Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Redazione
Leggi i suoi articoliStanno provocando accese reazioni in Francia i due emendamenti alla Legge finanziaria 2026, in prima lettura all’Assemblea Nazionale, volti a trasformare l'imposta sul patrimonio immobiliare in un’«imposta sul patrimonio improduttivo», nella quale verrebbero inclusi i beni da collezione e le opere d’arte, e a estendere la tassa sulle «holding patrimoniali». In Francia le opere d’arte sono state a lungo esentate dall’imposta sul patrimonio, poi abolita durante il primo mandato del presidente Emmanuel Macron. Ora, un emendamento proposto dal deputato del Movimento Democratico Jean-Paul Mattei, e rielaborato dal deputato socialista Philippe Brun in un sotto-emendamento prevede di assoggettarle all’IFI (imposta sul patrimonio immobiliare), considerandoli come «beni improduttivi» (sono inclusi oro, monete, auto d’epoca, yacht, opere d’arte, aerei e mobilio).
La minaccia fiscale sui collezionisti francesi ha provocato la reazione dei professionisti del mercato dell'arte, delle istituzioni culturali, degli artisti e dei rappresentanti «dell’ecosistema creativo» che esprimono «la loro viva preoccupazione per l’inserimento degli oggetti d’arte, da collezione o d’antiquariato nella nuova imposta sul patrimonio cosiddetto “improduttivo” o nel campo di applicazione della tassazione delle holding patrimoniali». Per difendere «l'esenzione fiscale delle opere d'arte e la stabilità del mercato francese», e «accompagnare le gallerie in questo periodo decisivo per il futuro del settore, durante tutto il processo legislativo» del Cpga-Comité professionnel des galeries d’art informa che «si è costituita un'ampia coalizione di organizzazioni del mondo dell'arte attorno a una dichiarazione comune, trasmessa alle autorità pubbliche, mentre proseguono gli intensi scambi con il Ministero della Cultura e i parlamentari. Quest'ultima è stata recentemente arricchita dalle firme dello Slam (Syndicat national de la librairie ancienne et moderne), della Cea (Compagnie des experts en art et antiquités), dell'Ufe (Union française des experts en objets d'art) e della Fnepsa (Fédération nationale d'experts professionnels spécialisés en art). Parallelamente, stanno emergendo anche iniziative individuali, come una petizione redatta congiuntamente da galleristi e artisti che si oppongono alla tassazione delle opere d'arte, di cui il Comitato si fa portavoce al fine di sostenere e amplificare questa mobilitazione».
L’assimilazione «infondata e pericolosa» delle opere d’arte a un «patrimonio improduttivo» o a «beni di lusso», metterebbe a rischio l’intero settore. La nota ricorda che con «il 7% delle vendite mondiali in valore, contro il 5% del 2012», la Francia «è ora il primo mercato dell’Unione Europea post Brexit, rappresentando il 54% delle vendite in valore nell'UE». A sostenere questa posizione, specifica il testo, è «un bacino unico di artisti, collezionisti, strutture culturali, esperti, galleristi, antiquari e case d’asta. Con oltre 5 miliardi di euro di vendite, il mercato dell’arte sostiene l’attività di 30mila artisti francesi, oltre 60mila posti di lavoro diretti e più di 100mila indiretti, un livello paragonabile a quello della pubblicità o dell’editoria. I tre quarti delle entrate fiscali generate da questo settore provengono da questi posti di lavoro e dall'attività economica che li sostiene. In altre parole, il valore economico del mercato dell'arte, diretto o indotto, supera di gran lunga qualsiasi rendimento fiscale teorico che deriverebbe da una tassazione sul patrimonio». «Una Nazione, recita un passaggio del testo, si definisce anche attraverso le opere che produce, conserva e trasmette. Trattarle come un patrimonio immobiliare significa negare ciò che rappresentano: cultura, storia, trasmissione, e non reddito. La Francia si è sempre distinta difendendo una visione repubblicana dell'arte, come oggetto di interesse generale. Da oltre mezzo secolo, ricorda la nota, il modello francese si basa su un principio semplice: l'arte non si tassa, si protegge, si condivide, si trasmette. Difendere l'esenzione delle opere d'arte significa difendere la libertà di creare, collezionare e trasmettere; libertà costitutive della Repubblica».
«Mentre la Francia sta gradualmente recuperando il posto di Londra nel sistema post Brexit, una tassazione sulla detenzione di opere d’arte indurrebbe i collezionisti a organizzare le loro transazioni, i depositi e la struttura di conservazione in Svizzera, negli Stati Uniti o nel Regno Unito. Vendite catalogate a Londra o a New York anziché a Parigi, mostre allestite fuori dal territorio, conservazione, perizie e restauri affidati ad altre sedi internazionali: l'attività si sposterebbe ».
