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Courtesy Hauser&Wirth

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Maggio in galleria. Le mostre più importanti che inaugurano in Europa

Da Parigi a Londra, passando per Vienna e Amsterdam: i principali appuntamenti in programma questo maggio

Silvia Conta

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- Somerset (Regno Unito), Hauser & Wirth: Niki de Saint Phalle & Jean Tinguely. Myths & Machines (fino al primo febbraio 2026)

Niki de Saint Phalle (1930 – 2002) e Jean Tinguely (1925 – 1991) tornano insieme in una grande mostra che coinvolge l'intera sede di Hauser & Wirth Somerset, in collaborazione con la Niki Charitable Art Foundation. La prima mostra dedicata ai due artisti nel Regno Unito illustra la produzione artistica visionaria e la collaborazione creativa trentennale di Saint Phalle e Tinguely. La mostra si svolge nell'ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita di Tinguely. Per l'occasione, la sua opera innovativa e giocosa sarà celebrata a livello internazionale con una serie di mostre ed eventi. La mostra presenta opere su carta e decorazioni artistiche inedite di Saint Phalle, insieme ai suoi Shooting Paintings e alle monumentali sculture all'aperto. Le iconiche macchine cinetiche di Tinguely spaziano dagli anni '50 fino all'ultimo anno della sua vita, oltre alle opere collaborative multiforme realizzate dal duo nel corso degli anni '80.

- Londra, Robilant+Voena: «Stephen Appleby-Barr. Mesocosmos» (fino al 4 luglio)

Si tratta della prima mostra dell'artista canadese con la galleria dal 2022 e presenta una nuova serie di opere realizzate in due anni di lavoro. Insieme, i dipinti offrono uno sguardo su un regno di visioni meravigliose ma familiari, combinando l'immensa maestria tecnica di Appleby-Barr con immaginazioni oniriche scollegate dal tempo e dallo spazio. La mostra presenta il Mesocosmos dell'artista, un universo autonomo che si colloca nello spazio interstiziale tra il macro e il micro, tra il prima e il dopo, tra la finzione e la realtà, una sfera mutevole plasmata da un rapporto innatamente personale con il mondo. I venti dipinti in mostra hanno una qualità quasi spettrale, in bilico tra l'esattezza visiva e la possibilità dell'ignoto.

- Parigi, White Cube: «Robert Irwin» (fino al 19 luglio)

Per oltre settant'anni, l'artista americano e pioniere del movimento Light and Space ha ridefinito i contorni dell'arte. Questa mostra, l'ultima ideata dall'artista prima della sua scomparsa all'età di 95 anni nel 2023, riunisce otto opere fluorescenti da parete e una scultura monumentale realizzata nell'ultimo decennio della sua vita. Insieme, queste opere riassumono il fascino che Irwin ha sempre nutrito per l'esperienza nell'arte.

- Berlino, Sprüth Magers: «Cyprien Gaillard. Retinal Rivalry» (fino al 26 luglio)

Il nuovo film stereoscopico di Cyprien Gaillard, Retinal Rivalry (2024), è un viaggio affascinante attraverso il paesaggio urbano tedesco e i suoi strati di significato storico e sociale. A dieci anni dalla prima di Nightlife nel 2015, la galleria ha presentato in anteprima nell'area tedesca la nuova importante installazione cinematografica di Gaillard durante il Gallery Weekend Berlin. Basandosi sulla sua precedente esplorazione delle qualità scultoree delle immagini tridimensionali in movimento, l'opera va oltre i confini dello schermo. Sfruttando al massimo il potenziale delle tecnologie all'avanguardia, Gaillard offre una visione ampliata, nitida e profondamente toccante del mondo che ci circonda. La mostra personale condivide il titolo con il film ed è completata da nuove sculture a parete.

