Acacia è la sorella gemella mai nata dell’artista e ricercatore Marco Maria Zanin (Padova, 1983) e l’affetto per la sua memoria da parte del fratello la mette al centro del nuovo progetto espositivo dei Musei Civici di Palazzo dei Musei di Reggio Emilia. Si tratta, appunto, di «Acacia», un allestimento temporaneo multidisciplinare che unisce arte visiva, archeologia, antropologia e memoria personale. Curato da Irene Biolchini, Alessandro Gazzotti e Giada Pellegrini e ideato dall’artista stesso, è allestito dal 28 marzo al 27 luglio negli spazi dello storico Museo «Gaetano Chierici» di Paletnologia, fondato nel 1886 grazie alla raccolta iniziata in precedenza dal sacerdote reggiano (1819-86).
«Il cuore del progetto, spiega la cocuratrice Biolchini, risiede nell’intreccio tra il patrimonio materiale della Collezione Chierici e la narrazione di una storia personale: la perdita, prima della nascita, della sorella gemella. Non esiste saluto privato, né il genio isolato dell’artista, ma una comunità chiamata a creare insieme condividendo il processo. L’artista diventa così un mediatore, un connettore tra saperi e pratiche, un artista-antropologo capace di dialogare con la tradizione ma anche di metterla in discussione, di espanderne i codici e di sperimentare nuove possibilità tecniche, espressive e percettive. Ciò che Marco Maria Zanin ha costruito è molto più di una mostra: è un percorso di ricerca e studio che si incarna nella creazione. Così come la ricerca si conduce essendo parte di una comunità scientifica, allo stesso modo anche la creazione traduce un essere nel mondo, un voler essere corpo in mezzo ad altri creatori e fruitori».
La produzione artistica di Zanin si caratterizza per l’utilizzo di vari medium, una pratica che si coagula intorno alla dimensione anche antropologica dell’arte, attraverso la quale indagare significati, simboli, rituali, ossia la cultura etnografica locale del contemporaneo e dei contesti storici. In particolare, per l’occasione l’artista presenta sculture in ceramica, manufatti in bronzo e in tessuto, lavori in vetro, immagini fotografiche, il tutto realizzato in collaborazione con la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte di Milano, partner dell’iniziativa sostenuta dal PAC2024-Piano per l’Arte Contemporanea del MiC. La scelta della sede dell’intervento di Zanin, peraltro, non è causale anche per un altro motivo: esso si colloca appunto nei Musei che l’architetto Italo Rota (Milano, 1953-2024), per un decennio fino alla inaugurazione nel 2021, ha espositivamente rivoluzionato attraverso un allestimento complesso e stratificato che riunisce lavori dell’intera storia reggiana attraverso cui si riflette sul ruolo e sul significato del museo contemporaneo, ragionando anche sulla costruzione delle idee di futuro.
Qui Zanin innesta dunque il suo personale corredo funebre dedicato alla sorella Acacia, composto da oggetti che intrecciano scultura, fotografia, ceramica, bronzo, vetro e tessitura posizionati tra i reperti del Museo Chierici, proponendo così una nuova «lettura» degli intrecci tra le epoche già rievocati dall’intervento di Rota. Il progetto di Zanin unisce così memoria comune ed emozioni del lutto personale immaginando una differente relazione tra passato e futuro, con la conseguente trasformazione dello spazio museale in una sorta di neoarchivio di oggetti artistici e alto artigianato in grado di stimolare connessioni tra chi osserva e il patrimonio museale. Tra gli oggetti di Zanin posti lungo il percorso, si vedono alcune ceramiche firmate con Antonino Negri (Lodi, 1961), fondatore di «Terra crea», che rievocano visivamente urne funerarie antiche, oltre a manufatti in bronzo che evocano la memoria stratificata nel tempo, frutto del lavoro con lo studio di gioielleria contemporanea Tuorlo di Padova composto da Maria Vittoria Garbin (Padova, 1997) e Nicola Sturm (Gorizia, 1977). Sono inoltre esposti tessuti realizzati su telai storici dell’Atelier Giuditta Brozzetti di Perugia e opere in vetro realizzate con Simone Crestani (Vicenza), che si ispirano agli strumenti alchemici della trasformazione e della rinascita. Infine, alcune fotografie dell’artista completano il percorso espositivo, che unisce ricerca scientifica, documentazione antropologica e immaginario poetico.

Una veduta dell’installazione «Io e Acacia» di Marco Maria Zanin al Museo Gaetano Chierici, Reggio Emilia, Musei Civici