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Piet Mondrian nello studio di New York

© Foto: Fritz Glarner. Kunsthaus Zürich, Collection of Photography, Bequest of Louise Glarner, 1979. © Estate of Fritz Glarner, Kunsthaus Zürich. Artwork. © 2024 Mondrian/Holtzman Trust

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Piet Mondrian nello studio di New York

© Foto: Fritz Glarner. Kunsthaus Zürich, Collection of Photography, Bequest of Louise Glarner, 1979. © Estate of Fritz Glarner, Kunsthaus Zürich. Artwork. © 2024 Mondrian/Holtzman Trust

Le intime contraddizioni di Mondrian in 650 pagine

Nicholas Fox Weber fa rivivere l’esistenza del pittore olandese e il modo in cui creava le sue opere grazie a meticolose ricostruzioni dei contesti storici e culturali in cui l’artista visse e operò

Matteo Mottin

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Quando nel 1926 un corrispondente del quotidiano olandese «De Telegraaf» visitò lo studio di Piet Mondrian a Parigi, al numero 26 di rue du Départ, lo descrisse come un incrocio tra un laboratorio e una cella monacale. In uno degli allora più rumorosi e trafficati quartieri della città, l’artista si era costruito un ambiente per isolarsi dalle distrazioni, caratterizzato dagli stessi colori primari dei suoi dipinti e arredato seguendo gli stessi meticolosi criteri con cui li disponeva su tela. Oltre che dal rigore dello studio/abitazione, il giornalista fu anche impressionato dal carattere gioviale e cortese dell’artista, un uomo «in grado di rendere il compensato più elegante del travertino» e di far percepire la potenza del colore come «amichevole e accogliente», con un’esuberante spiritualità resa viva dal suo essere «radicata nella logica». 

È significativo che il volume His Life, His Art, His Quest for the Absolute si apra con un capitolo dedicato allo studio parigino dell’artista, e che dall’organizzazione di questo ambiente l’autore Nicholas Fox Weber tracci le basi per introdurre sia l’opera sia la vita di Mondrian, due elementi che nel corso del libro comprendiamo essere inscindibili. Nato nella piccola cittadina olandese di Amersfoort, cresciuto secondo i precetti di una rigida educazione calvinista, formatosi come pittore figurativo, affascinato dal misticismo e influenzato dalla teosofia, Mondrian muta gradualmente i suoi dipinti di paesaggio verso un’astrazione ragionata, spinto dalla convinzione che l’arte debba riflettere una realtà superiore, una verità universale che trascende il mondo materiale. Nel libro Weber ripercorre in maniera dettagliata l’evoluzione interiore dell’artista verso un’arte intesa come mezzo per raggiungere e rappresentare l’armonia perfetta celata dall’apparente caos del mondo naturale. L’autore descrive con precisione quasi scientifica il processo con cui Mondrian creava le sue opere, analizzando come ogni linea e ogni colore fossero il risultato di scelte a lungo sofferte e ponderate, e non possiamo non pensare che questa precisione nelle descrizioni, e questa ricerca documentata di ogni minimo dettaglio esecutivo, oltre a farci apprezzare la complessità dell’opera di Mondrian, rappresentino anche un omaggio all’artista da parte di Weber attraverso una dedizione, un’attenzione e un rigore a questi sicuramente affini. 

Mondrian per Weber è un fatto personale: rappresenta il suo primo incontro con l’arte avvenuto durante l’infanzia, incontro che ha fatto nascere in lui una passione che negli anni si è evoluta in mestiere, lo ha fatto laureare in Storia dell’Arte alla Columbia e a Yale, gli ha fatto scrivere 14 libri su argomenti che spaziano dall’elefante Babar al Bauhaus passando da Balthus, fino a farlo diventare direttore della Josef and Anni Albers Foundation, artisti questi ultimi dei quali per anni fu anche amico e confidente. Non stupiscono quindi le meticolose ricostruzioni dei contesti storici e culturali in cui Mondrian visse e operò, l’attenzione quasi ossessiva ai dettagli, al reperimento di testimonianze e alla ricerca di documenti storici, o gli oltre 12 anni di lavoro dedicati dall’autore alla stesura di questo volume di oltre 650 pagine: quello che veramente stupisce è come Weber sia riuscito a trasformare una tale mole di accurate informazioni in un libro avvincente, scritto in una prosa vivida, elegante e accessibile, e con un taglio sorprendentemente non parziale. 

Weber non si limita a glorificare l’artista Mondrian in questa a dir poco dettagliata biografia, ma ne esplora anche le intime contraddizioni, il contrasto tra l’immagine pubblica di asceta dell’arte e le sue passioni più terrene, tra le quali la danza, e descrive momenti in cui Mondrian balla da solo nel suo studio di New York, perdendosi nei frenetici ritmi del boogie-woogie che tanto amava, passione che non solo si riflette nella composizione delle sue opere tarde, ma che l’autore collega a un atto di ribellione inconscio nei confronti della rigida educazione impartitagli dal padre, nonché alla ricerca di una forma di immediata espressione fisica, a bilanciare la rigida e ponderata disciplina su cui fondò la sua pittura. La scrittrice e artista Charmion von Wiegand, amica intima di Mondrian, ricorda una serata estiva del 1941 trascorsa a ballare con l’artista allora sessantanovenne al Café Society di New York, sulla 58ma strada: «Il suo piacere nel ballare il boogie-woogie era genuino. Con grande serietà, mi domandò se pensavo che fosse troppo vecchio per chiedere alle signore di ballare e sembrò molto sollevato quando risposi di no. Aveva un meraviglioso senso del ritmo ma gli piacevano i passi molto complicati, e mi teneva a una distanza sconcertante, il che non rendeva facile ballare insieme a lui. Nel bel mezzo di un ballo, quando l’orchestra passò improvvisamente dal boogie-woogie al jazz, si fermò bruscamente: “Sediamoci. Sento della melodia”. Si atteneva ai suoi principi in tutto». 

Capita a volte di leggere il verso (leggermente modificato) di Walt Whitman «Chi tocca questo libro tocca un uomo». Nel caso di questo libro chi avrà il piacere di leggerlo si troverà a toccarne almeno due, di uomini, e non è improbabile che questo rimarrà per molto tempo il testo di riferimento su Mondrian, e lo si chiamerà con la meritata antonomasia onorifica «il Mondrian del Weber».

Mondrian: His Life, His Art, His Quest for the Absolute
di Nicholas Fox Weber, 656 pp., Knopf, New York 2024, $ 40

La copertina del volume

Matteo Mottin, 28 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

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