Georgina Adam
Leggi i suoi articoliHo letto con tristezza della nota consulente d’arte Lisa Schiff, attualmente bersaglio di due azioni legali che sostengono che abbia frodato i clienti utilizzando lo schema Ponzi (un modello economico di vendita truffaldino ideato da Charles Ponzi, che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi «investitori», a loro volta vittime della truffa, Ndr)
Questo caso me ne ha ricordati altri del mercato dell’arte in cui si sono verificati illeciti accertati. Andando indietro nel tempo, Michel Cohen ha truffato circa 50 milioni di dollari ai mercanti d’arte prima di darsi alla fuga (non è mai stato condannato). Oppure Ezra Chowaiki, che si è dichiarato colpevole di una serie di accuse, tra cui quella di frode, in uno scandalo da 16 milioni di dollari, ed è finito in carcere, così come il consulente londinese Timothy Sammons che ha truffato i clienti per circa 30 milioni di dollari e che secondo il pubblico ministero ha usato i suoi guadagni illeciti per finanziare uno stile di vita sfarzoso. Anche Inigo Philbrick, in carcere per aver sottratto a decine di esperti professionisti dell’arte una cifra da capogiro, 86 milioni di dollari, in una serie di operazioni artistiche.
Poi c’è stata Anna Delvey/Sorokin, oggetto di una serie Netflix, che ha truffato amici e mecenati per centinaia di migliaia di dollari, promettendo un nuovo club artistico privato a Manhattan e vantando un fondo fiduciario inesistente. Oppure Angela Gulbenkian, condannata e incarcerata per aver frodato i suoi clienti, in particolare per una scultura di zucca di Yayoi Kusama del valore di 1,4 milioni di dollari e le cui spese sono state dettagliate in tribunale: 10.500 dollari per un jet privato, 3.920 dollari al Café Royal e 16.985 dollari da Harrods.
Tenere il passo con clienti miliardari è un’altra trappola, la fiducia è fondamentale: è difficile essere presi sul serio se si arriva in un taxi malconcio in un ranch da 50 milioni di dollari in California, durante la vendita di un Rothko da 20 milioni. Lo stile di vita sfarzoso, le iscrizioni ai club, i jet privati e gli abiti firmati sono in realtà necessari per infondere fiducia nei clienti, devono sentirti come uno di loro, ma uno di quelli che capisce l’arte, con un accento elegante e magari un background intelligente, come Philbrick.
Ma il pericolo maggiore è che il commerciante/consulente/agente voglia emulare i propri clienti, vivere come loro. Ma non avendo quei miliardi alle spalle, finanziano lo stile di vita da champagne attraverso la loro attività. Il che a volte funziona, finché non funziona più e finiscono in tribunale o, peggio, in prigione. Dovremmo esserne tristi o cinici?
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