- Minorca (Spagna), Hauser & Wirth: «Mika Rottenberg. Vibrant Matter» (fino al 26 ottobre)

La prima mostra personale di Rottenberg in Spagna presenterà le celebri installazioni video Cosmic Generator (2017) e Spaghetti Blockchain (2019), insieme alle sue ultime opere Lampshares (2024-2025), scolpite da
viti di ribes e plastica riciclata. Forse la migliore introduzione all'opera di Rottenberg, il surreale e sovversiva Cosmic Generator esplora la globalizzazione, il lavoro e lo spettacolo, giustapponendo l'industria reale esistente ai sistemi di produzione spesso inaspettati dell'artista,
illustrando così l'assurdità della produzione e del consumo sfrenati dell'umanità. La distinzione tra architettura fantastica e spazio reale si confonde quando Rottenberg abbatte la distanza tra luoghi apparentemente
disconnessi - filmati in un mercato di articoli in plastica a Yiwu, in Cina, e al confine tra il Messico e la California - mescolandoli con elementi di realismo magico girati in studio e oggetti spostati all'interno dell'installazione stessa.

- Londra, Hauser & Wirth: «Michaela Yearwood-Dan. No Time for Despair» (fino al 2 agosto)

Attraverso dipinti, sculture, murales site-specific e installazioni, Michaela Yearwood-Dan cerca di costruire spazi di comunità, abbondanza e gioia. La mostra di debutto dell'artista con la galleria presenta nuovi dipinti di dimensioni monumentali e intime, tra cui un vasto dipinto paesaggistico su pannelli lungo 11 metri, insieme a sculture in ceramica riccamente decorate e panchine. Attraverso questi molteplici mezzi espressivi, Yearwood-Dan esplora i toni più tranquilli della femminilità e della comunità queer guidata da una profonda intuizione.

- Berlino, Sprüth Magers: «Michail Pirgelis. Seven Springs» (fino al 26 luglio)

Il percorso espositivo presenta una nuova serie di sculture da parete e da pavimento di Michail Pirgelis caratterizzate da strisce e altri elementi simili a bandiere. Insieme alle installazioni di carta da parati – una recente estensione della pratica artistica dell'artista – che mettono in risalto l'incessante sintesi di pittura, scultura e ambiente operata da Pirgelis. Traendo ispirazione dai resti in disuso dell'industria aeronautica, le opere di Pirgelis rinvigoriscono e sfidano le convenzioni del post-minimalismo, del ready-made e dell'arte concettuale.

- Londra, Perrotin: «The System is Alive» (fino al 2 agosto)

Una mostra collettiva che espone le opere di dodici artisti contemporanei il cui lavoro si confronta con una vasta gamma di strutture sistemiche. Utilizzando diversi media, questi artisti smantellano e mettono in discussione i sistemi che plasmano la vita quotidiana, sia affrontando logiche costruite, indagando infrastrutture personali o emotive, impegnandosi in un ricablaggio culturale o sovvertendo lo status quo sociopolitico. In mostre opere di Nina Chanel Abney, Iván Argote, Sophie Calle, Bernard Frize, Nancy Graves, Gregor Hildebrandt, Bharti Kher, Barry McGee, Takashi Murakami, Paola Pivi, Jesús Rafael Soto, Josh Sperling.

- Madrid, Albarrán Bourdais: «Angelika Markul. Haunted House» (fino al 5 luglio)

Per la sua terza mostra con la galleria Angelika Markul (Polonia, 1977) presenta un nuovo progetto cinematografico intitolato Haunted House, che esplora il castello medievale di Fougeret, noto come il luogo più infestato dalla Francia. Famosa per le sue installazioni su larga scala che spaziano dalla scultura al video, Markul affronta temi quali la memoria, il tempo, la creazione e la distruzione. Il suo lavoro fonde scienza e finzione per costruire miti che toccano questioni fondamentali. Spinta dal desiderio non solo di catturare immagini, ma anche di scolpirle, rendendo visibile l'oscuro e il nascosto, l'artista ha filmato i ghiacciai che si sciolgono in Patagonia, le impronte dei dinosauri nella regione australiana di Broome e persino la città di Chernobyl, documentando la rinascita della natura tra le rovine.

