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László Moholy-Nagy, «Am 3», 1923

Sotheby's

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László Moholy-Nagy, «Am 3», 1923

Sotheby's

Moholy-Nagy, storia di un’utopia: record nel mirino da Sotheby’s

«Am 3», in asta il 13 maggio a New York, ha la stima più alta mai posta su un’opera dell’autore: 3-5 milioni di dollari

Se nel 1923 l’arte moderna cercava nuove forme per raccontare il futuro, «Am 3» di László Moholy-Nagy rispose con geometrie sospese, tagli di luce e rigore costruttivo. Oggi, a distanza di oltre un secolo, quella stessa tela riemerge sul mercato come un frammento lucidissimo dell’utopia Bauhaus. Mai passata sotto il martello, l’opera verrà battuta il prossimo 13 maggio 2025 da Sotheby’s New York, nell’ambito dell’asta Modern Evening Auction. Con una stima tra 3 e 5 milioni di dollari, la più alta mai posta su un lavoro dell’artista, il dipinto è considerato una tela emblematica del primo periodo costruttivista dell’artista ungherese.

Il luogo di contesa sarà la storica sede di Sotheby’s, al 1334 di York Avenue, nell’Upper East Side, dove «Am 3» di László Moholy-Nagy sarà visibile al pubblico a partire dal 2 maggio. L’opera proviene dalla prestigiosa collezione di Rolf e Margit Weinberg, una delle raccolte private più raffinate d’Europa, costruita in cinquant'anni con un attento sguardo visionario che oggi la rende un vero e proprio punto di riferimento nel panorama internazionale.

Realizzata nel 1923, «Am 3» segnò un punto di svolta nella carriera di Moholy-Nagy: l’abbandono della figurazione a favore di un linguaggio astratto fondato su geometrie pure, trasparenze e dinamismo visivo. Il dipinto riflette l’influenza del Dada berlinese e del Costruttivismo russo, ma anche l’originale concezione dell’artista della luce come mezzo costruttivo. La composizione, disposta tramite linee rette, archi e piani cromatici in equilibrio dinamico, restituisce un senso di oscillazione e sospensione, quasi una partitura visiva. Non a caso, Moholy-Nagy definiva l’arte come “strumento per la percezione attiva”, un mezzo per educare lo sguardo e sensibilizzare alla complessità del mondo moderno. 

Caratterizzato dall'uso di colori primari e forme geometriche elementari, l’artista trova nella superficie pittorica (trattata con una tecnica che conferisce profondità e luminosità) un effetto di spazialità che coinvolge lo spettatore.​ In particolare, il dipinto nacque nel contesto vivace e innovativo del Bauhaus di Weimar, dove Moholy-Nagy fu chiamato a insegnare da Walter Gropius. In una Germania ancora provata dalla guerra e dalle crisi economiche, Weimar era al tempo stesso crocevia di crisi e utopie, laboratorio delle avanguardie europee e incubatore di un’arte integrata alla vita quotidiana. All’interno della scuola, l’artista affermò un’estetica radicale, fatta di precisione formale, tecnologia e pensiero funzionale.

«Am 3» rappresenta una delle pochissime opere pittoriche di Moholy-Nagy degli anni ’20 ancora in mani private. La maggior parte dei lavori di questo periodo, infatti, si trova oggi in importanti collezioni pubbliche, tra cui il San Francisco Museum of Modern Art e il Museum of Modern Art di New York. Non sorprende dunque l’entusiasmo di Sotheby’s per questo appuntamento. Dopo il record del 2016, quando «EM 1 Telephonbild» fu aggiudicata per oltre 6 milioni di dollari (circa 5,75 milioni di euro, superando del 52% la stima massima), la casa d’aste torna a puntare sull’ungherese László Moholy-Nagy con «Am 3». Il dipinto conferma la rinnovata attenzione dei collezionisti verso l’artista, che nel solo 2024 ha generato vendite per 3,2 milioni di euro, con un forte interesse soprattutto da parte del pubblico statunitense.

Ludovica Zecchini, 18 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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