«Picasyrène» di Enrico Baj dal «Manuale di zoologia fantastica» di Jorge Luis Borges Catiglioni e Corubolo Editori, Verona 1973

Archivio Baj, Vergiate

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«Picasyrène» di Enrico Baj dal «Manuale di zoologia fantastica» di Jorge Luis Borges Catiglioni e Corubolo Editori, Verona 1973

Archivio Baj, Vergiate

L’universo fantastico di Enrico Baj

In attesa della retrospettiva di Palazzo Reale, il Museo di Storia Naturale espone 22 acqueforti dell’artista nel centenario della nascita

A cento anni esatti dalla nascita, sono molti i progetti che, da ottobre, celebreranno l’arte di Enrico Baj (Milano, 31 ottobre 1924-Vergiate, 16 giugno 2003). Una piccola e gustosa anticipazione (dopo la bella rassegna «Baj. Libri in libertà», presentata da Biblioteca Nazionale Braidense e Accademia di Belle Arti di Brera con Archivio Baj) è però offerta, dal 16 luglio al 13 settembre, dalla mostra «Enrico Baj. Zoologia fantastica e altre nature», curata da Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj per il Museo di Storia Naturale di Milano. Qui trovano posto 22 delle molte, immaginifiche acqueforti realizzate dall’artista per il Manuale di zoologia fantastica di Jorge Louis Borges, per il Paradiso perduto di John Milton e per il De Rerum Natura (1958), un omaggio visionario a Lucrezio, oltre alla cartella «I Fiori» (1970).

Ovunque, il suo universo stralunato e fantastico, grottesco e surreale, l’ha portato a collaborare felicemente con poeti e letterati italiani e stranieri, da Breton a Duchamp, da Queneau a Sanguineti, a Eco e altri ancora, mentre dal 1951, da teorico, agitatore culturale e acceso polemista qual era, dopo aver preso parte all’Informale, fondava con Sergio D’Angelo il Movimento della Pittura Nucleare, poi, con Asger Jorn, il Movimento internazionale per una Bauhaus immaginista e, sempre con lui, nel 1954 dava vita agli Incontri internazionali della Ceramica ad Albissola Marina. Ecco la ragione della presenza qui (nel Centro Esposizioni e in Casa Museo Jorn, parti del MuDA-Museo diffuso Albisola) e a Savona (Museo della Ceramica) della mostra curata da Luca Bochicchio «BAJ. Baj chez Baj. Le ceramiche» (dall’8 ottobre al 9 febbraio 2025).

Stesse date per la retrospettiva «BAJ. Baj chez Baj» nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano, che riunirà circa 50 opere dai primi anni Cinquanta allo schiudersi del Duemila, scelte dalle curatrici Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj, per presentare le sue diverse stagioni, dagli esordi, vicini a Dadaismo e Surrealismo, all’Informale; dalla contiguità con il gruppo Co.Br.A alla nascita del Nuclearismo; dagli Ultracorpi agli Specchi, ai Meccano, ai mobili «animati» e alle figure dell’Apocalisse, passando per i celeberrimi Generali e le Dame creati, ironicamente, con passamanerie, bottoni e oggettini kitsch su tessuti elaborati. E, per la prima volta contestualizzato, il grandioso «I funerali dell’anarchico Pinelli», esposto 12 anni fa nella Sala delle Cariatidi. Uno solo il catalogo, di Electa, che ha coprodotto la mostra, cui si aggiunge un volume della sua collana A-Z: lemmari monografici che raccontano figure eclettiche del Novecento.

«Paradiso terrestre» di Enrico Baj da «De Rerum Natura» Schwarz editore, Milano 1958. Archivio Baj, Vergiate

Ada Masoero, 12 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

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L’universo fantastico di Enrico Baj | Ada Masoero

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