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Vittorio Bertello
Leggi i suoi articoliTorino. Il 20 ottobre è stato stipulato un accordo tra Direzione Generale Belle Arti e Paesaggio e Direzione Generale Biblioteche e Istituti Centrali in base al quale quest’ultima si avvale, in via transitoria e temporanea, degli Uffici Esportazione per lo «svolgimento delle funzioni precedentemente svolte dalle Soprintendenze bibliografiche regionali in materia di tutela connesse alla libera circolazione dei beni bibliografici», come riferisce una circolare del 22 ottobre del Mibact.
L’accordo fa seguito a un decreto legge del 19 giugno, convertito in legge il 4 agosto e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 14, che privava le Regioni dell’esercizio autonomo della tutela in materia di beni librari. In proposito abbiamo sentito il presidente dell’Alai- Associazione Librai Antiquari Italiani, l’antiquario Marco Cicolini.
Che cosa comporta questo accordo?
Non risolve affatto i nostri problemi, anzi. Siamo in una specie di pantano. L’autorità di riferimento nel settore erano le Regioni. Noi antiquari librari (che non siamo mai stati contrari alla loro competenza in materia) avevamo sollecitato a suo tempo l’uniformizzazione dei protocolli e dei tempi burocratici nelle diverse amministrazioni regionali. Il Ministero ha fatto l’esatto contrario: ha tolto l’incarico alle Regioni e ora che ne ha piena competenza i suoi uffici su cui ha scaricato il lavoro non sono in grado di smaltirne il carico operativo. Noti che il Ministero ha chiesto alle Regioni quale era la mole di lavoro che svolgevano solo dopo la conversione in legge del decreto. A puro titolo di esempio, in Piemonte nell’anno 2014 le pratiche sono state 1.000, per duemila volumi oggetto di transazione.
Che riscontri ha avuto dal Ministero?
La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale è del 14 agosto. Il 18 io ho chiesto chiarimenti urgenti al Ministero, che il 10 settembre ci risponde prendendo tempo e a metà ottobre, dopo tre mesi di stop, comunica questa «soluzione» che in realtà ancor oggi (siamo a fine novembre) non è operativa; mi chiedo se ci stiano prendendo in giro.
Stiamo parlando sostanzialmente del rilascio degli attestati di libera circolazione e delle licenze di esportazione.
Esatto. Per i 105 librai associati all’Alai è una questione di vitale importanza, che comporterebbe, permanendo la situazione attuale, un danno economico rilevante. Il mercato del libro antico in Italia conosce una crisi annosa, legata anche all’elevata età media dei collezionisti e al disinteresse al settore dei giovani. L’accesso al mercato estero per noi è fondamentale. Ad esempio, per i principali prossimi appuntamenti in fiere di antiquariato librario fuori dai nostri confini (Stoccarda, a fine gennaio; New York e Parigi ad aprile; Londra a fine maggio), che prevedono una prenotazione dello stand di anno in anno, alcuni dei nostri associati non sanno come fare. Una cosa è certa: non si può partecipare a questi eventi senza una documentazione irreprensibile, o in attesa che la documentazione arrivi. Il cliente estero che deve attendere 40 o 60 giorni per un ulteriore documento si rivolge al mercante di un altro Paese. Alcuni di noi stanno pensando di rinunciare, perdendo così la quota di adesione già versata.
Come dovrebbe funzionare ora il rilascio di questi documenti?
L’accordo prevede che partecipino a una specie di commissione dei funzionari delle Biblioteche. Gli uffici della Soprintendenza non hanno una competenza specifica: si appoggiano ai bibliotecari che però non hanno esperienza di mercato. Gli antiquari esprimono un valore venale; i bibliotecari dovrebbero valutarne la congruità per la rarità del libro; per accertare quest’ultima dovrebbero servirsi del database dell’Iccu, l’Istituto Centrale del Catalogo Unico (che, pur essendo incompleto, è la risorsa più preziosa a disposizione del Ministero e ha rischiato di chiudere già molte volte), dei database e cataloghi degli antiquari e dei cataloghi delle case d’asta. In concreto si possono determinare diversi tipi di impasse. A Bologna attualmente non c’è un bibliotecario disponibile, che per il momento deve venire da Parma. A Milano la Soprintendenza rifiuta, per mancanza di personale, di esaminare pratiche librarie. Questi sono gli esempi più eclatanti. Tra l’altro, ci sono alcuni banali dettagli che però banali non sono: il software di cui ci si deve servire per la presentazione delle richieste di esportazione, ad esempio, non è adatto alle nostre schede di archiviazione.
Quali sono i nodi da sciogliere?
I punti fondamentali sono due: il termine cronologico e la soglia di valore. Tutelare ogni oggetto che ha più di 50 anni è un principio totalmente inaccettabile nel caso dei multipli editoriali. Assimilare questi alla categoria dei beni culturali, come quadri e sculture, è un principio distorto a meno che non si parli di esemplari con dediche autografe o con annotazioni di pugno dell’autore. Nel mondo delle biblioteche e in quello accademico a separare il libro antico da quello moderno è lo spartiacque dell’anno 1830. Per le soglie di valore, il Ministero rifiuta con toni sprezzanti di considerarne alcuna. Quella fissata all’estero (41mila euro per i libri) siamo noi stessi a considerarla troppo alta. ma una soglia «zero» come quella ora in vigore va contro ogni buon senso e ha come unico effetto la paralisi del mercato. Le nostre ultime proposte sono sul tavolo del direttore generale Rossana Rummo da tempo, ma sino a oggi non hanno avuto soddisfazione.
La situazione, insomma, è critica.
Sì. La prospettiva a breve è quella di inondare di richieste di attestati di libera circolazione le Soprintendenze, che non saranno in grado di farvi fronte. I librai antiquari dell’Alai soffrono oltretutto anche la concorrenza sleale di privati e di altri operatori che, sui principali siti commerciali online, vendono assiduamente libri vecchi o antichi senza dover sottostare alle regole di cui abbiamo parlato. Nel frattempo, se non accade qualcosa, c’è il rischio che nel giro di un paio d’anni il numero dei librai antiquari si dimezzi.
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