La stabilità fiscale del settore è dunque «un interesse economico nazionale vitale tanto quanto culturale. Una contrazione del mercato, avverte il testo, provocherebbe un calo del fatturato delle strutture economiche e culturali del settore con una diminuzione dell'occupazione, comportando perdite fiscali stimate tra 245 e 457 milioni di euro, e tra 305 e 578 milioni di euro includendo tutte le industrie ausiliarie»
Il testo specifica poi che le opere d’arte non sono tutte «investimenti finanziari, beni dormienti o beni di lusso». In realtà la maggior parte di esse «non offre alcuna speranza di redditività e non viene acquisita con questa logica. La loro conservazione ha un costo (assicurazione, restauro ecc.) e il loro valore è tutt'altro che garantito. Sul mercato, può fluttuare, ristagnare, deprezzarsi o esistere solo per pochi appassionati. Un'opera d'arte è innanzitutto un bene culturale, frutto di un gesto creativo, portatore di memoria, identità e trasmissione. I beni in questione non sono necessariamente oggetti di lusso. Dai dipinti dei grandi maestri ai servizi da tavola tramandati di generazione in generazione, molti di essi appartengono più alla memoria familiare, alla storia o al legame affettivo o estetico che a una logica di profitto. Prima di essere un bene privato l’opera d'arte è un patrimonio comune. È questa eccezione culturale che ha incoraggiato il collezionismo, il mecenatismo, la trasmissione, le donazioni ai musei e il costante arricchimento delle nostre collezioni pubbliche. Assimilare un'opera d'arte a un reddito o a un segno esteriore di ricchezza, per integrarla in una logica di tassazione patrimoniale, equivarrebbe a rompere questo patto culturale».
Gli oppositori della tassazione proposta sottolineano poi il rendimento marginale della misura: «Gli studi condotti durante i precedenti tentativi di integrare le opere mostravano già che il rendimento sarebbe stato di poche decine di milioni di euro, ovvero meno dell'1-2% delle entrate complessive dell'epoca. Di fronte alle conseguenze economiche e culturali disastrose che ne deriverebbero, il bilancio è inequivocabile». Il testo conclude rilevando che «più che una questione fiscale, si tratta di una scelta di società. Da oltre mezzo secolo, il modello francese si basa su un principio semplice: l'arte non si tassa, si protegge, si condivide, si trasmette. Difendere l'esenzione delle opere d'arte significa difendere la libertà di creare, collezionare e trasmettere; libertà costitutive della Repubblica».
Anche gli artisti si sono mobilitati, con una petizione online su change.org, che ha già superato le 2mila firme:«Un’opera d’arte, vi si legge, nasce da un gesto, da un'idea, da uno sguardo sul mondo. È il risultato di un lavoro spesso lungo, impegnativo, incerto. Dietro ogni quadro, ogni scultura, ogni performance ci sono anni di sperimentazione, ricerca, dubbi e nuovi inizi. Creare significa produrre significato, bellezza, pensiero, ben prima di produrre valore commerciale. Un'opera d'arte è un contributo alla cultura, all'istruzione, alla trasmissione e alla memoria collettiva. Illumina la sua epoca, alimenta il dibattito pubblico, sviluppa lo spirito critico e collega le generazioni. Definirla “bene improduttivo” o “suntuario” significa ignorarne la vera natura e il suo contributo alla società. L'arte non è un lusso o un investimento. È una necessità democratica. Aprendo nuove porte, mettendo in discussione le certezze, alimenta il legame sociale e la libertà di pensiero. Il prestigio culturale della Francia si basa su questa vitalità. Da secoli il Paese difende la libertà di creazione e considera l'arte un bene comune. Questo modello, riconosciuto e ammirato in tutto il mondo, rende la Francia una terra di accoglienza e di ispirazione per la creazione. Tassare il possesso di opere d'arte equivarrebbe a inviare un messaggio contrario a questa tradizione: quello di un Paese che non riconosce più il valore della cultura e del pensiero. Tassare il possesso di opere d'arte significa impedirne la diffusione. Ora, all'uscita dai nostri atelier, o più tardi, una volta compiuto il lavoro del tempo e ottenuto il riconoscimento. Tassare il possesso di opere d'arte significa minacciare un intero ecosistema già fragile, quello che riunisce artisti, gallerie, collezionisti e istituzioni. Significa anche ridurre l'accesso del pubblico alla cultura. Noi artisti prendiamo oggi la parola per difendere i nostri mestieri e rifiutare che il frutto della nostra creazione sia ridotto a un valore speculativo».
Altri articoli dell'autore
Gli oggetti in questione sono stati sequestrati in un’abitazione privata perché mancanti della documentazione attestante la legittima provenienza
Nella storica galleria di via Andrea Doria, l’amore per l’arte veniva tramandato da quattro generazioni
Si abbassa il sipario sulla storica galleria, che ha contribuito a lanciare artisti come Bruce Nauman, Richard Long, Francesco Clemente e molti altri, accompagnandoli verso la fama internazionale
276 mercanti compongono una fiera che non ha eguali nella presentazione di opere di altissimo valore storico artistico



