George Hoyningen-Huene, «Maggy Rouff», 1939 (particolare)

© George Hoyningen-Huene Estate Archives

Image

George Hoyningen-Huene, «Maggy Rouff», 1939 (particolare)

© George Hoyningen-Huene Estate Archives

La surreale classicità delle fotografie di George Hoyningen-Huene

A Milano, Palazzo Reale rende omaggio al fotografo russo, amico di Man Ray e dei surrealisti, che ha segnato un’epoca collaborando con marchi di moda come Chanel, Balenciaga, Schiaparelli e Cartier

Il nuovo anno si apre, a Palazzo Reale, con la mostra «George Hoyningen-Huene. Glamour e Avanguardia», un progetto di Cms.Cultura e Palazzo Reale di Milano, con George Hoyningen-Huene Estate Archives, a cura di Susanna Brown (già presentata al Victoria & Albert Museum di Londra; catalogo Thames & Hudson), che dal 21 gennaio al 18 maggio espone oltre 100 fotografie di questa figura di esteta raffinato e colto, definito da Richard Avedon «un genio, il maestro di tutti noi» che tuttavia, pur avendo avuto un ruolo di grande peso nella storia della fotografia di moda, non è ancora conosciuto come meriterebbe. 

Nato nel 1900 a San Pietroburgo, figlio di un barone estone e di un’americana, fuggito con la famiglia dalla Russia rivoluzionaria prima a Londra poi, nel 1920, a Parigi, il giovane Hoyningen-Huene entrò subito a far parte degli ambienti dell’avanguardia, amico di Man Ray (con cui lavorò) e, presto, della cerchia dei surrealisti, da Salvador Dalí e Pablo Picasso a Paul Éluard, Jean Cocteau e Lee Miller, diventando poi capo fotografo di «Vogue France», richiestissimo da Chanel, Balenciaga, Schiaparelli e Cartier.

Una frequentazione, quella con i surrealisti, che insieme all’amore per la classicità segnerà in profondità il suo immaginario. Morendo (nel 1968, a Los Angeles) lasciò il suo archivio in eredità al compagno Horst P. Horst, celebre fotografo di moda anch’egli, «che negli anni ’80, spiega la curatrice, a partire dai suoi negativi, iniziò a realizzare stampe al platino-palladio per musei e collezionisti. La mostra presenta molte delle stampe realizzate sotto la guida di Horst, insieme a nuove stampe al platino-palladio create dal 2020 (quando l’archivio fu acquisito da Tommy e Åsa Rönngren e spostato a Stoccolma, Ndr) negli archivi della George Hoyningen-Huene Estate». 

Dieci le sezioni in cui si articola la mostra: ci s’imbatte nella documentazione della Parigi anni ’20, con i mitici «Ballets Russes» di Diaghilev o Joséphine Baker che danza a ritmo di jazz, poi in «Costumi», con l’iconica immagine «The Divers», 1930, che ritrae Horst P. Horst e Lee Miller di spalle di fronte al mare, e nelle fotografie dei suoi viaggi esotici, in Tunisia, Algeria, Egitto, Grecia, Messico, pubblicate in cinque libri. Centrale il capitolo sull’ispirazione classica, che conferisce ai suoi scatti una mitica atemporalità, così come quello sul Surrealismo, con un’attenzione speciale, qui, alle griffe di Elsa Schiaparelli, audace e sperimentale, e di Coco Chanel, lei sobria e modernissima. 

Ci sono poi le «Star e Modelle» da lui consacrate, come Agneta Fischer e Lee Miller, e i corpi maschili, modellati dalla luce con stupefacente sapienza. Dopo un decennio a New York, ad «Harper’s Bazaar», dal 1946 si trasferirà a Hollywood, diventando il ritrattista del Gotha del cinema: Ingrid Bergman, Charlie Chaplin, Greta Garbo, Ava Gardner, Katharine Hepburn e molti altri ancora. E, in chiusura, la sezione «La moda di Harper’s Bazaar», che ribadisce l’impatto delle sue sperimentazioni sulla fotografia di moda.

George Hoyningen-Huene, «Lee Miller and Agneta Fischer», 1932. © George Hoyningen-Huene Estate Archives

Ada Masoero, 16 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

La surreale classicità delle fotografie di George Hoyningen-Huene | Ada Masoero

La surreale classicità delle fotografie di George Hoyningen-Huene | Ada Masoero