Dopo il debutto in alta Val Susa, a Sansicario, della Galleria Umberto Benappi, con una doppia personale dedicata a Tano Festa e Mario Schifano (in collaborazione con la galleria Il Ponte di Firenze), sino al 30 agosto si potrà visitare un nuovo percorso espositivo dedicato a Vik Muniz. La «galleria di montagna», incubatore di progetti e collaborazioni, si trova in una della location più gettonate del turismo piemontese e offre ai villeggianti l’opportunità di venire a contatto con la creatività contemporanea attraverso allestimenti realizzati grazie a disparati apporti. Quella dell’autore brasiliano è una scelta concertata con la Galleria Gian Enzo Sperone di Sent (Svizzera), uno dei galleristi italiani più̀ conosciuti (Sperone ha aperto la sua prima galleria a Torino nel 1964, portando nel nostro Paese l’arte americana e successivamente, nel 1975, ha fondato la Sperone Westwater Fischer a Soho, divenuta nel 1982 Sperone Westwater). Newyorkese d’adozione, Muniz dopo aver mosso i primi passi nel mondo dell’arte interessandosi alla scultura ha avuto una vera folgorazione per il medium fotografico al quale si è approcciato in modo sperimentale. Riappropriarsi di immagini note non era sicuramente una pratica nuova, si pensi ad autori come Andy Warhol, Robert Rauschenberg oppure a Roy Lichtenstein, ma il modo in cui l’ha fatto l’artista brasiliano è veramente unico: ha infatti riconcettualizzato varie iconocrafie utilizzando sciroppo di cioccolato, pietre preziose e vari tipi di rifiuti. Le opere finali, compositi tableau immortalati dalla macchina fotografica, si discostano dalle loro «fonti» impregnate come sono di riferimenti contemporanei e da quel tocco ironico e vagamente dissacrante conferito dai materiali usati.
Nel percorso in galleria, composto da 4 lavori fotografici e da un video, spicca «Vulcano Forges Cupid's Arrows, After Alessandro Tiarini» del 2006. Il riferimento è a un celebre quadro del pittore bolognese Tiarini in cui sono rappresentati il giovane fuochista di spalle e il maturo Vulcano mentre costruisce le frecce al piccolo Cupido. I tre piani spaziali della tela originaria, metafora delle diverse età dell’uomo, si appiattiscono in una composizione in cui ogni area è colma, in ogni suo angolo, di oggetti di recupero. La fucina di Vulcano, o di Muniz, è un capanno di attrezzi che strizza l’occhio ai nostri tempi compulsivi e accumulatori. In «Leda and the Swan, after Leonardo da Vinci (Pictures of Junk)» del 2009, invece la composizione è vagamente emulativa, come a voler ricreare l’amenità paesaggistica di Leonardo con ciò che l'artista aveva casualmente tra le mani. Inoltre in galleria è possibile guardare il documentario «Lixo Extraordinário» incentrato sul lavoro di Vik Muniz con i raccoglitori di rifiuti nella discarica di Jardim Gramacho a Duque de Caxias, una delle più grandi discariche del mondo appena fuori Rio de Janeiro (il film è stato premiato al Sundance Film Festival, al Festival di Berlino ed è stato vincitore del Premio del Pubblico).