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MAOMETTO: ritrarre si poteva

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Redazione GDA

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L’Islam non è sempre stato così drastico contro la rappresentazione del profeta Maometto. Esiste infatti una ricca storia dell’arte che dimostra proprio il contrario. Le immagini del Profeta, diversamente dalla percezione di molti musulmani di oggi, hanno caratterizzato l’arte islamica almeno per i primi 14 secoli.
Nel Corano non esistono prescrizioni contro la sua rappresentazione, né contro quella delle figure umane; si svilupparono solo successivamente nella «hadith» (tradizione), su cui si basa gran parte della teologia di Maometto. Il tema dell’idolatria fu una preoccupazione della pratica religiosa, come per il Cristianesimo bizantino e l’Ebraismo. Le differenze tra le pratiche sunnite e sciite si svilupparono in particolare sotto l’impero mamelucco sunnita dell’Egitto, dove tutta l’arte figurativa, fatta eccezione quella per scopi pratici come i manuali di equitazione, scomparve intorno alla metà del XIV secolo. Nelle aree controllate dai sunniti, come il Golfo Persico e l’Africa settentrionale, le rappresentazioni del Profeta erano inaccettabili e la potenza (economica e politica) di Stati come l’Arabia Saudita e il Qatar hanno rafforzato la moderna diffusione di questa visione. Per gli sciiti di Iran e Iraq, i ritratti del Profeta e del genero Alì (che ne avrebbe ereditato i poteri temporali e spirituali) erano permessi, anche se le copie del Corano e le pareti degli edifici religiosi erano decorate soltanto con motivi astratti. Alcuni episodi della vita di Maometto, in particolare quello dell’isra e del miraj (il «viaggio notturno» durante il quale fu trasportato dall’arcangelo Gabriele a vedere Inferno e Paradiso e la successiva ascesa al cielo), erano soggetti prediletti nelle illustrazioni di manoscritti. Il Profeta è solitamente mostrato circondato da fiamme dorate che rappresentano lo Shekinah, lo spirito divino della profezia, e talvolta è velato, un tratto che conferisce forte potere mistico all’immagine. Le divisioni persistono: in Iran dipinti di Maometto e Alì si possono acquistare facilmente e il Grande ayatollah iracheno Al-Sistani ha dichiarato che immagini del Profeta sono concesse a patto che siano rispettose. La questione è ben più complessa di quanto molti commentatori lascino intendere.

Redazione GDA, 11 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

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