- Parigi, Marian Goodman, «Steve McQueen. Bounty» (fino al 25 luglio)

Si tratta della prima mostra personale di Steve McQueen a Parigi dal 2016. McQueen, uno degli artisti più influenti della sua generazione e regista di fama internazionale, è noto per la sua originale diffusione dei costrutti sociali, affrontando spesso storie dolorose e trascurate attraverso immagini proiettate e suoni. Bounty, una serie di 47 fotografie che catturano la vivida bellezza dei fiori autoctoni dell'isola caraibica di Grenada, fa il suo debutto europeo dopo la presentazione al Dia Chelsea di New York. Attraverso queste immagini verdeggianti, McQueen offre più di uno studio sulla natura: presenta una meditazione sulla storia, sul patrimonio delle Indie occidentali e sulla resilienza. Accanto a Bounty sarà presentata una nuova opera.

- Parigi, Marian Goodman, «Peter Fillingham. Basil Dress» (fino al 18 luglio)

La galleria presenta per la prima volta una mostra personale di Peter Fillingham con un nuovo gruppo di opere scultoree che risuonano di memoria e storia. Lavorando principalmente con materiali di recupero - oggetti spesso scartati per il loro scarso valore culturale o economico - Fillingham trasforma ciò che viene trascurato in forme scultoree e installazioni che trasmettono un senso di teatralità. Radicata nei margini, sia geografici che materiali, la sua pratica artistica esiste dove l'arte coesiste con la vita quotidiana. Trae ispirazione dalle strutture e dai sistemi che operano dietro le quinte nelle zone di transito, di commercio e di scambio quotidiano, dove i colori sono casuali e i materiali danno origine a “eventi” scultorei involontari.

- Stoccolma, Andréhn-Schiptjenko: «Sabine Mirlesse. Instruments» (fino al 28 giugno)

Dopo il suo debutto nel 2024 alla Andréhn-Schiptjenko di Parigi, l'artista franco-americana ha ideato una nuova serie di opere appositamente per gli spazi della galleria a Stoccolma e il paesaggio dell'arcipelago circostante. Le sculture presentate in Instruments sono state ispirate dalle ricerche condotte da Mirlesse nella capitale svedese, in particolare attraverso lo SMHI (Istituto meteorologico e idrologico svedese) e nelle collezioni archeologiche dell'Historiska Museet. Un'installazione fuori sede nel Mar Baltico inaugurerà la mostra e fungerà da fulcro concettuale, invitando gli spettatori a considerare gli strumenti progettati per interagire con il mondo naturale e decifrarlo come oggetti funzionali, estetici e spirituali. In concomitanza con la mostra, inoltre, è stata svelata anche Ode to Measurement, un'installazione scultorea in bronzo di Mirlesse, situata nelle acque al largo dell'isola di Skeppsholmen, a Stoccolma.

- Parigi, Andréhn-Schiptjenko: «Siri Derkert» (fino al 25 luglio)

Siri Derkert (1888-1973), artista di spicco nella storia dell'arte svedese, è nota per il suo stile espressionista altamente personale e per le sue monumentali commissioni pubbliche, spesso di natura politica. Molte delle sue opere esplorano il suo ardente interesse per la liberazione delle donne e le questioni ambientali, campi in cui è stata una pioniera e ha sollevato questioni ancora attuali. L'evoluzione di Siri Derkert da un elegante modernismo contemporaneo negli anni '10 a un'arte pubblica marcatamente politica, che l'ha resa famosa negli anni '60, testimonia i vari modi in cui un artista può relazionarsi con la sfera privata e quella politica.

