafne, tratto dal gruppo scultoreo realizzato da Gian Lorenzo Bernini ed esposto alla Galleria Borghese di Roma, e un apposito video dedicato.
Subiaco è la Capitale italiana del Libro 2025
Riportiamo di seguito la motivazione pronunciata dal ministro Alessandro Giuli al momento della proclamazione: «Il progetto presentato da Subiaco offre un ventaglio accurato di proposte tutte volte alla valorizzazione e alla diffusione del progetto libro, partendo dal rilancio e dal restauro del grande patrimonio bibliotecario custodito nel suo territorio, fino ad arrivare all'utilizzo delle nuove risorse tecnologiche che permetteranno alle nuove generazioni di approcciarsi con metodi a loro più consoni a un mondo culturale - considerato per lo più polveroso e antico - che può invece offrire loro molti stimoli e sorprese. Ma non è solo questo il focus del progetto. Unendo passato e presente, si potrà assistere alla realizzazione del primo libro stampato in Italia, proprio a Subiaco, nel 1465 di cui si è perso l'originale, permettendo di ricostruire materialmente la prima tipografia a caratteri mobili italiana. Tante le iniziative intese a far scoprire, tutelare e valorizzare le tante ricchezze artistiche e architettoniche del territorio, a partire da visite guidate nei musei con supporti audiovisivi innovativi tipo WhatsArt, spettacoli teatrali, interazioni tra biblioteche, libri “parlati” nelle piazze, coinvolgendo insegnanti e allievi delle scuole locali. Tutto questo nell'importante intento di far conoscere il lungo viaggio fatto dal libro nei secoli alle nuove generazioni, unendo passato e futuro in modo interattivo e attrattivo per tutti. Solo la conoscenza del passato, infatti, ci può illuminare in una nuova visione della cultura come forma di resistenza dell'umanità».
Domus Aurea, riaperto il settore occidentale
Il 13 dicembre è stato inaugurato il nuovo ingresso della Domus Aurea ed è anche stato riaperto il settore occidentale della residenza neroniana, dopo anni di chiusura per la messa in sicurezza e il miglioramento della fruizione del monumento. L’apertura del nuovo ingresso amplia il percorso di visita attraverso gli ambienti del palazzo neroniano partendo adesso dal settore occidentale, per culminare nel complesso radiale della Sala Ottagona. Costruita da Nerone dopo l’incendio di Roma del 64 d.C. «Progettata dagli architetti Severus e Celer e decorata dal pittore Fabullus, la reggia era costituita da una serie di edifici separati da giardini, boschi e vigne e da un lago artificiale nella valle dove oggi sorge il Colosseo. Le parti oggi visitabili sono quelle sul colle Oppio: ambienti probabilmente destinati a feste e banchetti», ricordano dal Parco Archeologico del Colosseo di cui la Domus Aurea fa parte.
Nel Palazzo della Minerva si celebra San Francesco
È stata inaugurata l’11 dicembre e resta visibile fino al 2 marzo la mostra «San Francesco, tra Cimabue e Perugino. Nel Giubileo con il Cantico delle Creature». L’esposizione si inaugura nella chiusura dell’ottavo centenario delle Stimmate di San Francesco (2024), all’inizio dell’Anno Giubilare (2025) e in concomitanza con l’ottavo centenario del Cantico delle Creature (2025). Ècurata da Costantino D’Orazio (direttore dei Musei Nazionali di Perugia – Direzione regionale Musei Nazionali Umbria) e da Veruska Picchiarelli (responsabile del Dipartimento di Arte medioevale e della prima età moderna della Galleria Nazionale dell’Umbria): «L’obiettivo principale è di raccontare, in forma sintetica ma efficace, un ideale percorso di sviluppo dell’iconografia di San Francesco di Assisi, tra Medioevo e Rinascimento, esaltando il suo ruolo nell’ambito della definizione dell’identità nazionale italiana», spiegano dal MiC. Esposti oggetti sacri e oggetti sacri e opere di alcuni tra i maggiori pittori del Medioevo e del Rinascimento, da Perugino a Benozzo Gozzoli, Taddeo di Bartolo, Niccolò di Liberatore.
Due tavole di Colantonio nel Museo di Capodimonte
Due preziose tavole raffiguranti i beati francescani Morico e Leone realizzate da Colantonio, tra i maggiori artisti del ’400 napoletano, “maestro” di Antonello da Messina, entrano nelle collezioni del Museo e Real Bosco di Capodimonte grazie all’acquisizione da parte del MiC-Direzione generale architettura, belle arti e paesaggio. Provengono dall’imponente polittico della Chiesa di San Lorenzo Maggiore a Napoli, smembrato nel 1639, quando «il dipinto di San Girolamo venne trasferito nella sacrestia di San Lorenzo, mentre il San Francesco fu utilizzato come pala d’altare per il barocco Cappellone, nel transetto destro della chiesa. Nel periodo napoleonico, con la soppressione degli ordini monastici, il San Girolamo fu musealizzato (1808), raggiunto solo nel 1922 dal San Francesco, inventariato nelle collezioni di Capodimonte nel 1930. Le piccole tavole con i beati francescani avevano preso intanto la via del collezionismo privato. Le altre otto tavolette, delle dieci identificate, sono ad oggi tutte in collezioni private: nella Collezione Cini di Venezia i Beati Pietro, Galbazio, Silvestro, Raniero e Maffeo), il Beato Egidio a Firenze nella Fondazione Longhi, il Beato Giovanni a Bologna al Museo Morandi, il Beato Leonardo a New York in una collezione privata», ricordano dal museo. Il Direttore del Museo e real Bosco di Capodimonte, Eike Schmidt, ringrazia «il Ministero della Cultura, per questa importante acquisizione che ha l’obiettivo di ricomporre a Capodimonte, per quanto possibile, la pala d’altare di San Lorenzo Maggiore opera del napoletano Colantonio, un protagonista assoluto della pittura al tempo di Renato d’Angiò (1438-42) e di Alfonso il Magnanimo (1442-58). È nostra intenzione valorizzare sempre più l’arte del ’400 meridionale, quando corti dal respiro europeo, prima la francese angioina e poi la spagnola aragonese, fecero incontrare il Rinascimento fiammingo con quello centro italiano, la Provenza e la Borgogna con la Spagna, creando da Napoli una unità culturale mediterranea».
