Una veduta della mostra «BAJ. Baj chez Baj» nella sede del Museo Della Ceramica di Savona

Foto: Claudio Pagnacco

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Una veduta della mostra «BAJ. Baj chez Baj» nella sede del Museo Della Ceramica di Savona

Foto: Claudio Pagnacco

Le ceramiche di Baj tornano sul mare

A Savona e Albisola Marina una mostra diffusa, complementare alla rassegna milanese, presenta per la prima volta riunite maioliche e terrecotte realizzate tra gli anni Cinquanta e inizio Duemila

In occasione del centenario dalla nascita di Enrico Baj (Milano, 31 ottobre 1924-Vergiate, 16 giugno 2003), una mostra ne ripercorre la personalità eclettica che, nel secondo ’900, sperimentò tecniche differenti: terrecotte, maioliche e terraglie smaltate, litografie, acqueforti, oli, acrilici, collage polimaterici e sculture in meccano. Con «BAJ. Baj chez Baj», la città di Milano rende omaggio all’artista nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, ma la produzione di Baj non sarebbe stata come la conosciamo oggi senza l’incontro con un materiale come l’argilla.

Verso di piatto in ceramica di Enrico Baj, collezione privata. Cortesia dell’Archivio Baj, Vergiate

Nel 1954 Asger Jorn (Jutland, 1914-73), assieme all’amico e collega con il quale fondò il Mibi-Movimento internazionale per una Bauhaus immaginista l’anno precedente, ideò gli «Incontri internazionali della ceramica». Per tutto il mese di agosto, nella fabbrica di ceramica Mga-Mazzotti Giuseppe Albisola ad Albisola Marina, gravitarono Karel Appel, Guillaume Corneille, Sergio Dangelo, Robert Sebastian Matta e Lucio Fontana per un’arte all’insegna della libera immaginazione. Fu in questa cornice che Baj realizzò i primi lavori in ceramica e questa la ragione per cui proprio nel territorio ligure continuano i festeggiamenti: dall’8 ottobre al 9 febbraio 2025, una seconda esposizione a cura di Luca Bochicchio, allestita tra le sedi del Museo della Ceramica di Savona e del MuDA-Museo Diffuso Albisola (Casa Museo Jorn e Centro Esposizioni), si concentra per la prima volta su un aspetto fondamentale dell’opera di Baj, riportando a casa un centinaio di esemplari, alcuni dei quali mai esposti prima, provenienti dalle collezioni dei musei stessi, dall’Archivio Enrico Baj di Vergiate e da collezionisti privati, tra cui la Fondazione Marconi di Milano.

Da sinistra: Jaguer e la moglie Simone, Jorn, Dendal, Malitte, Baj, Matta, Corneille, Fabbri, Tullio d’Albisola. Foto: Henny Riemens

Il percorso, complementare a quello milanese, è strutturato in otto sezioni tematiche e temporali: al museo di Savona, «Incontro Internazionale della Ceramica 1954», «Storie di Ubu», «Ultracorpi», «Teste-montagna», «Combinatoire, folle e maschere», «De Rerum Natura»; il «Giardino delle Delizie» al Centro Esposizioni; e alla Casa Museo Jorn il «Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista». I soggetti di Baj sono molteplici e raggruppati in serie che, dagli anni Cinquanta a inizio Duemila, crescono e si trasformano.

Dalle pennellate informali risalenti al Movimento Arte Nucleare (teorizzato nel 1951 con Sergio Dangelo) si passa alle creature umanoidi (anni ’50 e ’70) e alle «Teste-montagne» (ciclo iniziato nel 1957). Al quarto piano del Museo della Ceramica, altorilievi in terracotta e maiolica colorata introducono il tema delle «folle» caro a Baj e molto attuale: la sua critica sociale in risposta all’esplosione demografica di fine anni ’80 auspica un ritorno al Primitivismo, qui sotto forma di «Maschere tribali» (1993). Nella sala dedicata al poema di Lucrezio, le acqueforti datate 1952-53 ad esso ispirate sono affiancate da oggetti in ceramica per dimostrare come il gufo e i bambini, ad esempio, tornano a distanza di anni su supporti diversi.

Il Centro Esposizioni è popolato da uno scenografico allestimento delle grandi maioliche a rilievo, realizzate nella Bottega Gatti di Faenza, e degli omonimi dipinti ritraenti «Amore e Psiche», «Adamo ed Eva» e «La Bella e la Bestia», fiabe e miti rivisitati in chiave kitsch, tra esotico ed erotico, all’inizio degli anni ’90.

Nell’abitazione situazionista di Jorn dal 1957, un gioco di rimandi mette in dialogo i «Personaggi» bifronte di Baj, nonché sue prime sculture in terracotta, con le figure sulle pareti, e le stoviglie da lui decorate, volte a mettere in discussione la produzione industriale, con i piatti appesi dipinti dai figli dell’artista danese.

Una veduta dell’allestimento nella sede del MuDA al Centro Esposizioni di Albisola Marina. Foto: Claudio Pagnacco

«Personaggio» (1954) di Enrico Baj nell’allestimento alla Casa Museo Jorn (particolare). Foto: Claudio Pagnacco

Cecilia Paccagnella, 07 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

Le ceramiche di Baj tornano sul mare | Cecilia Paccagnella

Le ceramiche di Baj tornano sul mare | Cecilia Paccagnella