- Parigi, Christophe Gaillard: «Soufia Erfanian. Lies That Bled Blue» e «Tirdad Hashemi. Butchered Bodies» (fino al 21 giugno)

Per prima volta nelle sue sale, la galleria presenta il lavoro di Tirdad Hashemi e Soufia Erfanian, artisti iraniani attualmente in residenza presso la Pinault Collection Lens. Queste due mostre sono il risultato dei loro primi mesi di ricerca e creazione all'interno della collezione e offrono uno sguardo intimo e toccante sulle esperienze di trasformazione, isolamento e memoria. Nello spazio frontale, Soufia Erfanian presenta Lies That Bled, una serie di tele che rivisitano i ricordi frammentati di un'infanzia segnata dalla perdita e dallo strappo. Tra la scomparsa improvvisa di un padre e l'allontanamento forzato di una madre a causa delle leggi patriarcali, il suo lavoro si sofferma sul modo in cui il passato si ricostruisce attraverso la memoria, oscillando tra verità, immaginazione e oblio. Piuttosto che cristallizzare una risposta, i suoi dipinti aprono uno spazio in cui il trauma diventa un processo in continua evoluzione, un percorso intimo verso la riconciliazione e la guarigione. Tirdad Hashemi, invece, occupa lo spazio principale della galleria con Butchered Bodies, una serie di dipinti in cui corpi trans appaiono in uno stato di sospensione, tra il divenire e lo scioglimento. Segnati dalla solitudine, dal desiderio e dalla resistenza, questi corpi non sono né immobili né vittime, ma entità in mutamento che rivendicano la loro presenza attraverso un'esistenza che oscilla tra visibilità e cancellazione. Hashemi esplora l'isolamento non come assenza, ma come luogo di costruzione identitaria, dove l'essere si frantuma e si ricostruisce incessantemente, dove la carne si esprime senza permesso e richiede di esistere.

- Parigi, Caccia Levi: «Lisetta Carmi. 11 febbraio 1966» (fino al 21 giugno)

La quarta mostra personale in galleria dedicata a Lisetta Carmi (1924, Genova – 2022, Cisternino) propone un corpo di lavori poco noto ma di straordinaria intensità: una selezione di sette fotografie  – alcune delle quali stampate dall'artista nel 1966 - della sequenza di venti fotografie dedicate al poeta Ezra Pound, realizzate a Sant’Ambrogio di Zoagli, nei pressi di Rapallo, l’11 febbraio 1966. Questo breve incontro visivo tra Carmi e Pound si svolse in condizioni incerte, quasi incidentali: la fotografa accompagnava un giornalista desideroso di intervistare il poeta, appena liberato dal manicomio di St Elizabeths (Washington) dove era stato internato per 12 anni, ritiratosi in un silenzio impenetrabile negli ultimi anni della sua vita. In pochi minuti – forse secondi – Carmi scatta una serie di immagini che sfuggono alla logica del ritratto convenzionale per addentrarsi in una zona di confine: quella tra presenza e assenza, identità e sparizione.

- Parigi, Mendes Wood MD: «Paula Siebra. O estranho familiar» (fino al 25 giugno)

È una visione della quotidianità: straordinariamente ordinaria, ma sottilmente turbata da un accenno di stranezza, come se l'intera scena potesse improvvisamente precipitare nel regno degli incubi. Una natura morta con una pistola, un paio di guanti e una rosa, disposta su un tavolo. La composizione di una delle prime opere di Paula Siebra per la mostra (il cui titolo significa letteralmente "lo stranamente familiare") sembra uscita da un romanzo di Agatha Christie. Per l'artista, il romanzo poliziesco è una metafora della pittura. Non tanto nello svelamento della trama, quanto nel piacere che proviamo nel girarci intorno, come un segugio intorno alla sua preda, tracciando i contorni di ogni personaggio, decifrando i loro gesti, mappando il mondo in cui vivono. C'è qualcosa di magico in questo tipo di indagine, un processo che si cristallizza attraverso l'intuizione, spesso al di là della portata del linguaggio. Proprio come la sfida di tradurre un dipinto in parole.

