Valeria Tassinari
Leggi i suoi articoliIl problema del rapporto tra immagini e sacro non conosce equilibri stabili e si rinnova con forza anche nello sguardo contemporaneo, se ci si esime dalle polemiche di matrice religiosa o dalle semplicistiche sottrazioni aniconiche, che sembrerebbero neutralizzarlo. La questione, che notoriamente affonda le sue radici fino ai livelli più antichi della storia dell’arte e delle culture, si affronta continuando ad attingervi esempi di dolcezze e veleni, incanti e rifiuti, riti di adorazione e distruzioni rituali. Nel suo libro Michele Dantini, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università per Stranieri di Perugia e a Imt Scuola di Alti Studi di Lucca, entra nel vivo dell’antitesi «iconodulia aut iconoclastia» con un saggio intenso, che intende disegnare «a maglie larghe» una geografia delle controversie che nei secoli hanno accompagnato il tema dell’immagine e della rappresentabilità dello spirituale, metafisico o divino.
Per indagare le teorie sull’immagine da un osservatorio personale, apertamente schierato in posizione controcorrente rispetto a quella «perdita dell’aura» che sembra appiattire l’arte contemporanea su istanze lontane da ogni rapporto con il trascendente, Dantini ha dunque compiuto un’attenta selezione di opere d’arte, ma prima ancora di teologi, scrittori e filosofi, scegliendo un asse di analisi teso tra età moderna e avanguardie otto-novecentesche. Gli attaccanti Erasmo e Calvino, e i difensori di Controriforma, naturalmente, ma anche Dostoevskij, Florenskij, Heidegger e Pasolini, sono individuati come voci protagoniste di una sintetica controstoria della modernità (così la propone l’autore e così ci è piaciuto leggerla) che esplora il pensiero e l’opera di chi ha voluto capire se nella bellezza c’è davvero la chiave terrena di accesso alla trascendenza.
In cinque capitoli attraversati da memorabili esempi della storia dell’arte, partendo dalle spirituali still life protestanti del Nord Europa per arrivare alla Madonna Sistina di Raffaello, fino al pasoliniano «Vangelo secondo Matteo», si dipana un’indagine densa di riferimenti, seguendo le tracce del mistero antichissimo che porta il divino a poter essere nella forma, con una potenza che induce devozione o rifiuto.
Le forme del divino. Problemi di arte sacra tra prima modernità e Novecento
di Michele Dantini, 237 pp., ill. col., Il Mulino, Bologna 2024, € 24
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