Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Tra i materiali degli archivi del Centro Mawrid figurano appunti sulla prima Biennale di Sharjah, nel 1993, dell'artista kuwaitiano Khalifa Al Qattan (in alto) e una foto dell'inaugurazione della prima galleria d’arte di Abu Dhabi, la Salwa Zeidan, nel 1994

Courtesy dell’al Mawrid Arab Center for the Study of Art, New York University Abu Dhabi

Image

Tra i materiali degli archivi del Centro Mawrid figurano appunti sulla prima Biennale di Sharjah, nel 1993, dell'artista kuwaitiano Khalifa Al Qattan (in alto) e una foto dell'inaugurazione della prima galleria d’arte di Abu Dhabi, la Salwa Zeidan, nel 1994

Courtesy dell’al Mawrid Arab Center for the Study of Art, New York University Abu Dhabi

La studiosa che vuole salvare la storia dell’arte araba

L’istituzione di Salwa Mikdadi, con sede ad Abu Dhabi, sta digitalizzando e catalogando decine di migliaia di documenti e manufatti

Melissa Gronlund

Leggi i suoi articoli

Mentre l’arte moderna araba è un argomento di sempre maggiore interesse tra curatori e studiosi, le difficoltà di condurre ricerche primarie sugli artisti stanno diventando evidenti. Alcuni archivi e opere d’arte sono inaccessibili a causa dei conflitti, altri materiali sono invece stati trascurati. Le famiglie sono restie a condividere documenti personali. E gran parte della letteratura sull’arte araba del ’900 è, non a caso, in arabo, lingua che molti ricercatori non parlano.

Di queste sfide si occupa l’al Mawrid Arab Center for the Study of Art, istituito nel 2021 presso la New York University Abu Dhabi (Nyuad). Al Mawrid (che significa «il luogo di abbeveraggio») digitalizza gli archivi di artisti e critici arabi, li rende disponibili al pubblico e pubblica traduzioni in inglese di testi arabi chiave.

«Abbiamo davanti a noi un grande compito: colmare il divario nella ricerca archivistica e nella gestione del patrimonio, spiega Salwa Mikdadi, la storica dell’arte palestinese-americana che ha fondato al Mawrid. Per gli studiosi le modalità di accesso a queste fonti sono inique: gli studiosi che vivono nel mondo arabo hanno bisogno di visti per accedere al materiale in Occidente e nel mondo arabo non esiste un centro come l’Archivio d’Arte Americana presso la Smithsonian [a Washington, DC] o luoghi simili in Francia o in Inghilterra che possiedono un archivio di materiali sugli artisti».

 Al Mawrid ad oggi ha digitalizzato più di 45mila documenti e pubblicato numerosi testi e libri. Il materiale d'archivio è stato trovato sotto i letti degli artisti, in scatole di cartone in soffitte o infestate da insetti. Nei casi peggiori, i ricercatori ripuliscono e ricompongono lettere, diari e schizzi. Per assicurarsi che gli archivi fisici rimangano nei Paesi di origine, al Mawrid ha istituito centri di digitalizzazione in città arabe come Il Cairo, Kuwait e Amman, dove riviste, immagini, fotografie e scritti vengono scansionati, sottoposti a backup e inclusi in un database pubblicamente consultabile. Solo nei casi in cui il materiale stesso è a rischio, come in situazioni di instabilità politica, portano il lavoro ad Abu Dhabi.

 «Salwa ha trovato un modo per superare alcune delle riserve che le persone hanno riguardo alla condivisione dei propri archivi di famiglia, sottolinea Sultan Sooud Al Qassemi, la cui Barjeel Art Foundation, con sede a Sharjah, commissiona ricerche accademiche sul modernismo arabo. La famiglia conserva le fotografie e i documenti originali, che hanno sicuramente un valore sentimentale. Lei li prende in prestito per qualche giorno, li scansiona e li restituisce».

L’obiettivo di Mikdadi non è solo quello di condividere il materiale, ma anche di aiutare a collocare la conoscenza in un contesto arabo. La studiosa osserva che molte delle principali vie di accesso all’arte araba moderna, che al Mawrid definisce come 1850-1996, sono motivate da sovrapposizioni con movimenti europei e americani come il Surrealismo. Ma gli aspetti tratti dalla cultura araba sono stati lasciati fuori dal quadro, come l’importante interscambio tra letteratura e arte.

 In Story of Water and Fire, tradotto l’anno scorso da Al Mawrid, la scrittrice May Muzaffar racconta la sua vita con l'artista Rafa Nasiri, appartenente alla seconda generazione di artisti postcoloniali di Baghdad. Il libro traccia un quadro dell’Iraq degli anni Sessanta e Settanta, per poi allargarsi e divenire un resoconto di prima mano dell’invasione statunitense del Paese e dei tentativi della coppia di mantenere la propria identità artistica anche in mezzo alla guerra e all’esilio.

