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Lu Ferreira, «Sem título», 2024

© The Artist

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Lu Ferreira, «Sem título», 2024

© The Artist

Magici echi delle diaspore brasiliane alla luce della Luna

Alla galleria losangelina M+B dodici artisti reinterpretano le dinamiche sociali e psicologiche collettive di due secoli di storia del Paese sudamericano

Alla Galleria M+B di Los Angeles, la collettiva «Magic Echoes: Brazil Diasporas’ Vibrant Encounters with Ancestrality», aperta fino al 22 marzo, raduna opere di dodici artisti brasiliani: Amadeo Luciano Lorenzato, Arorá, Chen Kong Fang, Chico da Silva, Gustavo Caboco, Hiram Latorre, Lia D Castro, Lu Ferreira, Lucas Almeida, Luciano Maia, Mateus Moreira e Thiago Molon.

Il Brasile è un Paese di varietà. Varie origini e tradizioni, varie storie, culture e credenze, vari popoli in molte terre, che coesistono in spazi comuni di appartenenza e disuguaglianza. Secondo le narrazioni tradizionali che risalgono al periodo coloniale, le varie etnie e culture sfollate si sono combinate uniformemente per produrre identità pacificate, unite «organicamente» in un’unica idea di «brasilianità».

Sottraendosi a questa visione, se da una parte è necessaria la memoria delle stragi subite dalle popolazioni indigene e dai loro discendenti e il ricordo dell'esperienza disumanizzante imposta ai popoli africani attraverso la schiavitù, va anche valutato il fattore della diaspora. Negli ultimi due secoli nuove ondate di immigrazione e di esodo interno tra aree rurali e urbane hanno modificato nel tempo le forme e gli spazi in cui vivono le identità diffuse, producendo contrasti e collisioni che richiedono nuove sensibilità.

Nella mostra, il quartetto composto da Chen Kong Fang, Amadeo Lorenzato (rappresentanti della tradizione figurativa delle avanguardie moderniste), Lia D Castro e Hiram Latorre (artisti contemporanei che rivisitano in modo critico e rinnovato le istanze moderniste) presenta approcci diversi alla pittura brasiliana nella rappresentazione di profonde interiorità meditative.

Altro quartetto in dialogo è costituito da Thiago Molon, Gustavo Caboco, Chico da Silva e Lu Ferreira. Questi artisti attingono a repertori visivi e simbolici distinti per produrre astrazioni complesse. La trama rumorosa delle composizioni di Thiago Molon è complementare alla profusione di colori di Gustavo Caboco, Chico da Silva e Lu Ferreira.

Mateus Moreira, Lucas Almeida e Luciano Maia si cimentano con la visione soggettiva di rappresentazioni altrimenti universali. Analogamente al gruppo espositivo formato da Fang, Lorenzato, D Castro e Latorre, essi si concentrano sulle interiorità immaginate, ma producono percorsi più sperimentali: si può trattare della reinterpretazione di miti e folklore, come nel caso di Maia, o della mescolanza di materiali e riferimenti interdisciplinari, come nel caso di Almeida, o ancora della proiezione immaginaria di malinconie esistenziali, come nel caso di Moreira.

Molte delle diaspore brasiliane sono state guidate dalla Luna. Spianate dalle onde del mare che riecheggiano da continenti lontani, o guidate dalla luce notturna e dalle stelle, le rotte di questi spostamenti collettivi racchiudono un processo conflittuale di perdite e dolori, segreti e sogni, che attraversano le generazioni. Non è un caso che la Luna, o forme analoghe ad essa, compaiano in alcuni dipinti della mostra; la Luna che vediamo oggi è la stessa che in Brasile gli antenati hanno affrontato nelle loro traversate, viaggi e fughe.

Gaspare Melchiorri, 11 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

Magici echi delle diaspore brasiliane alla luce della Luna | Gaspare Melchiorri

Magici echi delle diaspore brasiliane alla luce della Luna | Gaspare Melchiorri