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Fabio Tagliaferri

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Fabio Tagliaferri

Mostre «eterne» e «universali» sono il nuovo obiettivo di Ales

«Saranno visitabili anche di notte, ovunque siate», annuncia Fabio Tagliaferri, l’uomo di fiducia di Meloni nominato presidente della «geniale» società del Ministero della Cultura. «Inizieremo con il rivoluzionare la comunicazione»

Guglielmo Gigliotti

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Ales Spa è un piccolo Ministero all’interno del Ministero della Cultura, e a dirigerlo da tre mesi è Fabio Tagliaferri. Alto esponente di Fratelli d’Italia nel Lazio, il 50enne di Frosinone ha assunto infatti le mansioni di presidente e amministratore delegato, svolte per otto anni da Mario De Simoni: «Con De Simoni, racconta Tagliaferri, abbiamo istituito un caffè insieme ogni 15 giorni, per incontri cordiali e per me preziosi, vista la sua esperienza». De Simoni, d’altronde, su delibera del Cda di Ales presieduto dallo stesso Tagliaferri, rimarrà per un anno alla guida delle Scuderie del Quirinale, il fiore all’occhiello delle centinaia di istituzioni (museali, archeologiche, archivistiche, bibliotecarie, amministrative) per cui la società di diritto privato Ales svolge servizi sull’intero territorio nazionale. 

Assurto al clamore delle cronache quattro anni fa, per essere intervenuto in difesa di un cane che stava subendo maltrattamenti, e per questo percosso dal proprietario (il processo è ancora in corso), Tagliaferri ha alle spalle una navigazione politica di lungo corso, che, da consigliere del Comune di Frosinone, lo ha portato a occupare la poltrona di due Assessorati (Lavori pubblici e Servizi sociali), e poi quello di vicesindaco, sullo sfondo di un’intensa militanza partitica, tra cui quella di membro del Consiglio provinciale del partito di Giorgia Meloni, oltre a un’esperienza ventennale in campo amministrativo come funzionario della Regione Lazio. A tutte queste cariche, con l’entrata in Ales, Tagliaferri ha rinunciato, eccetto che all’amicizia con la presidente del Consiglio: «Al momento della nomina mi ha scritto “Ti auguro buon lavoro”, nulla più», dichiara. 

Quale idea si è fatto di Ales?
È una società concepita in maniera geniale: eroga servizi al proprio socio. Ciò significa che abbiamo a che fare con il denaro pubblico proveniente dall’arte e dalla cultura, che restituiamo all’arte e alla cultura. È un circolo sublime.

Il fatto che lei sia laureato in Economia e commercio, e non in Storia dell’arte, ha portato alcuni commentatori a storcere il naso.
Per dirigere un’azienda di 2mila dipendenti e 100 milioni di euro di fatturato, non bisogna saper descrivere un quadro di Monet. Marchionne non sapeva fare un tagliando di una macchina. L’arte è l’oggetto di Ales, la governance il suo soggetto. Al mio professore di Storia dell’arte del Liceo classico avrei chiesto di tutto, ma non di dirigere una grande azienda, per cui si necessita di esperienza manageriale.

Quale tipo di management sarà il suo?
Inizieremo con il rivoluzionare la comunicazione, organizzandola meglio e coordinandola tra i vari uffici, così che risulti una comunicazione unitaria ed efficace, perché Ales, in fondo, ancora oggi pochi sanno veramente che cos’è e che cosa fa. Non a caso, la mia tesi di laurea in Diritto amministrativo aveva il titolo «Comunicazione pubblica e istituzionale». Inoltre, costituirò una nuova Direzione, quella di Sicurezza, Ambiente e Qualità. La sicurezza è quella sul lavoro, a cui tengo molto, l’ambiente è il rispetto per gli equilibri naturali, la qualità fa riferimento al rispetto delle donne e dei generi, altra priorità. Da assessore ai Servizi sociali ho promosso un recente convegno sulla violenza psicologica e fisica contro le donne, assieme alla criminologa Roberta Bruzzone. Altro tema sarà quello dei diversamente abili. Stiamo elaborando investimenti per una fruizione alternativa di mostre e musei, mediante, nel caso per esempio dei non vedenti, l’attivazione di ausili acustici che descrivano le opere, per farle immaginare. Ma in genere, le nuove tecnologie saranno al centro di molti nostri progetti futuri.

Quali?
Uno a cui tengo molto renderà le mostre «eterne». Le mostre sono figlie uniche di madri vedove, quando finiscono, finiscono per sempre. Ma grazie a un virtual tour all’interno, ad esempio, delle Scuderie del Quirinale, basato sulla scansione digitale dell’intero ambiente di una mostra, si potrà usufruire, anche dall’estero, di un’esperienza immersiva, che rende la mostra temporanea atemporale. Ci affideremo anche a robottini mobili con videocamera, quelli altrimenti applicati nella domotica, con cui si potrà «visitare» la mostra di notte. Questi robottini entreranno in azione in ore notturne quando in altre parti del mondo è giorno. Mediante una app, da New York, gli interessati potranno girare per le Scuderie e ammirare le opere lì allestite. Diciamo che vogliamo rendere le mostre anche «universali». Tali applicazioni neotecnologiche hanno anche il fine di attirare i giovani. A considerare l’età media di chi oggi visita le mostre, il dato è preoccupante.

Che cosa risponderebbe a coloro che ritengono la sua nomina al vertice di Ales esito della sua vicinanza a Giorgia Meloni? 
Non capisco davvero il senso di questa dicotomia inconciliabile tra persona di fiducia e persona competente. Una persona di fiducia può ben essere anche competente. Io stesso inizio a provare fiducia in qualcuno che si dimostra competente, divenendo così, per me, un competente di fiducia.

Guglielmo Gigliotti, 06 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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