La celebre artista americana (classe 1953) approda alla Neue Nationalgalerie, che dal 23 novembre al 6 aprile 2025 ne accoglie la prima retrospettiva tedesca, con sei opere video realizzate tra gli anni ’80 e oggi. Che «Nan Goldin. This Will Not End Well» non sia la tipica mostra multimediale è evidente già dall’allestimento: per i sei film esposti sono stati costruiti altrettanti edifici, disegnati dall’architetta Hala Wardé (la quale condivide con Goldin una lunga relazione professionale), per creare un villaggio in cui gli spettatori possono passeggiare e perdersi. I film di Goldin sono slideshow in continuo aggiornamento in cui l’artista raccoglie fotografie scattate durante anni, in alcuni casi, decadi.
«Le mie presentazioni sono film fatti di fotogrammi», spiega la fotografa, che adottò questo formato già negli anni ’80, quando presentava il suo lavoro in club, gallerie e cinema underground a New York e in Europa. Nel mirino del suo obiettivo ci sono tutti coloro che esistono al di fuori della società tradizionale. Immagini spesso provocatorie e anticonformiste, che invitano a riflettere su temi quali la sessualità, l’identità di genere, la salute mentale, l’Aids. L’opera più emblematica, il magnus corpus dell’artista, è sicuramente «The Ballad of Sexual Dependency», frutto di un lavoro cominciato nel 1981 e che continua ancora oggi. Punto forte della mostra berlinese, il film racconta la vita di Goldin e del suo circolo di amici tra New York, Berlino e Londra, offrendo uno sguardo delicato sulla loro quotidianità, dai momenti intimi e privati di coppia, alle feste, ai problemi di dipendenza.
In molte delle fotografie Goldin è al contempo fotografa e soggetto, offrendosi in tutta la sua vulnerabilità e forza. Altri progetti dell’artista uniscono arte e attivismo: «Memory Lost» (2019-21), ad esempio, si concentra sull’epidemia di dipendenza dagli oppioidi che affligge gli Stati Uniti. Analizzata, nella sua individualità, l’opera conferma la creatività e unicità del linguaggio visivo dell’artista e la sua capacità di approcciarsi a temi sensibili. Quando si considera però che, tramite il gruppo di azione da lei fondato (P.A.I.N.), Goldin è riuscita a far scomparire il nome della famiglia Sackler (proprietaria di Purdue Pharma e importante filantropa nell’arte) dai circoli artistici internazionali, diventa evidente l’impatto trasversale dell’artista e il suo impegno a favore delle cause che più le stanno a cuore. Inizialmente curata dal Moderna Museet di Stoccolma, da ottobre 2025 la mostra sarà visibile nel Pirelli HangarBicocca di Milano.