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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliDall’1 gennaio l’artista Marco Tirelli, nato a Roma nel 1956, è il nuovo presidente dell’Accademia Nazionale di San Luca, istituzione culturale tra le più importanti del Paese e tra le più antiche del mondo. Ma lo sguardo del nuovo presidente è rivolto al futuro o, ancora meglio, alla reciprocità tra futuro e passato. La sfida, condivisa con il segretario generale Claudio Strinati e gli altri membri della presidenza, è di far convivere accademia e avanguardia, tradizione e sua messa in crisi, al fine di contribuire all’elaborazione del presente. «Proprio qui all’Accademia di San Luca questo è possibile, spiega il neopresidente, perché l’arte è una torre eretta dagli artisti del passato, dalla cui altezza osserviamo oggi il mondo, mentre attraverso i nuovi linguaggi degli artisti contemporanei il passato viene sempre tradotto e traslato in visione del futuro. È in questa dinamica che l’Accademia si inserisce a pieno titolo».
Fondata nel 1593 da Federico Zuccari, su modello della vasariana Accademia del Disegno nata trent’anni prima a Firenze, la scuola romana di formazione per pittori, scultori e architetti ha visto tra i sui accademici la storia dell’arte italiana ed europea. A dirigerla, in qualità di «principi dell’Accademia» (dal 1822 nominati presidenti) sono stati, per esempio, Bernini, Lanfranco, Pietro da Cortona, l’Algardi, Maratta, Lebrun, Baciccia, Fuga, Mengs, Canova, Thorvaldsen, Sartorio, Maccari, Ridolfi, Melotti, Uncini e, prima di Tirelli, si sono avvicendati Guido Strazza, Paolo Portoghesi, Gianni Dessì e Paolo Icaro.
Per secoli l’Accademia di San Luca ha dettato legge nell’arte e nell’architettura: era l’Accademia di Roma, capitale universale dell’arte. Ora la sua collezione permanente conta centinaia di opere dal Cinquecento ai giorni nostri.
Ubicata per secoli in un palazzo annesso alla chiesa dei Santi Luca e Martina nel Foro Romano, dal 1934 è stata trasferita nel Palazzo Carpegna, presso la Fontana di Trevi. Tra gli accademici nazionali attuali si annoverano Cucchi, Paolini, Fioroni, Pizzi Cannella, Pistoletto, Anselmo, Calzolari, Nunzio, Zorio, Nannucci, Fuksas, Purini; tra gli accademici stranieri figurano Jim Dine, Anselm Kiefer, Richard Serra, Tony Cragg, Mario Botta e Rem Koolhaas.
Sono in tutto 90 (30 ciascuno per le classi di pittura, scultura e architettura), ma ad essi si aggiungono cultori e benemeriti, quali Gabriella Belli, Pio Baldi (oggi amministratore), Paolucci, Settis, Barilli, Marcello Fagiolo e vari importanti storici dell’arte internazionali. Sono quasi tutti coinvolti nella vita culturale dell’Accademia, che vede mostre, convegni, tavole rotonde, pubblicazioni di libri. Intensa è l’attività di studio e ricerca. Negli ultimi anni ha preso avvio anche una rinnovata e progressiva disponibilità al contemporaneo, un indirizzo che Marco Tirelli pone ora come priorità del suo biennale incarico presidenziale (vicepresidenti sono l’architetto Francesco Cellini insieme allo scultore Paolo Icaro).
Ci dice Tirelli: «Aspiro a rendere l’Accademia un astro della costellazione del sistema dell’arte attuale, come luogo dove l’arte “avviene” e si offre, ma soprattutto come luogo di elaborazione teorica, di incontro e scambio tra gli artisti, i critici e il mondo culturale tutto. Il pregiudizio che ha circondato l’Accademia come luogo normativo, arroccata nelle sicurezze del passato, l’ha messa ai margini delle dinamiche dell’arte contemporanea. Questo ha significato un progressivo allontanamento delle nuove generazioni di artisti. Faremo di nuovo quello per cui questa Accademia è nata: la casa degli artisti. C’è da dire che essa è totalmente attivata e governata, nelle sue linee culturali, da artisti che non devono rispondere a nessun altro che alla propria visione. Non ci sono istituzioni, critici, cartelli economici o politici che ci possano dire che cosa fare. E abbiamo anche una discreta indipendenza economica. Siamo veramente indipendenti».
L’Accademia Nazionale di San Luca ha infatti al suo attivo un patrimonio di quasi 1,8 milioni di euro, oltre a finanziamenti dal Ministero della Cultura, dalla Regione Lazio e da privati. Il patrimonio è soprattutto immobiliare (circa 40 appartamenti), dovuto ai lasciti degli artisti accademici che, nei secoli, hanno donato le loro proprietà all’Accademia che li aveva accolti. Questi immobili, messi a reddito, permettono lo svolgersi dell’attività culturale, il pagamento dei dipendenti, il restauro delle opere e la manutenzione tanto dell’antico Palazzo Carpegna che degli immobili stessi.
«Mi piace immaginare l’Accademia Platonica come nostro modello, spiega Tirelli, un laboratorio di visioni coraggiose, autentiche, trasversali e utopistiche, che leghino passato e memoria al presente e a un futuro possibile. L’arte, la natura e l’uomo stesso sono stressati da un’ansia produttiva, estrattiva e consumistica tutta proiettata in avanti, in quello che deve ancora venire, facendoci sempre meno sentire quello che è stato e quello che abbiamo. Credo che questo sia un tema centrale: l’ansia del nuovo e la dispersione del passato. L’Accademia è nel punto giusto per ricostituire questa connessione così problematica. Proprio in questa direzione, assieme allo Studio Celant, ho promosso una serie di giornate di studio su Germano Celant, interessantissimo per capire che cosa vuol dire ”avanguardia”».
Quali i sono i punti cardine di questa svolta? «Prima cosa, le mostre, spiega. Nel 2022, quando ero vicepresidente, ho promosso la mostra di Grazia Toderi, che che si è svolta nella nostra sede tra giugno e luglio. Il prossimo 20 aprile inauguriamo una mostra di Giulio Paolini. In autunno una di Arcangelo Sassolino, e nella primavera 2024 una di Daniele Puppi. Le giornate su Celant sono state ospitate, oltre che a San Luca, al Castello di Rivoli, al MaXXI, al Museo Madre, al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, alla Fondazione Prada, alla Fondazione Giorgio Cini, e si chiuderà in Accademia, il 20 aprile, con una lectio magistralis di Salvatore Settis. “Visione” è il titolo di un’altra iniziativa che abbiamo messo in campo: conferenze tenute da filosofi, storici dell’arte, psicologi, teologi. Cercheremo di restituire all’arte quella dimensione meditativa e riflessiva e profonda che nella bulimia di immagini sempre più cave e svuotate di senso, che stiamo attraversando oggi, rischia sempre più di smarrire».

Marco Tirelli, nuovo Presidente dell’Accademia di San Luca
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