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Manifesti molto persuasivi

Si inaugura il museo statale dedicato alla Collezione Salce: in nuce, il Museo Nazionale della Pubblicità e del manifesto

Elena Franzoia

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Il 26 maggio si è infine inaugurato, dopo un paio di mesi di incertezze e di attese sulla data (cfr. lo scorso numero, p. 28), il Museo Statale Collezione Salce. Il Ministero per i Beni culturali ha infatti scelto di recuperare come spazi espositivi la medievale Chiesa di Santa Margherita e l’edificio annesso alla Chiesa di San Gaetano, destinandoli all’importante raccolta di manifesti appartenuta a Nando Salce e alla moglie Regina Gregory, lasciata in eredità allo Stato nel 1962. L’investimento di oltre 6 milioni di euro, interamente stanziati dal Mibact, valorizza non solo la più importante raccolta italiana di manifesti, ma anche una delle più insigni a livello europeo, tanto da contendere il primato, con i suoi 24.580 documenti, all’ex Musée de la Publicité di Parigi (oggi parte del Museé des Arts décoratifs). Entro il 2018 nell’ex Chiesa di Santa Margherita troveranno spazio gli archivi e i laboratori scientifici (destinati agli studiosi e al personale specializzato) necessari a garantire ai delicati documenti cartacei condizioni idonee di conservazione e manutenzione.
 
L’ambito attualmente offerto alla fruizione pubblica è lo spazio per mostre temporanee ricavato nell’edificio annesso alla Chiesa di San Gaetano, tuttora consacrata, che appartenne ai cavalieri Templari e torna ora nuovamente visitabile. Articolato su quattro piani, lo spazio espositivo ospiterà mostre della durata massima di 4 mesi prevista dai protocolli di conservazione, mentre l’intera collezione è consultabile online nel sito www.collezionesalce.beniculturali.it. Una collezione nata nel 1895, quando il giovanissimo Nando Salce acquistò per una lira il manifesto «Incandescenza a Gas Auer» disegnato da Giovanni Maria Mataloni. Nacque così un passione che il collezionista trevigiano condivise non solo con la moglie, ma anche con i massimi esperti del settore, tra cui editori e tipografi specializzati (Ricordi a Milano, Alessandro Marzi e Salomone a Roma, Chappuis a Bologna, Cassan a Tolosa, Hirth Verlag e Bruckmann a Monaco di Baviera), ditte e aziende committenti, cartellonisti e gallerie specializzate, come la Sagot di Parigi con cui Salce instaurò costanti scambi. Aspetto qualificante del nuovo museo appare l’obiettivo non solo di conservare e valorizzare un patrimonio raro e preziosissimo, ma anche di implementarlo con nuove acquisizioni, allo scopo di configurarlo in futuro come museo nazionale italiano della pubblicità e del manifesto pubblicitario. Il progetto del direttrice Marta Mazza prevede per il primo anno la trilogia espositiva «Illustri persuasioni. Capolavori pubblicitari dalla Collezione Salce». 


Fino al 2 luglio, «La Belle Epoque» tratteggia un momento storico cruciale per la modernità che coincise con il massimo splendore del cartellonismo, affiancando ad autori italiani come Marcello Dudovich o Leonetto Cappiello artisti internazionali, tra cui Alfons Mucha, Jules Chéret e Koloman Moser. Curata dalla stessa Mazza, la mostra è stata allestita dal fiorentino Gruppofallani, leader nella produzione di sistemi espositivi museali, su progetto di Ku-studio che si è occupato anche della grafica. Seguiranno gli appuntamenti «Tra le due guerre» (14 luglio-15 ottobre) e «Dal secondo dopoguerra al 1962» (27 ottobre-21 gennaio 2018).

Elena Franzoia, 04 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

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