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Elena Correggia
Leggi i suoi articoliFondi oro e Rinascimento, pittura spagnola del Seicento e barocco italiano, oggetti di alta ebanisteria accanto a quelli da Wunderkammer: l’arte antica è al centro dell’interesse delle prossime aste primaverili. Molto ricco ed eclettico il catalogo dell’incanto di arredi e dipinti antichi allestito da Il Ponte a Milano dal 25 al 27 marzo, che punta su opere inedite e provenienze blasonate. Fra i dipinti si mette subito in evidenza «Vanitas con ventilabro», di scuola castigliana della prima metà del XVII secolo (stima 25-35mila euro), in cui la teatralizzazione della scena richiama la contrapposizione fra spirito e materia e la caducità della vita, con l’obiettivo di emozionare e far riflettere il credente. Una composizione ricca di simbolismi, dagli accurati effetti luministici, in cui appare un oggetto inusuale per un «memento mori», ovvero il ventilabro, strumento utilizzato nei campi che qui funge da nicchia per proteggere il cranio. Sontuosa nella sua minuziosa illustrazione dell’abbondanza «Interno di cucina» (10-14mila) rispecchia un genere di natura morta in voga nel Seicento, richiesta da una committenza che amava il gusto per l’opulenza. L’attribuzione al pittore fiammingo-genovese Giacomo Legi si deve agli studi di Anna Orlando degli anni ’90. È emersa di recente da una collezione privata l’«Apparizione di Gesù Bambino a Sant’Antonio da Padova» di un giovane Domenico Piola, che risente dell’influenza di Rubens ma anche di modelli emiliani come Procaccini e Castiglione (9-12mila). Si tratta di una scena di pieno gusto barocco, in cui lo sguardo di un angelo rivolto verso lo spettatore ricerca empatia e partecipazione. Inedito che verrà pubblicato nel catalogo ragionato del maestro veneziano Andrea Celesti, l’«Annunciazione» in asta si fa notare per la delicata matericità (4-6 mila), mentre in pieno spirito settecentesco Filippo Falciatore ne «La toeletta» ritrae con eleganza un interno nobiliare napoletano, cogliendo dettagli curiosi della quotidianità (5-7mila). La Firenze rinascimentale rivive invece grazie a una «Madonna del seggiolino», in stucco dipinto in policromia della bottega di Donatello (60-70mila). Una composizione il cui disegno è presente in almeno sei calchi del Quattrocento ed è considerato il modello originale di Donatello. Appartiene allo stesso clima culturale una parte di un monumentale fregio ad arco di Andrea della Robbia del 1480-90 circa (55-60mila): cinque porzioni il cui decoro simmetrico e a pause e l’alta qualità di modellato e invetriatura avvicinano l’opera al decoro di cornici di alcune pale degli anni migliori dell’artista. È presente anche un lavoro di raffinata ebanisteria, un tavolo da gioco lastronato in palissandro, filettato e intarsiato a farfalle in legno chiaro, attribuito a Giuseppe Maggiolini (16-18mila). Particolarmente prestigiosa poi la provenienza di due tavoli da parete appartenuti alla collezione del principe Paolo Borghese, stimati rispettivamente 22-24mila e 20-22mila euro ed entrambi presenti nella celebre asta del 1892. A spiccare fra gli oggetti preziosi due scenografici manufatti di Hermann Böhm, ovvero una Torre «Historismus» in argento (16-18mila) a più livelli con una sezione superiore decorata con suonatori in nicchie, ulteriori livelli con una profusione di lapislazzuli, perle e pietre dure e sportelli apribili con soggetti biblici smaltati a tutto tondo e poi una coppia di cornucopie in argento e smalti policromi (11-12mila).

«Madonna del seggiolino», 1450-1460 circa, bottega di Donatello. Cortesia Il Ponte Casa d’Asta

«Veduta di Parigi» di Domenico Ferri. Cortesia di Pandolfini Casa d’aste

Cinque porzioni di fregio monumentale ad arco, 1480-90 circa, di Andrea della Robbia. Cortesia Il Ponte Casa d’Asta
Il 27 marzo ci si sposta a Firenze, da Pandolfini, con l’asta Arcade: dipinti dal XVI al XX secolo. Qui il catalogo è arricchito da una trentina di opere appartenute allo storico dell’arte e museologo Antonio Paolucci, una figura di riferimento nella tutela e valorizzazione del patrimonio artistico italiano nei diversi ruoli che ha ricoperto, sia come soprintendente, poi come Ministro per i Beni culturali e ambientali e infine quale direttore dei Musei Vaticani. Il suo occhio attento nella ricerca e raccolta di dipinti scelti è testimoniato ad esempio da una «Sacra famiglia con Sant’Anna e San Giovannino» del 1563 (8-12mila euro la stima). Di scuola bolognese, la tela guarda all’eredità di Correggio, ad esempio nei caldi passaggi cromatici e chiaroscurali, ma ritrova anche echi veneti, in particolare di Carlo Crivelli nel disegno incisivo e nella composizione prospettica ed è documentata in collezione privata di Ancona dalla fototeca Zeri. Una morbida pennellata caratterizza il «Riposo dalla fuga in Egitto» o «Madonna della pappa», attribuita al manierista senese Francesco Vanni, (3-5mila), tavola quasi identica a quella conservata presso l’University Art Gallery di Yale, New Haven, datata indicativamente verso la fine del ‘500. Sempre dalla collezione Paolucci proviene anche un «Ritratto maschile» in miniatura, su tavola, di un pittore francese attivo fra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo (2-3mila). Per il XIX secolo andranno all’incanto due dipinti del bolognese Domenico Ferri e in particolare un’interessante «Veduta di Parigi» (2.500-3.500), che testimonia l’assetto urbanistico della capitale francese prima della grande trasformazione promossa dal barone Haussmann fra 1853 e 1869. Il catalogo dell’asta prosegue poi con altri lavori fra cui, per l’antico, si fa notare per l’intenso naturalismo un «San Gerolamo» di scuola caravaggesca (10-15mila) e per i dipinti fra XIX e XX secolo una «Lavandaia» di Vincenzo Irolli (8-12mila), dalla vivace pennellata.

«Interno di cucina di Giacomo Legi». Cortesia Il Ponte Casa d’Aste

«Vanitas con ventilabro» di scuola castigliana della prima metà del XVII secolo. Cortesia Il Ponte Casa d’Aste
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