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Massimiliano Cesari
Leggi i suoi articoliLo scorso marzo, durante un intervento di verifica statica dei sotterranei dell’ex ospedale dello Spirito Santo, primo nosocomio del capoluogo salentino (e futura sede della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Brindisi, Lecce e Taranto), sono stati rinvenuti numerosi reperti archeologici
La fabbrica originaria dell’edificio, collocato a ridosso di una delle porte storiche cittadine, Porta Rudiae, risale, come si legge nella guida cittadina del De Simone (1874), alla seconda metà del XIV secolo, quando era amministrato dall’Ordine dei Domenicani. Con il travagliato passaggio alla Città, avvenuto nel XVI secolo, l’edificio fu ricostruito su progetto dell’architetto Gian Giacomo dell’Acaya (1548). In tempi più recenti, XIX secolo, la struttura ha ospitato uno dei primi orologi elettrici della città, messi a punto dal fisico e astronomo Giuseppe Candido, che per tali congegni ricevette anche una «menzione onorevole» all’Esposizione Universale di Parigi (1867).
La recente operazione di verifica, coordinata dalla locale Soprintendenza, realizzata grazie all’intervento dei vigili del fuoco e degli specialisti del Saf (Speleo alpino fluviale), che si sono calati nelle cavità dell’antica chiesa che fa parte del complesso, ha permesso di esplorare un’area ipogea di circa 150 mq. Le operazioni sono state seguite dal comandante provinciale dei vigili del fuoco, Eugenio Barisano, e dal funzionario Alessandro Polimeno, alla presenza dei rappresentanti della Soprintendenza.
L’obiettivo, come già detto, era quello di costatare la staticità dell’edificio, quindi grande è stata la sorpresa nello scoprire che quegli spazi sotterranei erano totalmente riempiti di detriti e reperti archeologici. Il sopralluogo è quindi stato sospeso, in attesa che la Soprintendenza decida come procedere al fine del recupero e della catalogazione del materiale.
I ritrovamenti, vista l’importanza storica del sito, oltre a incrementare la conoscenza della città sotterranea, potrebbero condurre (come già evidenziato da ricerche precedenti, come quella effettuata nel 2011 con l’impiego del georadar dall’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio Nazionale delle Ricerche) a ulteriori scoperte. I risultati di tali attività saranno presentati al pubblico dalla Soprintendenza prima dell’estate, nel corso di una conferenza stampa finalizzata a fare il punto sullo stato dei lavori.
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