Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Cristina Valota
Leggi i suoi articoliDurante l’ultima edizione di Art Basel Miami Beach (1-4 dicembre 2016) uno yacht Sanlorenzo SD112 di 34 metri era ormeggiato davanti alla villa Casa Clara, esempio contemporaneo di architettura razionalista e modernista sulla Venetian Island. Nulla di inconsueto, considerata l’abituale alta concentrazione di lussuose imbarcazioni da diporto nelle acque della città della Florida, se non fosse che in questo caso si trattava anche della sede temporanea della mostra «1958, la nascita di due leggende: monocromo italiano e cantiere Sanlorenzo». Il 1958 è infatti l’anno in cui Gianfranco Cecchi e Giuliano Pecchia fondarono a Limite sull’Arno, vicino a Firenze, il cantiere navale ma è anche quello precedente la fondazione, da parte Enrico Castellani, della galleria Azimut e, con Piero Manzoni, della rivista «Azimuth», all’epoca i due strumenti di promozione delle più avanzate ricerche nell’arte monocroma. Abbiamo incontrato Sergio Buttiglieri, interior design director della Sanlorenzo, convinto sostenitore della necessità di coniugare il nome degli storici cantieri navali, dal 1999 con sede ad Ameglia (La Spezia) all’interno del Parco Naturale Montemarcello-Magra, alla migliore tradizione italiana del design e dell’arte.
Com’è nata questa idea di una mostra su uno yacht?
È stata pensata con Michele Casamonti della galleria tornabuoniArte, con la quale avevamo già collaborato un anno fa, quando un armatore nostro cliente comprò da loro otto opere. La fiera di Miami Beach ci è sembrata l’occasione giusta per riproporre questa collaborazione con un evento che rendesse evidente a tutti il legame tra Sanlorenzo e il design e l’arte italiani.
In che senso?
I nostri yacht sono gli unici a unire alla qualità dell’ingegneria nautica la sensibilità artistica per quanto riguarda il mondo dell’interior design. Gli interni sono progettati dai migliori designer contemporanei italiani tra i quali Rodolfo Dordoni, Antonio Citterio Patricia Viel interiors e Piero Lissoni, e sono spesso arredati con pezzi iconici delle più grandi firme del design italiano. Lo yacht SD112 di 34 metri ormeggiato a Miami, ad esempio, era arredato con pezzi di Gio Ponti, Franco Albini, Gino Sarfatti e Max Ingrand, tutte icone ancora in produzione ma disegnate alla fine degli anni Cinquanta. E quindi ci è sembrato il luogo ideale dove presentare alle pareti anche lavori monocromi di Fontana, Burri, Scheggi, Bonalumi e Manzoni, realizzati negli stessi anni. La mostra proseguiva poi nella villa Casa Clara, una delle cinque residenze più prestigiose di South Beach arredata tutta in collaborazione con lo showroom di Boffi a Miami.
Da dove deriva questa attenzione all’aspetto artistico in un mondo che, al contrario, è spesso tacciato di essere il regno del kitsch?
Ho studiato a Parma con Arturo Carlo Quintavalle e da sempre sono un grande appassionato di arte, architettura e in particolare di design, soprattutto italiano. Inoltre, il Centro Studi e Archivio della Comunicazione (Csac) dell’Università di Parma è una miniera d’oro per chi è interessato a questo settore. Da giovane volevo fare lo storico dell’arte, ma ho capito presto che non sarebbe stato facile vivere di quella professione. Così, per un breve periodo ho lavorato con l’architetto Guido Canali a Parma, che mi ha insegnato molto soprattutto nei confronti dell’attenzione e della cura dei dettagli. Poi, per oltre vent’anni, ho collaborato con Enrico Astori, fondatore dell’azienda Driade, altro pilastro del design italiano, che ha innovato legandosi a nomi come quelli di Philippe Starck, Toyo Ito, Sottsass ed Enzo Mari. Durante quei 22 anni ho acquisito un’esperienza tale che mi ha permesso di «buttarmi» in un settore, quello della nautica, che io non conoscevo affatto e che ho scoperto incredibilmente scollegato dal fermento del miglior design contemporaneo.
Come ha conciliato questi due mondi?
È stato fondamentale l’incontro con Massimo Perotti, che dal 2005 è presidente della Sanlorenzo dopo diversi anni ai cantieri navali Azimut-Benetti. È un imprenditore illuminato: mi ha lasciato carta bianca, fidandosi della mia esperienza nel settore del design. Ne ha capite le potenzialità e ha appoggiato la mia intuizione di avvicinare due mondi che sulla carta sembravano inconciliabili.
