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Una sala del Museo Giovanni Boldini a Palazzo Massari

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Una sala del Museo Giovanni Boldini a Palazzo Massari

Lo charme dell’ignoto di Boldini e De Pisis

Alessandro Martini

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Giovanni Boldini protagonista: non soltanto con la grande mostra che ai Musei San Domenico di Forlì si propone come la maggiore mai dedicata al pittore ferrarese-parigino (cfr. Il Giornale dell’Arte, n. 349, gen. ’15, p. 25), ma anche con l’allestimento «fuori sede» delle collezioni del museo a lui dedicato in Palazzo Massari a Ferrara (tuttora inagibile dopo il sisma del 2012), che dal 31 gennaio nel Castello Estense presenta le sue raccolte private e il materiale dell’atelier del pittore. Nell’antologica forlivese, i curatori Fernando Mazzocca e Francesca Dini si confrontano con la discontinua fortuna critica di Boldini (Ferrara, 1842-Parigi, 1931) e suggeriscono nuove visioni e interpretazioni, tra Firenze e Parigi. Il nuovo allestimento di Ferrara si prefigge il medesimo obiettivo di una più completa analisi critica attraverso una selezione di opere provenienti dal Museo Boldini, parte delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Massari inaccessibili da maggio 2012. La direttrice Maria Luisa Pacelli ha curato la presentazione «parziale e semitemporanea» dell’opera di Boldini, affiancata dalla sezione dedicata a Filippo de Pisis (Ferrara, 1896-Milano, 1956), l’altro maestro ferrarese attivo sul palcoscenico parigino di cui le Gallerie possiedono il maggior nucleo museale. Lungo il percorso al piano nobile del Castello Estense, l’installazione sonora dell’intervista concessa da Boldini al giovane e ancora incerto concittadino e collega («Corriere Padano», 4 ottobre 1925), suggerisce un’ideale continuità tra i due artisti: «L’amore ardente per la forma e la bellezza pare ci accomuni a dispetto di tante lontananze, scrive De Pisis. E poi lo charme dell’ignoto». La sezione dedicata a Boldini si snoda lungo un percorso cronologico e tematico. Sono esposte 52 opere, tra cui grafiche e documenti (sull’epistolario, la curatrice delle Gallerie Barbara Guidi ha appena pubblicato per la Fondazione Ferrara Arte il volume Boldini a Parigi. Ritratto di un pittore attraverso le lettere, Ä 35,00). Maria Luisa Pacelli sottolinea la presenza nelle nuove sale di alcuni dipinti «non necessariamente destinati al mercato e per lo più sempre rimasti di proprietà dell’artista. Si tratta di opere anche sperimentali, che ci raccontano il lavoro di Boldini, il suo ambiente professionale e di vita, l’atelier». Sono una selezione della collezione che, donata dalla vedova e allestita nel 1935 da Cesare Brandi come studio-museo, è giunta a Palazzo Massari soltanto nel 1975. Nelle sale monumentali del Castello Estense, che ancora conservano i segni del sisma accanto ai nuovi allestimenti progettati da Antonio Ravalli (grandi pannelli di sala, corpi illuminanti su disegno), si susseguono opere precoci («Le sorelle Lascaraky», 1869), vedute parigine e della vita moderna («Notturno a Montmartre», 1883 ca) e icone della ritrattistica boldiniana («Ritratto del piccolo Subercaseaux», 1899; «La signora in rosa», 1916) con le protagoniste della Belle Époque, da Madame Lydig alla contessa de Leusse a Olivia de Subercaseaux Concha, e degli amici artisti, come Degas, Menzel e Whistler. Altre 24 opere, tra cui 8 dipinti e 20 lavori su carta, sono in prestito fino al 14 giugno ai Musei San Domenico. Nei Camerini del principe, abitualmente non aperti alle visite, la sezione dedicata a De Pisis presenta 33 oli su tela (le opere su carta saranno esposte a rotazione), giunti ai musei civici grazie all’attività della Fondazione Pianori e al lascito di Manlio e Franca Malabotta del 1996. Il medesimo sistema di pannelli neri a parete è il solo elemento aggiunto a sale integralmente ricostruite «in stile» negli anni Ottanta, simulacro degli ambienti distrutti durante la guerra. Si succedono, in un percorso cronologico, opere come «Natura morta col martin pescatore» (1925), dipinta a Ferrara prima del trasferimento nella capitale francese, e «Le cipolle di Socrate» (1927), riflessione di De Pisis sul De Chirico metafisico; e, ancora, i capolavori del periodo parigino, come le nature morte marine, «Il gladiolo fulminato» (1930) e «Strada di Parigi» (1938), fino ai ritratti maschili come «Allegro» (1940) e le opere dell’ultima, dolorosa stagione. Le due sezioni sono destinate a traghettare le Gallerie fino alla riapertura di Palazzo Massari. «L’obiettivo è di far vivere i musei anche al di fuori della loro sede naturale, a cui dovranno comunque tornare, dice la Pacelli. Non vogliamo realizzare soltanto i lavori strettamente necessari, già previsti prima del sisma, ma interventi più sostanziali che riqualifichino un’intera porzione di centro storico, connettendo nuovamente i due nuclei del Palazzo, cinquecentesco e settecentesco, con il parco pubblico, sua pertinenza storica». I musei custoditi nel complesso di Palazzo Massari (Museo dell’Ottocento, Museo Boldini e Museo d’Arte moderna e contemporanea De Pisis), fermi all’allestimento del 1996-98, richiedevano lavori di adeguamento non più procrastinabili e nuovi spazi, in particolare per il Museo Michelangelo Antonioni e l’archivio del regista ferrarese (47mila pezzi), acquisito nel 1998 e ora in corso di digitalizzazione. Il progetto architettonico, prossimo all’avvio, prevede consistenti interventi sui due edifici, che saranno realizzati per lotti successivi. La riapertura del piano nobile con il Museo Boldini e il Museo dell’Ottocento è prevista entro il 2018. Sono per ora disponibili circa 12 milioni di euro, grazie a finanziamenti europei e regionali, per opere di consolidamento strutturale e adeguamento antisismico. Il progetto museale, a cura di Antonio Ravalli, già artefice dell’allestimento al Castello Estense, prevede la liberazione del palazzo da superfetazioni esterne e interventi di nuova edificazione per impianti, collegamenti e servizi. In un blocco affacciato sul parco e rivestito di zinco titanio nero, due sale climatizzate secondo gli standard internazionali (livelli non consentiti negli ambienti storici, ricchi di decorazioni a parete e a pavimento) potranno ospitare opere in prestito da altri musei. Il ruolo di nuovo fulcro urbano, conferma Ravalli, da un lato impone la riqualificazione del grande atrio, elemento passante verso il parco e snodo delle nuove funzioni culturali, dall’altro consente di ipotizzare l’accorpamento di funzioni diverse, ricreative e universitarie.

Palazzo Massari

Maria Luisa Pacelli, direttrice delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara

Una veduta del percorso dedicato a Giovanni Boldini nel Castello Estense

Il Castello Estense

Una sala del Museo Giovanni Boldini a Palazzo Massari

Alessandro Martini, 09 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

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