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Redazione
Leggi i suoi articoliL’artista ucraino David Chichkan è morto il 10 agosto in seguito alle ferite riportate il giorno precedente mentre con i suoi commilitoni si dirigeva a Zaporizhia per «respingere un attacco della fanteria russa». Era nato nel 1986 a Kyiv in una famiglia di artisti, figlio di Ilya Chichkan e Tatyana Ilyakhova, e pronipote di Leonid Chichkan (artista le cui opere figurano tra quelle saccheggiate dalla Russia dal Museo d'Arte di Kherson con il pretesto di «preservare i beni culturali»).
Dai primi anni 2000 David aveva coltivato la sua passione artistica senza un’educazione formale, ma con una dedizione convinta a un’arte che fosse al servizio della giustizia sociale e della classe lavoratrice. Per Chichkan l'arte era un potente strumento di critica sociale e politica, oltreché espressione estetica. Attraverso grafica, poster, dipinti, street art, performance e testi, aveva sempre cercato di comunicare idee di solidarietà, decentralizzazione e resistenza, definendosi un anarcosindacalista e un «disegnatore» al servizio dei lavoratori.
Il suo lavoro è intriso di elementi della storia dell’attivismo e dell’anarchismo in Ucraina, con riferimenti, tra gli altri, alla scrittrice femminista ottocentesca Lesia Ukrainka e a Nestor Makhno, un rivoluzionario anarchico che un secolo fa aveva combattuto per l'indipendenza ucraina. Le sue convinzioni anarchiche erano, per David, «una via di fuga, un mondo meraviglioso e un cuscino nella fossa esistenziale per cadere più dolcemente». Vedeva il conflitto attuale come la continuazione di un’antica guerra tra stati per la ridistribuzione delle proprietà, un conflitto che non si era mai realmente concluso dopo il Trattato di Versailles nel 1918 e che ora si manifesta nel territorio ucraino.
Le mostre di Chichkan spesso hanno subito censura e atti vandalici a causa delle loro tematiche politiche e sociali scomode. Nel 2017 militanti di destra mascherati fecero irruzione nel Centro per la Cultura Visiva di Kyiv dov'era allestita «Lost Opportunity», mostra che si soffermava su un interrogativo che assilla l'Ucraina dal 2014: se la Rivoluzione EuroMaidan abbia realizzato l'obiettivo di migliorare la società ucraina che si era prefissato. Nel 2022, anche una mostra a Leopoli è stata presa di mira, mentre nel 2024 il Museo Nazionale di Belle Arti di Odessa in seguito alle pressioni di una campagna online ha annullato l’inaugurazione di «Con nastri e bandiere», esposizione che avrebbe dovuto presentare ritratti di soldati nello stile di manifesti politici storici, sottolineando la differenza tra un esercito di persone libere e una massa di occupanti. In un post su Facebook dell’11 agosto, la moglie di Chichkan, Anya, si è rivolta a coloro che hanno promosso la campagna: «È morto in battaglia in prima linea, ha trascorso un anno all'inferno, mentre i patrioti da salotto lo criticavano per il suo orientamento di sinistra», ha scritto.
«Le sue opinioni spesso sembravano troppo radicali per la nostra società, fortemente influenzata da idee individualistiche e conservatrici. Le sue opere erano critiche nei confronti del mainstream esistente ed era abbastanza coraggioso da sollevare questioni delicate», ha dichiarato a «Kyiv Independent» Vitalii Dudin, amico di Chichkan e attivista dell'Ong Social Movement.
L'artista si aggiunge alla lista sempre più lunga di operatori culturali ucraini morti dall'inizio dell'invasione russa, tra cui la 36enne Maryna Hrytsenko, capocuratrice del Museo d'Arte Galagan di Chernihiv, uccisa in un attacco con droni russi il 7 agosto mentre prestava servizio come medico. Dal febbraio 2022 l’organizzazione per i diritti umani Pen Ucraina ha registrato la morte di 221 personalità della cultura.
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