E i risultati vi danno ragione?
Sì. Nel nostro settore, la Sanlorenzo è una «mosca bianca»: mentre gli altri licenziano o mettono i lavoratori in cassa integrazione, noi assumiamo e cresciamo. Il nostro fatturato è passato dai 45 milioni di euro nel 2006 ai 306 milioni del 2016, e quest’anno puntiamo a raggiungere i 350 milioni. Certo è il frutto di un grande lavoro di squadra del team Sanlorenzo: noi coccoliamo i nostri clienti che, sempre nel rispetto del loro gusto, consigliamo verso scelte di qualità. Li accompagno nelle più importanti gallerie di design contemporaneo e vintage e faccio loro capire l’importanza di avere un certo pezzo d’arredo piuttosto che un altro, spiegando da dove viene quel pezzo, chi l’ha progettato e quando. Il contesto e la storia di un oggetto è molto importante e, se trasmessi, questi valori vengono colti. Ovviamente parliamo di persone facoltose che, molto spesso, hanno già una collezione d’arte in casa.
A proposito di arte, com’è iniziato questo rapporto con gli artisti?
Nel 2008 abbiamo collaborato con Gianfranco Pardi, che aveva appositamente realizzato alcuni dipinti per un Sanlorenzo SL106 progettato proprio per Perotti. Tra l’altro, si è trattato del primo yacht su progetto di Dondoni che, su segnalazione dell’Adi (Associazione per il Disegno Industriale, Ndr), è stato premiato da Giorgio Napolitano al Quirinale per il design e l’innovazione. Con Pardi, l’anno successivo, abbiamo realizzato un’altra importante opera su misura per il salone di un altro SL 106 di un armatore australiano collezionista d’arte.
Collaborate solo con la galleria tornabuoniArte?
No. In passato, ad esempio, abbiamo lavorato con la Galleria dello Scudo di Verona per un grande lavoro di Giovanni Frangi installato su un Sanlorenzo 40 Alloy, e collaboriamo con la galleria Il Forte di Patrizia Grigolini e con l’Associazione Culturale Imaginificat fondata da Elisa Zannoni per proporre opere d’arte ai nostri clienti armatori. Legata a quest’ultima, ad esempio, ricordo un’opera di due artisti toscani, Alice Corbetta e Riccardo Saltini che, rifacendosi ai fondi oro bizantini, hanno rivestito la parete di un SD112 di un nostro cliente messicano con una lamina d’alluminio ossidata che suggeriva l’effetto di una texture, ma anche la memoria di tracce di decorazione. Inoltre, in passato, abbiamo collaborato anche con le gallerie Barbara Paci e Flora Bigai di Pietrasanta.
L’arte antica avrebbe lo stesso successo?
Una volta ho proposto a un cliente, per la cabina dell’armatore, due bellissimi dipinti di Pellegrino Tibaldi che avevo visto alla Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze, ma poi ha optato per un’opera d’arte contemporanea.
E «funzionano» anche la Pop art o l’Arte povera, che sono comunque due movimenti gloriosi per l’arte italiana?
È capitato che per un armatore mettessimo un Rotella, ma in generale va più il monocromo. Comunque stiamo pensando di proporre anche installazioni nei nostri yacht; non so ancora come, ma sono certo che troveremo il modo!
Intendete ripetere l’esperienza di Miami?
Certamente sì, visto anche il grande successo riscontrato. Pensiamo di riproporlo a Hong Kong e a Basilea, qui ovviamente in forme diverse, e sicuramente saremo a Venezia nei giorni della vernice della Biennale (10-12 maggio, Ndr). In occasione della grande mostra che la Fondazione Cini dedica a Boetti («Alighiero Boetti: Minimo Massimo», dal 12 maggio al 30 luglio, Ndr) collaboreremo nuovamente con la galleria tornabuoniArte e un nostro yacht sarà ormeggiato all’Isola di San Giorgio Maggiore.
Si è pentito di non essere diventato uno storico dell’arte?
No, perché sono comunque riuscito a coltivare la mia grande passione per l’arte «inventando» qualcosa di nuovo.
Altri articoli dell'autore
A volo d’uccello tra le eccellenze del calendario espositivo internazionale di quest’anno
Dopo 18 anni il pittore fiammingo torna nel capoluogo ligure con una mostra che tra le sue 25 opere conta due inediti e vari pezzi mai esposti prima in Italia. Finalmente svelate le identità dei potenti genovesi raffigurati
In streaming da Londra, Hong Kong e New York l'asta di Christie's del 23 marzo
Una proposta di legge per le edizioni d'arte del gallerista Mario Peliti