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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliGino Severini vedeva nella danza una manifestazione di energia che si integrava perfettamente con i temi del movimento, della velocità e del progresso che ha accompagnato gli albori del XX secolo. Le linee fluide e dinamiche attraverso cui il Futurismo ha rappresentato la modernità, celebrando la tecnologia, le macchine e le metropoli come i simboli di un mondo in rapido cambiamento, hanno dato voce nelle figure danzanti di Severini a una dimensione più istintiva e vitale, a un movimento drammatico e dinamico legato agli impulsi con cui il corpo risponde al ritmo della musica.
Nato a Cortona nel 1883, amico di Balla, Boccioni, Carrà, Braque, Modigliani, Picasso e Seraut, Severini si trasferisce a Parigi nel 1906, dove sviluppa la sua passione per la danza e i cabaret parigini, e una pittura sospesa tra Futurismo e Cubismo psichico. Tra i soggetti ricorrenti dei suoi lavori ballerini e figure danzanti immersi in coreografie moderne, eco della forza pulsante e magnetica della grande metropoli. Queste atmosfere travolgenti, con un mix incontrollato di movimento, ritmo e rumore, catturano immediatamente l’immaginazione dell’artista e appassionato ballerino, assiduo frequentatore dei nightclub più in voga nella Ville Lumière. «Erano feste carnevalesche con carrozze piene di belle donne mascherate, con piogge di coriandoli, stelle filanti multicolori, ecc. Un’atmosfera di totale frenesia, senza dubbio animata da grandi quantità di champagne», scrive l’artista nella sua autobiografia.
Sintesi emblematica di questo periodo è la «Danseuse», dipinta da Severini nell’inverno del 1915-1916, quando inizia a sperimentare la fusione tra il linguaggio futurista e cubista. All’asta da Christie’s con una stima di 1,5-2,5 milioni di dollari, nella vendita «20th Century Evening Sale» del 12 maggio, l’olio e paillettes su tela (92,2x73 cm), firmato in basso a destra, si distacca dalla dissoluzione della forma che aveva caratterizzato le sue più recenti astrazioni, per riporta la figura al centro della composizione. «La forma della ballerina è costruita con una serie di piani semi-astratti intrecciati e con una tavolozza brillante che illumina e colora l’intera superficie del quadro, catturando l’essenza dell’energia emanata dalla ballerina durante l’esibizione. I toni vibranti compenetrano in una nuova texture, cui si aggiungono il motivo floreale dell’abito e le piccole paillettes al centro della tela legate in un sinuoso disegno curvilineo», spiegano dalla casa d’aste.
Con la volontà di rappresentare e trasmettere la joie de vivre che animava le sue esperienze nella Parigi dell’epoca, Severini tenta di catturare l’impressione del momento: «Un quadro non sarà più la riproduzione fedele di una scena, racchiusa in una cornice, ma la realizzazione di una visione complessa della vita o delle cose che vivono nello spazio» scrive la studiosa Simonetta Fraquelli. Esposta a New York nel 1917 nella galleria 291 di Alfred Stieglitz, «Danseuse» faceva parte di un gruppo di opere recenti selezionate da Severini per quella mostra e in quella stessa occasione quasi tutte vendute. La «Danseuse» fu acquistata da John Quinn, uno dei principali collezionisti e promotori dell’arte moderna in America nei primi decenni del XX secolo, che negli anni ’20 possedeva la più grande collezione al mondo di opere moderne europee. Il dipinto entrò poi nella collezione di Arthur B. Spingarn, avvocato newyorkese e figura chiave nella lotta per i diritti civili degli afroamericani, che acquistò la «Danseuse» insieme a «Seated Woman» di Raymond Duchamp-Villon, nella vendita immobiliare di Quinn nel 1927.
In anni più recenti l’opera è stata esposta nella «Summer Loan Exhibition» al Metropolitan Museum of Art di New York nel 1979 e nella mostra «Severini futurista: 1912-1917» al Kimbell Art Museum di Fort Worth nel 1995-1996.

Gino Severini attending the opening of his exhibition at the Marlborough Gallery, London, 7 April 1913 © Christie’s

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