- Lisbona, Monitor: «Benedikt Hipp. Sore Spot» (fino all'11 luglio) 

Trasformazione e metamorfosi sono idee profondamente radicate nella pratica artistica di Benedikt Hipp (Monaco, Germania, 1977) e Sore Spot, attraverso opere che sembrano intrecciare mezzi artistici diversi – sculture pittoriche e dipinti scultorei –, promuovono uno sguardo sull'impermanenza e la trasmutazione. Questo "punto dolente", che in un primo momento può sembrare rimandare a una realtà fragile, indica invece la celebrazione della vulnerabilità come vera energia di creazione, rinnovamento e cambiamento.  Nel chiedersi in che modo la società ci cambia e in che modo anche noi cambiamo ciò che ci circonda, Benedikt Hipp espone la complessa struttura relazionale tra individuo e società, tra la parte e il tutto, l'identità e il corpo.

- Amsterdam, Annet Gelink: «Helen Verhoeven. Because» (fino al 28 giugno)

La prima mostra personale dell'artista presenta i nuovi lavori. Verhoeven realizza dipinti, talvolta accompagnati da opere in ceramica, vetrate, stampe, film o installazioni. Le sue opere spaziano da dimensioni molto ridotte a dimensioni monumentali, da semplici e iconiche a affollate e caotiche. Nel 2015 le è stato commissionato un nuovo lavoro per il nuovo edificio della Corte Suprema dell'Aia. La sua tela di 4 x 6 metri raffigura un'aula di tribunale densamente popolata e ricca di riferimenti giudiziari e storico-artistici. Il suo lavoro si concentra sull'esperienza umana: il tumulto dell'individuo e l'isteria del gruppo. A volte finemente resa, altre volte cruda, si appropria e inverte le tradizioni della ritrattistica di stato, della pittura religiosa e mitologica, della musa, del nudo, del fantastico e del mondano. All'interno di una sorta di spazio trans-storico, i suoi dipinti raffigurano estasi, disperazione, indifferenza, lussuria, aggressività e alienazione.

- Amsterdam, Annet Gelink: «Wilfredo Prieto. Save Box» (fino al 28 giugno)

Nell'ambito dell'Amsterdam Art Week, la galleria ha presentato Save Box (2014) di Wilfredo Prieto nel suo spazio espositivo The Bakery. La presentazione prosegue i festeggiamenti per il 25° anniversario della galleria, in corso da un anno, con l'esposizione di un'opera iconica e stimolante che racchiude sia lo spirito dell'artista che l'impegno costante della galleria nei confronti dell'arte contemporanea d'avanguardia. Presentata per la prima volta ad Art Basel nel 2015, Save Box rimane attuale e avvincente come sempre. L'opera invita gli spettatori a riflettere sui paradossi del valore nel mondo dell'arte. A prima vista, l'opera sembra nient'altro che una normale scatola di cartone, modesta, persino usa e getta. Tuttavia, al suo interno si nasconde una cassaforte, che crea un forte contrasto tra l'esterno banale e l'interno prezioso e protetto.

- Vienna, Croy Nielsen: «Reina Sugihara. Room for Spring» (fino al 28 giugno)

L'artista Reina Sugihara (nata nel 1988 a Tokyo), vive e lavora a nella capitale nipponica, e realizza dipinti enigmatici che nascono da un processo plasmato dall'intuizione e dalla memoria. Spesso legati a organismi viventi, partono da oggetti specifici che hanno un significato personale e li trasformano in sperimentazioni pittoriche attraverso l'astrazione, la stratificazione e la cancellazione. Per Room for Spring, la sua prima mostra personale nella galleria, due talismani sono stati il punto di partenza per un'esplorazione della prospettiva e dell'ambiguità percettiva. Facendo riferimento all'illusione ottica di Ebbinghaus, in cui un cerchio appare più grande o più piccolo a seconda delle dimensioni della forma che lo circonda, Sugihara riflette su come la percezione non sia fissa, ma contingente, influenzata dal contesto e dall'ambiente circostante.

