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Valutare Frieze sarà complicato

Foto di Casey Kelbaugh, per gentile concessione di Frieze e CKA

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Valutare Frieze sarà complicato

Foto di Casey Kelbaugh, per gentile concessione di Frieze e CKA

La vendita di Frieze: tutt’altro che una passeggiata

La potenziale cessione della fiera solleva più di un interrogativo su come valutare un brand d’arte prestigioso e unico

Tim Schneider

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Con gli alti e bassi del 2024 ormai alle spalle per il settore delle fiere d’arte, l’attenzione torna all’edizione di Frieze Los Angeles in programma tra il 20 e il 23 febbraio. Tuttavia, per il brand, l’interesse principale riguarda ciò che accadrà a livello societario. L’azienda a cui Frieze fa capo, la società Endeavor che si occupa di sport e intrattenimento, ad aprile aveva infatti annunciato di aver stipulato un accordo per una cessione completa al colosso del private equity Silver Lake, con una valutazione di 13 miliardi di dollari. Sei mesi dopo, Endeavor ha reso noto che, come anticipo di questa operazione più ampia, stava esplorando la vendita di alcuni asset legati a eventi dal vivo presenti nel suo portafoglio, tra cui Frieze, definita nel comunicato stampa «la piattaforma leader mondiale per l’arte moderna e contemporanea» (Endeavor e Frieze hanno dichiarato che non rilasceranno commenti in merito «a meno che e fino a quando non si ritenga necessario o opportuno fornire ulteriori informazioni).

L’offerta migliore

Le aste di novembre a New York e la spettacolare settimana dell’arte di dicembre a Miami hanno in parte offuscato gli sviluppi della vicenda. Il 7 novembre Bloomberg ha scritto che Ari Emanuel, amministratore delegato di Endeavor, aveva informato il cda della società della sua intenzione di presentare un’offerta per acquistare Frieze, oltre ai tornei di tennis di Miami e Madrid, avendo già raccolto 100 milioni di dollari da una serie di investitori. Bloomberg ha anche dichiarato che la dirigenza di Endeavor chiariva che non intendeva favorire in alcun modo Emanuel e che avrebbe venduto al miglior offerente (in effetti, da più parti sarebbe emerso interesse per i tre asset, ma Endeavor ha rifiutato di rilasciare commenti sulla questione). Seguendo la procedura standard per fusioni e acquisizioni, Endeavor ha incaricato una banca d’investimento, la Raine Group, con sede a New York, di alimentare tra i suoi clienti l’interesse per Frieze e i tornei di tennis, e il passo successivo dovrebbe prevedere un’asta riservata in più tornate per restringere il campo a un unico acquirente.

Una questione di valori

Ora, tutto porta alla questione che più ossessiona gli addetti ai lavori: il prezzo di vendita di Frieze. Marc Spiegler, ex direttore globale di Art Basel, ha scritto su Instagram lo scorso autunno di aver sentito che Endeavor puntava a 80 milioni di dollari per Frieze. Al di là di questa cifra, però, non sono emerse altre ipotesi, forse perché pochi nel settore sono in grado di fare una tale valutazione. Benché a volte gli acquirenti siano disposti a sborsare cifre extra per brand d’arte prestigiosi, la quotazione solitamente si basa su due riferimenti principali. Il primo è il «forward free cash flow», una stima del denaro che una società genererebbe al netto dei costi per l’acquisizione, la gestione dei beni di proprietà e ogni apprezzamento previsto per il brand. Ma si tratta di una cifra che non è disponibile nei documenti pubblici di Endeavor ed è estremamente difficile da stimare senza una conoscenza diretta della situazione finanziaria. Il secondo punto di riferimento potrebbe essere il prezzo di vendita di un asset o di un’attività simile. Tuttavia, non esistono casi simili, se non qualche rarissima eccezione, che permettano un confronto con una società che al momento conta sei fiere d’arte in tre continenti, una rivista cartacea e lo spazio espositivo pop-up No. 9 Cork Street a Londra.

Il gioco delle ipotesi

Un altro punto di domanda avvolge il destino della leadership di Frieze dopo la vendita, ora guidata dall’amministratore delegato Simon Fox. Anche in ragione del periodo di grossi cambiamenti in atto: nel maggio 2023, Endeavor ha pagato 16,5 milioni di dollari per l’ultimo 30% delle quote del brand ancora nelle mani dei co-fondatori, Amanda Sharp e Matthew Slotover. E due mesi dopo, Frieze annunciava l’acquisizione di The Armory Show e Expo Chicago. «Se fossi un acquirente, probabilmente vorrei assicurarmi che alcune figure chiave di Frieze restino a bordo, poiché presumo aggiungano valore almeno durante un periodo di transizione», afferma Gerold Niggemann, specialista in fusioni e acquisizioni dello studio legale Hughes Hubbard and Reed di New York. Chi potrebbero essere gli acquirenti? Niggemann, che ha rappresentato Patrick Drahi nell’acquisizione di Sotheby’s, afferma che tra i potenziali candidati potrebbero non esserci solo singole persone (miliardarie), ma anche gli Stati del Golfo con i loro fondi sovrani. In particolare l’Arabia Saudita, che dal 2017 sta tentando di migliorare la propria immagine a livello globale attraverso accordi di alto profilo nei settori dello sport e dell’intrattenimento. Di certo, per quanto possa cercare di affidarsi a procedure consolidate e potenziali acquirenti di specchiata reputazione, Endeavor non potrà garantirsi al 100% un’offerta accettabile per Frieze. Come osserva Niggemann, «puoi mettere in atto le migliori strategie, ma alla fine tutto dipende dal mercato».

Tim Schneider, 11 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

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