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Davide Landoni
Leggi i suoi articoliStefania Pandakovic, capo del dipartimento di Libri e Manoscritti della Casa d’Aste Il Ponte e, ora, per la prima volta in Italia, anche del nuovo dipartimento Discovery&Tech, svela dinamiche e prospettive di un mercato in espansione.
A che punto è il mercato del libro antico?
In Italia si conferma solido, sostenuto da una tradizione culturale unica e da un’offerta ampia, soprattutto per la ricchezza di contenuti e categorie. Con un volume di vendite all’asta che si attesta intorno ai 5 milioni di euro annui, il settore mostra segnali incoraggianti. Sebbene i risultati siano ancora distanti da quelli delle principali piazze internazionali, l’Italia sta lavorando con cura per valorizzare il proprio patrimonio librario, ponendo le basi per una crescita strutturata e sostenibile. La tendenza appare decisamente favorevole. Nell’ultima sessione di febbraio Il Ponte ha aggiudicato il 96% dei lotti, con una rivalutazione del 224% e un ricavo complessivo di 850mila euro, quasi il doppio rispetto ai 440mila registrati a settembre 2024. Un risultato che conferma come, pur restando un settore di nicchia, il comparto stia vivendo una fase di concreta espansione, soprattutto quando l’offerta si distingue per qualità ed eccezionalità della proposta.
Chi sono gli acquirenti? E perché acquistano?
Si tratta di collezionisti colti, consapevoli del valore di ciò che acquistano. Spesso sono studiosi della materia o operatori del settore alla ricerca di volumi rari, difficilmente reperibili sul mercato primario. Il bacino più ampio resta quello statunitense, mentre in Europa i mercati più dinamici sono quello inglese, italiano, francese e tedesco. Non mancano buyer dal Medio Oriente, dalla Cina, dal Giappone e dal Sud America. Negli ultimi anni stiamo osservando un incremento significativo della partecipazione italiana alle aste, segnale di un interesse crescente in un contesto tradizionalmente più discreto.
Range di prezzi?
In media questi lotti si collocano in un range compreso tra i 200 e i 200mila euro. Non mancano, tuttavia, eccezioni di particolare rilievo, che si distinguono per caratteristiche straordinarie e raggiungono risultati ben oltre i consueti parametri di mercato.
Si compra per investimento o per passione?
L’acquisto di libri antichi nasce quasi sempre da una passione autentica. Raramente chi compra lo fa con l’intento di rivendere nel breve periodo, fatta eccezione per i librai antiquari, che talvolta agiscono con una precisa strategia commerciale e un acquirente già individuato. Nella maggior parte dei casi, però, si tratta di un desiderio profondo: possedere un volume raro, prezioso, che magari ha inciso sul corso della storia. Si potrebbe definire un collezionismo allo stato puro, che non ricerca il guadagno né l’esposizione, e nemmeno necessariamente la fruizione. A fare la differenza sono le caratteristiche del libro e il suo stato conservativo, ma ciò che più conta è spesso l’aura dell’oggetto in sé.
Che cosa concorre a determinare il valore di un libro antico?
Sono essenzialmente tre fattori: rarità, provenienza e stato di conservazione. Più un’opera è difficile da reperire sul mercato, maggiore sarà il suo valore, soprattutto se realizzata con materiali pregiati e in condizioni che ne abbiano preservato l’integrità nel tempo. Quest’ultimo aspetto dipende spesso dalla cura dei precedenti proprietari, il cui status sociale e la rilevanza collezionistica può contribuire in modo significativo al prestigio e al valore del volume.
Libri antichi e libri d’artista hanno mercati diversi?
La distinzione tra libri antichi e libri d’artista risiede soprattutto nella forma, più che nella loro destinazione collezionistica. I criteri di catalogazione sono infatti i medesimi e, sia in Italia che all’estero, si tende sempre più a presentarli negli stessi cataloghi, valorizzandoli con pari dignità e riservando particolare evidenza ai lotti di maggiore qualità. Un aspetto interessante dei libri d’artista è la loro accessibilità: se confrontati con le opere d’arte moderna e contemporanea, risultano particolarmente attrattivi per collezionisti emergenti.
