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Neri di Bicci, «Madonna della Misericordia e santi», 1457, Arezzo, Museo Nazionale d’Arte medievale e moderna (particolare)

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Neri di Bicci, «Madonna della Misericordia e santi», 1457, Arezzo, Museo Nazionale d’Arte medievale e moderna (particolare)

La storia del restauro in un Neri di Bicci

Il Museo Nazionale d’Arte medievale e moderna di Arezzo ha restaurato, e riallestito in una macchina d’altare moderna, la «Madonna della Misericordia e santi» dalla travagliata vicenda conservativa

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Laura Lombardi

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Al Museo Nazionale d’Arte medievale e moderna di Arezzo la direttrice Luisa Berretti, la restauratrice Rossella Cavigli e Ilaria Marcelli, direttrice dell’Archivio di Stato di Arezzo, hanno restaurato un nuovo allestimento per il dipinto di Neri di Bicci raffigurante la «Madonna della Misericordia e santi». Commissionata all’artista nel marzo del 1457 (1456 secondo il calendario fiorentino) dal cittadino aretino Michelangelo Asterelli per la Chiesa di Santa Maria delle Grazie (la cui fondazione è ricordata nelle storie della predella), la tavola risale all’attività giovanile di Neri di Bicci, ancora legato agli stilemi del padre Bicci di Lorenzo ed è confrontabile stilisticamente col trittico de l’«Ascensione» della Galleria dell’Accademia di Firenze e alla pala del Museo Diocesano di San Miniato al Tedesco, datata 1452.

La storia del dipinto è assai travagliata: gravemente danneggiato dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale, tanto da essere ridotto in pezzi poi riassemblati, è stato sottoposto a restauro già nel dopoguerra, ma non si conserva memoria del restauratore di allora. Dal 1972 al 1976 è invece Carlo Guido a intervenire sul dipinto che, a causa dei danni subìti, presenta forti problemi di stabilità; il restauro si protrae per molti anni e Anna Maria Maetzke, storica dell’arte destinata poi a divenire soprintendente di Arezzo, sceglie di far applicare una tela sulla grande lacuna lungo il fianco della tavola per ovviare all’effetto grezzo del legno mentre l’ala dell’angelo è trattata con tinta «neutra».

Nel 1988 c’è un nuovo intervento di Guido; dal 1993 al 1995 vengono restaurate tavola e predella, integrata sulla base della foto storica (vi lavorano Rossella Cavigli, Daniela Galoppi, Alessandra Gorgoni, sotto la direzione di Laura Speranza, con soprintendente Anna Maria Maetzke). La stessa Maetzke opta per la rimozione della tela nella lacuna verticale sulla tavola, a destra, che viene riportata a legno.

Con l’ultimo restauro, avviato nel 2024 e appena ultimato, la lacuna è stata reintegrata a selezione cromatica, grazie al confronto con foto storiche dell’opera, per consentire una miglior lettura dell’insieme, pur lasciando evidente la parte di pittura originale perduta. La tavola di Neri di Bicci è quindi istruttiva della storia della conservazione e delle diverse soluzioni adottate nel tempo, specie quando, superando la concezione del restauro inteso come totale rifacimento, si preferisce, nella seconda metà del Novecento, non cancellare la vita dell’opera, comprensiva dei mutamenti subìti: un concetto enunciato, tra l’altro, nella Teoria del restauro di Cesare Brandi.

Da sottolineare inoltre la scelta di Berretti e Caviglia di eliminare la separazione fra tavola e predella e di ricostituire le dimensioni della macchina d’altare con le misure (4 braccia e mezzo per 4) indicate da Neri di Bicci nelle Ricordanze. Riunita dunque la pala alla sua predella e tolta la cornicina degli anni Settanta, sono stati riproposti gli elementi descritti che componevano quella originale, con forme più semplificate. Per la cornice (realizzata da Andrea Pettinari e Marco Santi, sostenuta dal finanziamento ricevuto dal Diözesanmuseum di Freising, in cambio di un prestito per una mostra) si è optato per una colorazione intonata al resto degli allestimenti in museo, estesa anche al basamento.

Sulla stessa base posa anche la «Madonna col Bambino in trono tra i santi Columato e Gaudenzio» di Lorentino di Andrea (1482 ca) proveniente anch’essa dalla Chiesa di santa Maria delle Grazie. La chiesa era stata fondata sul luogo in cui un tempo era la Fonte Tecta distrutta da san Bernardino da Siena perché pagana, che figura infatti nelle predella di Neri di Bicci e in quella di Lorentino d’Andrea.

Neri di Bicci, «Madonna della Misericordia e santi», Arezzo, Museo Nazionale d’Arte medievale e moderna

Laura Lombardi, 30 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

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