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L’elenco dei restauratori dopo l’odissea è ancora un miraggio

L’elenco dei restauratori dopo l’odissea è ancora un miraggio

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Se non ci saranno altre sorprese è rinviato a fine 2017  

 

L’odissea dell’«Elenco dei restauratori di beni culturali» dura da 12 anni e non si sa quando avrà fine. Previsto dal Codice dei Beni culturali nel 2004, il percorso comincia con un’attesa lunga cinque anni: nel 2010 il Mibact avvia il bando di concorso per l’iscrizione nell’elenco che viene sospeso perché in contrasto con le norme emanate nel frattempo. Passano altri anni: nel giugno 2015 parte il nuovo bando e l’elenco sembra una meta possibile. Le maglie dei requisiti richiesti si sono allentate e al Mibact arrivano circa 6.500 domande con relativa documentazione. La Commissione che valuta i requisiti dei candidati comincia i lavori a inizio 2016. Esplode il caso della mancata «equipollenza» (cfr. n. 363, apr. ’16, p. 5): il diploma dei restauratori usciti fino al 2009 dalle prestigiose Scuole di Alta Formazione (Saf) dello stesso Mibact (Istituto Centrale del Restauro, del Restauro Librario di Roma e Opificio delle Pietre Dure di Firenze) dopo 4 anni di studio e molti altri di esperienza, non viene considerata «equipollente» alla laurea magistrale (5 anni di studio) istituita da una nuova legge. Viene sancita così una discriminazione ai danni dell’élite del nostro restauro, quella dei diplomati Saf che, tra l’altro, non potranno essere iscritti «ope legis» nell’elenco come stabilisce la legge, cioè il Codice dei Beni culturali. Per il Mibact, valgono meno dei giovani laureati appena usciti dai corsi universitari. 

 

La prima conseguenza negativa per i diplomati Saf si presenta quando, a maggio 2016, il Mibact lancia il concorso per assumere 500 funzionari tra i quali 80 restauratori (cfr. lo scorso numero, p. 7). Intanto, tra proteste e ricorsi si affrontano da un lato i diplomati Saf (in prima linea l’associazione Ora, Organizzazione Restauratori Alta formazione), dall’altro gli iscritti alla Cna (Confederazione Nazionale Artigiani e piccoli imprenditori) e ad altre associazioni (tra queste Le Ragioni del Restauro e l’Ari, Associazione Restauratori d’Italia) che avevano già ottenuto che i requisiti richiesti consentissero l’accesso al famoso elenco di un numero davvero eccessivo di candidati senza valide competenze. Il Mibact tace ma il 21 luglio, con una mossa improvvisa, riconosce finalmente i diritti dei diplomati Saf. Il documento della svolta, firmato dal direttore generale Educazione e Ricerca del Mibact Francesco Scoppola su richiesta della Commissione che sta componendo l’elenco, «dispone la pubblicazione di un elenco parziale che anticipa il riconoscimento della qualifica di restauratore». In pratica vengono inseriti per primi, in blocco nell’elenco tutti gli 800 diplomati Saf senza aspettare che la Commissione termini i lavori. Immediati i ricorsi. La Cna, Le Ragioni del Restauro e l’Ari si appellano al Tar del Lazio che in pochi giorni accoglie la loro «istanza cautelare»: il 6 agosto sospende d’urgenza «l’efficacia esecutiva» del decreto Mibact del 21 luglio. Tutto è congelato: la decisione di merito arriverà dalla camera di consiglio del Tar il 14 settembre. Intanto l’elenco, essenziale per mettere ordine nel campo del restauro, resta un miraggio. La Commissione avrebbe dovuto consegnarlo entro il 31 maggio, sembrava pronto, invece ottiene dal Mibact una proroga di 60 giorni poi un’altra di 12 mesi. Se non ci saranno altre sorprese l’elenco vedrà la luce a fine estate 2017.

 

Edek Osser, 08 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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