Esistono categorie che riscuotono maggior interesse?
La cartografia, i volumi dedicati ai viaggi e alla scienza, in particolare quelli legati a nomi leggendari come Newton, Darwin e Einstein. Che cosa affascina di più, se non l’idea di tenere tra le mani un pezzo di storia, una scoperta rivoluzionaria, un’innovazione che ha segnato un passaggio fondamentale nell’evoluzione del pensiero umano?
Vendite storiche?
Come accade in altri settori, anche nel mercato librario le «single owner sale», spesso caratterizzate da collezioni di straordinaria qualità, ottengono risultati eccezionali. Un caso emblematico è quello della Bibliotheca Brookeriana, la collezione di 1.300 volumi appartenuta allo studioso T. Kimball Brooker, che lo scorso anno ha totalizzato oltre 20 milioni di dollari in un’asta da Sotheby’s, e i cui incanti proseguiranno anche nel corso di quest’anno. Un successo simile, al quale ho avuto il privilegio di partecipare in prima persona, è stato quello ottenuto da Christie’s nel 2016 con la biblioteca scientifica di Giancarlo Beltrame, aggiudicata per circa 10 milioni di sterline. Di quella straordinaria vendita è impossibile non ricordare il celebre volume di Georg Joachim Rheticus, in cui per la prima volta viene pubblicata la teoria eliocentrica copernicana, battuto per 1,8 milioni di sterline. Tra i libri che raggiungono cifre da capogiro si annovera anche The Birds of America di John James Audubon, venduto nel 2018 da Christie’s per quasi 10 milioni di dollari. Tra i volumi più importanti che ho avuto il piacere di trattare personalmente, spicca l’Hortus Eystettensis di Basilius Besler, stampato nel 1613, aggiudicato per quasi 2 milioni di sterline.
E in Italia?
Nel 2024 Il Ponte ha avuto l’onore di vendere il Codice Santini, un rarissimo manoscritto del ’500 contenente progetti ingegneristici di eccezionale valore scientifico, storico e artistico. Un’opera di grande rilevanza, nonché uno dei volumi più significativi che abbia mai trattato, che fin dalle prime fasi ha suscitato l’interesse del Ministero della Cultura, il quale ha avanzato un’offerta di 330mila euro. Oggi, questo prezioso manoscritto è tornato tra le mura del Palazzo Ducale di Urbino, il luogo dov’è nato e che ha ispirato le sue pagine. Un risultato e un obiettivo che rappresentano un esempio emblematico in Italia di collaborazione tra pubblico e privato, testimoniando l’impegno congiunto nella tutela e valorizzazione del patrimonio storico e artistico nazionale.
L’offerta contingentata è un problema?
L’editoria industriale ha indubbiamente ridotto la preziosità delle edizioni, concentrandosi principalmente sulla moltiplicazione delle copie disponibili, con un impatto diretto sull’esclusività e sull’appeal di volumi che, in passato, venivano trattati con la stessa cura e attenzione riservata a un’opera d’arte. Sebbene il mercato possa sembrare a rischio di stagnazione, esistono comunque delle eccezioni significative: prime edizioni di opere come Harry Potter sono state vendute per cifre che arrivano fino a mezzo milione di euro.
Le nuove tecnologie rappresentano una minaccia?
Niente affatto, anzi, permettono ai collezionisti di essere sempre più informati e consapevoli. L’evoluzione tecnologica e la storia del libro sono interconnesse: senza i libri, l’innovazione sarebbe rimasta limitata; senza gli strumenti, le idee non avrebbero avuto impatto. Presentare insieme questi mondi celebra il progresso umano. Con questo spirito nasce Discovery&Tech, il nuovo dipartimento de Il Ponte Casa d’Aste, realizzato in collaborazione con il Millon Auction Group e dedicato alle icone dell’innovazione e agli oggetti simbolo del progresso tecnologico. Un dipartimento che apre un nuovo scenario per le future generazioni di collezionisti, i quali riconoscono negli oggetti tecnologici e scientifici non solo testimonianze del passato, ma veri e propri frammenti culturali, simboli di un’epoca in cui scienza e innovazione sono le forze trainanti del cambiamento.
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