 

Investire nell’istruzione

Da una prospettiva più ampia, il lavoro di al Mawrid riflette gli investimenti nella ricerca e nell’istruzione che i ricchi Stati del Golfo hanno fatto negli ultimi vent’anni. L’Education City di Doha comprende sedi distaccate della Georgetown, della Northwestern e di altre sei università occidentali, mentre Abu Dhabi nel 2006 ha istituito la Sorbonne University Abu Dhabi e nel 2010 la Nyuad. Sono università che offrono programmi completi di quattro anni e accolgono studenti sia internazionali che locali, con programmi di studio che riflettono l’identità regionale.

Ma al Mawrid è anche il lavoro di una vita di Mikdadi, cresciuta a Gerusalemme e in Kuwait da genitori palestinesi. Ha iniziato a collezionare materiale negli anni Ottanta e Novanta, quando ha viaggiato attraverso il mondo arabo per intervistare artisti e documentare il loro lavoro. All’epoca, dice, non c’era alcun interesse internazionale per l’arte araba, figuriamoci per finanziare le sue iniziative. «Ho speso soldi miei, ricorda. A quei tempi non era insolito per molti arabi fare questo tipo di lavoro pro bono. Lo stavamo facendo per il nostro Paese, per condividere la cultura di cui siamo così orgogliosi».

Mikdadi ha raccolto materiale da 455 artisti, tra cui figure importanti come Ismail Shammout dalla Palestina, Fateh Moudarres dalla Siria e Rachid Koraïchi dall’Algeria. Ha anche lavorato per far conoscere gli artisti arabi negli Stati Uniti: nel 1989 ha fondato l’International Council for Women in the Arts (Icwa), che ha prodotto mostre e programmi educativi sull’arte araba (sia maschile che femminile). Alcuni anni dopo ha curato una grande mostra di oltre 70 artiste arabe che dopo una prima tappa al National Museum of Women in the Arts di Washington, DC, è stata allestita in altre tre sedi. Intitolata «Forces of Change» è stata una delle prime mostre negli Stati Uniti dedicate all’arte araba, con artiste come Etel Adnan, Saloua Raouda Choucair e Mona Hatoum.

Mikdadi però ha sempre pensato a un centro come al Mawrid. Dopo essere entrata alla Nyuad nel 2016, ha donato la sua biblioteca alla sua collezione permanente e ora continua il suo lavoro per conto di al Mawrid. Di recente il centro ha annunciato che si sta occupando dell'archivio dell'artista Hussain Sharif, uno dei pionieri del concettualismo negli Emirati Arabi Uniti. E Mikdadi e il team di Mawrid stanno lavorando per digitalizzare ulteriori documenti, basandosi sulla fiducia creatasi grazie al suo lavoro sul campo.

«Salwa merita molto credito, sottolinea Al Qassemi. È davvero una leggenda vivente nel mondo dell'arte araba. Molti di noi la considerano una pioniera».

 

 

Gli articoli negli archivi del Centro Mawrid includono appunti sulla prima Biennale di Sharjah nel 1993 dell'artista kuwaitiano Khalifa Al Qattan (in alto) e una foto dell'inaugurazione della prima galleria d'arte di Abu Dhabi, la Galleria Salwa Zeidan, nel 1994

Per gentile concessione del Centro arabo per lo studio dell'arte al Mawrid, Università di New York Abu Dhabi

 

Salwa Mikdadi: “una leggenda vivente nel mondo dell'arte araba”

Shiji Ulleri Fotografia

Melissa Gronlund, 15 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

La Cuadra San Cristóbal, un complesso alla periferia di Città del Messico, sarà inaugurato a ottobre. Lo scorso mese è stato presentato in anteprima  con un progetto di Marina Abramović 

Come funziona l’Alleanza internazionale che agisce subito per la protezione urgente del patrimonio nelle aree di conflitto. Ha distribuito ai musei otto milioni di dollari quando la Russia ha invaso l’Ucraina

Nell’attesa dell’apertura ufficiale più volte rinviata, il Grand Egyptian Museum presenta ai visitatori i primi allestimenti

Secondo il ministro afghano l’estrazione di rame da parte di un’azienda cinese sarà effettuata sottoterra per evitare danni al patrimonio archeologico della località fiorita lungo la Via della Seta

La studiosa che vuole salvare la storia dell’arte araba | Melissa Gronlund

La studiosa che vuole salvare la storia dell’arte araba | Melissa Gronlund