Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Gianfranco Ferroni
Leggi i suoi articoliC’erano una volta tante ville e giardini, a Roma. Poi, come capitale d’Italia, ecco le distruzioni del verde storico, come sottolinea, fino al 12 aprile 2026, la mostra «Ville e Giardini di Roma: una Corona di Delizie», nel Museo di Roma a Palazzo Braschi. Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, curata da Alberta Campitelli, Alessandro Cremona, Federica Pirani e Sandro Santolini, e con un comitato scientifico internazionale composto da Vincenzo Cazzato, Barbara Jatta, Sabine Frommel, Denis Ribouillault e Claudio Strinati, la mostra parte con le «Ville del Cinquecento, tra nostalgia dell’Antico e nuovi modelli», con la riscoperta dei luoghi per l’otium grazie a Bramante, Peruzzi, Raffaello, Sangallo il Giovane, Giulio Romano, Ligorio, Vignola, Ammannati, Fontana e Del Duca.
Per Villa Madama, Villa Giulia, il Belvedere Vaticano, Farnesina, Villa Medici, il genio di Hendrick van Cleve, Gaspar van Wittel, Paolo Anesi. E Villa Mattei Celimontana vista da Joseph Heintz il Giovane. «Le ville del Seicento: fasto e rappresentazione del potere» punta ai protagonisti del tempo come Flaminio Ponzio, Carlo Maderno, Giovanni Vasanzio, Alessandro Algardi e Pietro da Cortona, con le distrutte Villa Ludovisi, Villa Giustiniani, Villa del Vascello e la Villa del Pigneto Sacchetti.
Tra «Le ville del Settecento: tra magnificenza e “buon gusto”» ecco i giardini di Villa Patrizi fuori Porta Pia, di Palazzo Colonna, e quelli di Ferdinando Fuga per il Palazzo già Riario. Per la «reggia» del cardinale Alessandro Albani, progettata fuori Porta Salaria, un’incisione colorata di Francesco Panini del 1770. «L’Ottocento tra distruzioni e nuovi giardini per l’urbanistica di Roma capitale» punta l’occupazione francese e la battaglia per la difesa della Repubblica romana del 1849, con bersaglio il Gianicolo.
Dopo il 1870 le ville Ludovisi e Montalto vengono abbattute. Sul Tevere sorgono gli argini, distruggendo spettacolari affacci: qui c’è Gaspar van Wittel con la veduta di Villa Altoviti. «Il giardino romano nel Novecento tra propaganda, distruzioni e nuovi modelli» valorizza l’apertura al pubblico di Villa Borghese nel 1903 e segnala la fine del giardino di Villa Rivaldi, distrutto per aprire la via dell’Impero. E Raffaele de Vico che progetta spazi verdi nel periodo fascista. «Vivere in villa: svaghi e socialità nei giardini romani», infine, si sofferma su concerti, spettacoli teatrali e banchetti. Organizzazione di Zètema Progetto Cultura. Catalogo L’Erma di Bretschneider.