All’International Center of Photography (Icp), «We Are Here: Scenes from the Streets» (dal 26 settembre al 6 gennaio 2025), una nuova rassegna dedicata alla fotografia di strada esplora l’evoluzione degli spazi pubblici dagli anni Settanta a oggi, attraverso gli occhi di oltre trenta fotografi. «“We Are Here: Scenes from the Streets” invita il pubblico a confrontarsi con la ricchezza e le complessità della vita moderna, dalle mille sfaccettature, enfatizzando la nostra umanità comune che oltrepassa le divisioni geografiche e culturali», spiega la curatrice Isolde Brielmaier.
Le immagini in mostra valorizzano la capacità della fotografia non solo di catturare cambiamenti sociali, politici e culturali, ma anche di rappresentare l’universalità e la resilienza dell’esperienza umana. Aiuta la selezione variegata di artisti, provenienti dalle Americhe, l’Europa, l’Africa, il Medio Oriente e l’Asia, scelti non per la loro notorietà ma per la capacità di dare voce al non visto e stimolare dialoghi e riflessioni sul nostro ruolo nella società. Il tutto da una posizione privilegiata, quella della strada, dello spazio pubblico e comunitario, uno spazio in cui chiunque può affermare che «siamo qui».
Le diverse tematiche del percorso espositivo offrono una prospettiva che, se non completa, è sicuramente esaustiva. La mostra inizia con una sezione dedicata a New York, culla e bacino della fotografia di strada, di cui ne onora innovatori e pionieri, e continua con una serie di sale dedicate ai temi propri della street photography. Dalla rappresentazione di quartieri e del senso di comunità, si passa alla documentazione dei rapidi cambiamenti dei paesaggi urbani in cui viviamo e con cui interagiamo quotidianamente; dalle immagini dedicate alla moda, all’espressione di sé e all’affermazione della propria identità, ci si muove invece verso la sezione dedicata all’attivismo e alle proteste che, dalla strada, gettano le basi per il cambiamento sociale.
Come afferma Brielmaier, nonostante «il mondo di oggi appaia effimero, queste immagini ci dimostrano che, anche se le circostanze cambiano, l’umanità non va da nessuna parte; le storie delle nostre vite rimarranno».