Marzia Migliora, «Tuta #5, Scrittura per non sparire», 2024

Foto: Fausto Brigantino

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Marzia Migliora, «Tuta #5, Scrittura per non sparire», 2024

Foto: Fausto Brigantino

Le tute di Marzia Migliora parlano con il «Trionfo della Morte»

A Palazzo Abatellis l’artista piemontese rilegge il celeberrimo affresco tardogotico attraverso dei capi d’abbigliamento, realizzati dalla sartoria del Teatro Massimo, che ne richiamano la palette cromatica e alcuni accessori

«Minuto Mantenimento» è la mostra personale di Marzia Migliora (Alessandria, 1972) allestita nel Palazzo Abatellis di Palermo dal 21 marzo al 25 maggio. Si tratta di un progetto in cui l’artista rilegge in chiave contemporanea l’iconografia del celeberrimo «Trionfo della Morte», l’affresco staccato datato 1446 circa conservato nella Galleria Regionale della Sicilia. 

Il cuore della mostra è costituito dai 30 disegni di progetto di «Quaderno 58, Minuto Mantenimento», risultato di un ciclo di workshop tenuto nel 2024 in occasione del progetto «Spazio Acrobazie. Laboratorio di produzione e di riqualificazione attraverso la mediazione artistica», destinato alle persone in carico all’Uepe (Ufficio Interdistrettuale per l’esecuzione penale esterna di Palermo), e agli operatori sociali e culturali. Incontri e relazioni che hanno portato alla progettazione di uno specifico capo d’abbigliamento, la tuta da lavoro, che viene declinato in intimo e visionario ritratto dei partecipanti al laboratorio. Una restituzione estetica in chiave sociale di processi narrativi, in cui si dà voce alle persone recluse, e che ruota intorno alle loro parole. «Il mare è l’unica cosa che mi rende libero», si legge su uno dei disegni a margine del progetto di una tuta le cui tasche contengono acqua di mare, «il mio strumento di lavoro sono le mani» a inspirare la tuta con le «braccia extralunghe» o «scrivo, scrivo ogni santo giorno» per la tuta riccio, per disegnare sui muri dei corridoi stretti. 

L’arte come spazio di libertà in cui ci si affida all’immaginazione per varcare muri e affermare il diritto all’identità. In uno dei disegni viene citato Thayaht (Ernesto Mirhalles), artista degli anni Venti che è passato alla storia come l’inventore della tuta, capo d’abbigliamento universale che consente libertà di movimento. In mostra, in dialogo con il «Trionfo della Morte», c’è una scenografica installazione di cinque tute-scultura, definite «tute parlanti» realizzate in collaborazione con la sartoria del Teatro Massimo come abiti di scena. Il riferimento all’affresco tardogotico è nella palette cromatica, ma anche nella scelta di particolari accessori, come ad esempio i guanti che ricorrono sia nel dipinto sia nei costumi contemporanei. Il Trionfo, per la ricchezza di dettagli iconografici, rappresenta uno straordinario repertorio sia per la storia del costume sia sociale del tempo. In mostra anche cinque monotipi di grandi dimensioni, i burattini della tuta#4 «teatro del non detto» e il libro-manuale «Minuto Mantenimento» (Luca Sossella Editore). Il progetto «Spazio Acrobazie», curato da Elisa Fulco e Antonio Leone, innovativo modello di formazione, ha riqualificato già diverse aree comuni degli spazi detentivi di Palermo attraverso workshop tenuti da Francesco Arena, Flavio Favelli, Genuardi/Ruta e Paolo Gonzato. Nei prossimi mesi proseguirà con le restituzioni di Stefania Galegati, Francesco Simeti e Andrea Sala.

Marzia Migliora, «Tuta #2, Voce di paesaggio», 2024. Foto: Fausto Brigantino

Giusi Diana, 14 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

Le tute di Marzia Migliora parlano con il «Trionfo della Morte» | Giusi Diana

Le tute di Marzia Migliora parlano con il «Trionfo della Morte» | Giusi Diana