Palazzo Grimani celebra la natura
È visibile nel Museo di Palazzo Grimani a Venezia dal 15 dicembre all’11 maggio la mostra «A Cabinet of Wonders. A Celebration of Art in Nature», prodotta dal Ministero della Cultura, dalla George Loudon Collection e da Venetian Heritage, curata da Thierry Morel.«L’esposizione presenta una selezione unica di reperti scientifici del XIX secolo della George Loudon Collection, ripensati in veste di straordinaria installazione artistica. Nella prima parte della mostra questi oggetti sono accompagnati da una varietà di tesori evocativi delle Wunderkammern del XVII secolo, tra cui reperti rari, curiosità naturali, dipinti, bronzi, antichità e capolavori delle arti decorative. Tra i punti salienti dell’esposizione pezzi provenienti da importanti istituzioni internazionali, come il MAK – Museum für angewandte Kunst di Vienna e istituzioni veneziane come la Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro o la Scuola Grande di San Rocco. Ad arricchire ulteriormente l’esperienza visiva, ci saranno arredi e opere d'arte provenienti da rinomate collezioni private europee, capaci di creare un ponte tra epoche e prospettive. Tra i contributi più significativi ci saranno capolavori mai esposti prima, tra cui i lavori di icone veneziane come Tiziano, Veronese e Tintoretto, accompagnati dai dipinti di Sebastiano del Piombo, Jan Brueghel il Vecchio e Giambologna. Questi tesori tessono una trama complessa, celebrando il legame indelebile tra arte, natura e lo spirito eterno della scoperta», spiegano dal museo.
Un anno di «Dicolab. Cultura al digitale»
Compie un anno il progetto digitale realizzato dalla Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali dall’Unione Europea - Next Generation EU nell’ambito del Pnrr Cultura 4.0 (iniziativa M1C3|1.1.6 Formazione e miglioramento delle competenze digitali). Sono già state rilasciati oltre 25.000 open badge ai professionisti del patrimonio culturale e si procede verso il target europeo di 30.000 unità formative entro dicembre 2025. «La missione è fornire a tutti gli operatori del settore, pubblico e privato, le competenze chiave per guidare e gestire la trasformazione digitale. Un investimento di 20 milioni di euro con un programma formativo di life-long learning, che a giugno 2026 avrà coinvolto oltre 300 docenti impegnati in più di 400 ore formative per un catalogo di oltre 150 corsi online. Il progetto è di importanza strategica e tiene conto della complessità del settore culturale italiano includendo tra i propri destinatari sia i professionisti della cultura che le organizzazioni, da quelle che hanno avviato da tempo processi di digitalizzazione, a quelle che si sono avvicinate a questi temi solo dopo la pandemia», spiegano dal MiC. Iscrivendosi alla piattaforma (fad.fondazionescuolapatrimonio.it) si accede gratuitamente all’intera offerta formativa. Sono già più di 70.000 gli iscritti ai corsi. Il 6 dicembre con un convegno internazionale all’Auditorium della Biblioteca Nazionale di Roma è stato infine presentato «Digital MAB», la linea del programma Dicolab finalizzata alla convergenza digitale tra Musei, Archivi e Biblioteche.
Inaugurata la mostra di Gabriele Basilico a Roma
È stata inaugurata l’11 dicembre a Palazzo Altemps a Roma la mostra «Gabriele Basilico. Roma», curata da Matteo Balduzzi e Giovanna Calvenzi, visibile fino al 23 febbraio e promossa dalla Direzione generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, in collaborazione con il Museo Nazionale Romano, il MUFOCO - Museo di Fotografia Contemporanea e l’Archivio Basilico. La mostra, che celebra l’80mo anniversario della nascita del maestro della fotografia (1944-2013), ne ripercorre la ricerca attraverso un’inedita selezione di scatti tutti dedicati a Roma. Circa 250 le immagi i esposte, datate dagli anni Settanta al Duemila. «Il tema del paesaggio antropizzato, dello sviluppo e delle stratificazioni storiche delle città, dei margini e delle periferie in continua trasformazione sono stati da sempre il principale motore della sua ricerca. La mostra analizza questi temi mettendo a confronto le opere realizzate nelle numerose città ritratte, tra le quali Beirut, Milano, Roma, Palermo, Napoli, Barcellona, Madrid, Lisbona, Parigi, Berlino, Buenos Aires, Gerusalemme, Londra, Boston, Tel Aviv, Istanbul, Rio de Janeiro, San Francisco, New York, Shanghai, accostate secondo analogie e differenze, assonanze e dissonanze, punti di vista diversi nel modo di interpretare e di mettere in relazione lo spazio costruito», spiegano dal museo.
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