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Roberto Mercuzio
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Maria Balshaw, direttrice della Tate, lascerà il suo incarico nella prossima primavera. Lo ha annunciato oggi 12 gennaio il museo londinese. Balshaw è entrata a far parte della Tate nel 2017, dopo un’esperienza di direzione alla Manchester Art Gallery e alla Whitworth Art Gallery. Aveva sostituito Nicholas Serota, che ricoprì la carica alla Tate per 29 anni (dal 1988 al 2017).
Una dichiarazione del museo ha celebrato il lavoro di Balshaw volto a diversificare la collezione e a portare un maggiore equilibrio di genere e ampiezza geografica alle nuove acquisizioni. Ha anche sottolineato che sotto la sua guida, il numero dei membri della Tate ha raggiunto quota 150mila, un numero altissimo per comunità di questo tipo.
Per parte sua, Balshaw ha dichiarato agli organi di stampa: «È stato un privilegio assoluto ricoprire il ruolo di direttrice della Tate in quest’ultimo decennio e lavorare con colleghi e artisti di grande talento. Con un pubblico in crescita e sempre più diversificato, e con un brillante piano per il futuro, ritengo che questo sia il momento giusto per passare il testimone al prossimo direttore, che guiderà l’ente verso un periodo di innovazione e leadership artistica».
A Balshaw ha fatto eco il presidente del museo londinese Roland Rudd, che ha detto: «Maria è stata una pioniera alla Tate. Non ha mai vacillato nella sua convinzione fondamentale: che più persone meritano di sperimentare tutta la ricchezza dell’arte e che più artisti meritano di far parte di questa storia. Come roccaforte dell’arte britannica e dell’arte moderna e contemporanea internazionale, la Tate oggi riflette il suo pubblico e gli artisti che compongono la nostra nazione. Stiamo coinvolgendo il pubblico più ampio di sempre attraverso le nostre gallerie, i nostri canali digitali e i nostri progetti in altre sedi nel Regno Unito e nel mondo».
Nel suo curriculum di direttrice della Tate Balshaw ha coordinato un programma multiforme, con mostre di grande successo, come «La EY Exhibition: Van Gogh e la Gran Bretagna» (Tate Britain, 2019), «Yoko Ono» (Tate Modern, 2024) e «Sargent e la moda» (Tate Britain, 2024). Il prossimo anno, per il suo ultimo progetto, Balshaw sarà cocuratrice della maggior retrospettiva di sempre dell’artista Tracey Emin alla Tate Modern («Tracey Emin: una seconda vita», 27 febbraio-31 agosto 2026).
L’addio di Balshaw arriva in un momento complesso per la Tate. Nella primavera di quest’anno, l’istituzione ha tagliato il 7% della sua forza lavoro come parte di una spinta a livello istituzionale per ridurre i costi. Circa 40 ruoli sono stati eliminati attraverso il congelamento delle assunzioni, ristrutturazioni mirate e uscite volontarie. Nel frattempo, più di 150 lavoratori della Tate hanno scioperato all'inizio di questo mese in una vertenza sui salari e sulle condizioni di lavoro. Il sindacato dei servizi pubblici e commerciali ha dichiarato alla stampa specializzata che i suoi membri alla Tate segnalano povertà lavorativa e problemi di salute mentale e fisica legati al loro lavoro.
Per la Tate poi questo è stato un anno turbolento anche sotto altri aspetti. A luglio l’organizzazione ha affrontato il calo di visitatori registrato negli ultimi anni, rilevando una marcata diminuzione dei visitatori stranieri, in particolare dei giovani europei tra i 16 e i 24 anni.
Con una mossa ardita, a giugno la Tate ha anche lanciato un fondo di dotazione per garantire il suo futuro a lungo termine, ispirandosi in parte a un modello sperimentato dai musei statunitensi. Sono stati raccolti almeno 50 milioni di sterline per il fondo di dotazione noto come «Tate Future Fund».
Tutti gli occhi sono ora puntati sui possibili successori al ruolo di direttore.
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