- Londra, Cadogan Gallery:  «Deborah Tarr. Rare Earth» (dal 29 maggio la 28 giugno)

In questo corpus di opere contemplative, rocce e montagne emergono come forme sia decisamente fisiche che astratte. Attraverso un equilibrato gioco di figurazione e astrazione, Tarr riduce il paesaggio a linee e forme, ma la terra rimane tangibilmente presente e palpabilmente viva. Le sue composizioni possiedono una quieta gravità; le forme organiche appaiono essenziali e senza tempo, pervase da una forza tranquilla e rigenerante. Queste nuove opere vanno ben oltre il puro estetismo. Le montagne si impongono con una presenza aspra e inflessibile; gli oceani si estendono in profondità verso abissi sconosciuti. Attingendo alle forze elementari - i cambiamenti climatici, i ritmi lunari, il movimento incessante del mare - Tarr rende il mondo naturale così com'è realmente: turbolento, potente e vivo. Eppure, in questa natura selvaggia si nasconde un profondo senso di quiete. Le sue pennellate sono deliberate, le sue composizioni finemente armonizzate, evocando una calma meditativa in mezzo alla crudezza dei paesaggi selvaggi. Come la terra stessa, i dipinti di Tarr pulsano di un'energia vitale ed elementare.

- Londra, Incubator: «Frank Kent» (fino al primo giugno)

Una mostra personale con dodici sculture per celebrare l'arrivo della primavera. Frank Kent è un artista che vive e lavora nel Dorset. Ha studiato falegnameria prima di conseguire la laurea presso la Nottingham Trent University, seguita da un diploma post-laurea presso la Royal Academy Schools. Durante il periodo trascorso alla Royal Academy, ha trascorso sei mesi in Giappone alla Geidai, Tokyo University of Art, dove ha studiato lavorazione del legno e lacca.

- Londra, Pilar Corrias: «Ragna Bley. Move Baby, Move» (fino al 28 giugno)

Per la seconda mostra personale presso la galleria Bley esplora le forze invisibili che influenzano la vita umana, plasmando la nostra attenzione e il nostro senso di identità. In un'epoca in cui sia l'umanità che la natura sono in costante mutamento, Bley crea attraverso i suoi dipinti un universo vivido e coinvolgente. Il suo approccio è profondamente personale e attinge al suo senso di appartenenza, al potere imprevedibile della natura e al desiderio di sperimentare la materialità della pittura.

- Londra, Pilar Corrias: «Philippe Parreno. El Almendral» (fino al 28 giugno)

È la sesta mostra personale di Philippe Parreno con la galleria e la sua prima negli spazi di Conduit Street. "El Almendral" fonde il paesaggio reale con la creazione cinematografica in una forma ibrida. Un mandorleto è tipicamente un giardino di mandorli; qui rappresenta una località, El Almendral. Situato all'interno di un terreno di 33 ettari a nord del deserto di Tabernas, nella provincia di Almería, questo progetto funge contemporaneamente da habitat ecologico e dinamico set cinematografico. È supportato da un parco di nuova creazione, concepito come un luogo di trasformazione dove il paesaggio e la sua rappresentazione possono incontrarsi. Il film che ne è risultato, El Almendral, viene proiettato in streaming direttamente nello spazio principale della galleria in tempo reale, giorno e notte, formando una narrazione vivente che risponde ai cambiamenti ambientali, ai cicli stagionali e alle trasformazioni silenziose. Le modifiche al paesaggio includono tecnologie sostenibili come impianti solari, reti per la raccolta dell'umidità, trappole eoliche per la produzione di energia e piantumazioni che favoriscono la biodiversità.

- Madrid, Albarrán Bourdais: «Adrien Vescovi. AZUL» (fino al 5 luglio)

In occasione della conclusione della sua residenza alla Casa de Velázquez di Madrid, Adrien Vescovi presenta “AZUL”, un progetto che comprende una nuova serie di opere tessili realizzate nell'ultimo anno. Vescovi ha tratto ispirazione dai paesaggi spagnoli che ha attraversato durante i suoi viaggi tra Marsiglia e Madrid. Questa continuità tra spazi multipli e diversi, come un filo che intreccia i diversi ricordi delle sue tele, costituisce un nuovo rapporto con il tempo e il movimento, esplorato dall'artista in questa nuova serie di opere.

Silvia Conta, 27 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

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