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Egon Schiele, «Autoritratto con bocca aperta» (particolare), 1910, New York, Neue Galerie, dono della Serge and Vally Sabarsky Foundation, Inc.

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Egon Schiele, «Autoritratto con bocca aperta» (particolare), 1910, New York, Neue Galerie, dono della Serge and Vally Sabarsky Foundation, Inc.

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Thomas Clement Salomon

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La vicenda riguardante la restituzione del «Ritratto di Adele Bloch-Bauer» eseguito da Gustav Klimt nel 1907 è tra le più straordinarie traversie giuridiche e storico artistiche degli ultimi decenni. Alla morte dell'effigiata, il dipinto rimase in possesso di Ferdinand Bloch-Bauer, marito di Adele, fino all'invasione dell'Austria da parte dei nazisti. In seguito a tale evento le proprietà e i beni dei Bloch-Bauer, tra cui il capolavoro di Klimt, vennero confiscati dal regime del Terzo Reich.

Fuggito dall'Austria, annessa alla Germania di Hitler, Ferdinand Bloch-Bauer si rifugiò in Svizzera. Alla sua morte, nel 1945, designò i nipoti quali eredi del suo patrimonio che, tra i molti beni, contava ben cinque opere di Klimt. Nonostante Adele, la protagonista del ritratto, avesse espresso la volontà di donare il suo ritratto al Belvedere di Vienna, il marito Ferdinand, suo erede legittimo, non diede seguito alla volontà della moglie e l'idea di donare il dipinto al museo rimase solo un'idea, senza divenire mai legalmente vincolante.

Nel 1941 fu l'avvocato nazista Eric Führer, nomen omen, designato amministratore del patrimonio Bloch-Bauer, a «donare» due delle cinque opere di Klimt al Belvedere. Una era proprio il ritratto di Adele che, al suo ingresso nel museo viennese, venne subito riconosciuto quale uno dei più importanti lavori di Klimt e rinominato «Woman in gold» da cui il titolo del film del 2015 che ne ricostruisce le vicende.

Nel 1946, finita la guerra, il Governo austriaco emanò l'«Annulment Act» con l'intento di annullare qualsiasi transazione discriminatoria effettuata sotto il regime nazista tra il 1938 e il 1945. Nonostante ciò il dipinto di Klimt rimase nel museo viennese per diversi decenni divenendone un'icona, tanto da essere definito la «Monna Lisa d'Austria».

Nel 1998, dopo oltre cinquant'anni, il giornalista Hubertus Czernin, autore di una mirata ricerca sulle opere trafugate dal regime nazista, sollevò la questione inerente la legittima proprietà del «Ritratto di Adele Bloch-Bauer». Czernin dimostrò che il marito di Adele lasciò in eredità l'opera ai nipoti e non la donò mai al Belvedere, dove arrivò per volontà dei nazisti. Fu così che l'ormai anziana Maria Altmann, nipote di Ferdinand e Adele Bloch-Bauer emigrata negli Stati Uniti, reclamò la proprietà del dipinto di Klimt.

Nel 2006, dopo quasi un decennio di azioni legali, in seguito a rigetti da parte delle autorità austriache e pronunce della Corte Suprema degli Stati Uniti, finalmente una corte arbitrale austriaca stabilì, anche grazie al prezioso lavoro dell'avvocato Randol Schoenburg, che la Repubblica d'Austria doveva restituire le cinque opere di Klimt agli eredi Bloch-Bauer e così accadde. Nello stesso anno il ritratto di Adele venne acquistato, tramite Christie's, dall’uomo d’affari Ronald S. Lauder per 135 milioni di dollari e grazie a Lauder la «Monna Lisa d'Austria» è oggi il vanto della Neue Galerie di New York.

Fondata nel 2001, questa peculiare istituzione museale fu voluta dal mercante d'arte Serge Sabarsky e dall'imprenditore Ronald S. Lauder, entrambi appassionati collezionisti di arte moderna tedesca e austriaca. L'edificio, costruito nel 1914 nel cuore della Upper East Side di Manhattan dallo studio di architettura Carrére & Hastings, è stato ristrutturato quale spazio museale dall'architetto Annabelle Selldorf. La missione della Neue Galerie è quella di celebrare e promuovere la cultura e l'arte austriaco-tedesca dei primi del Novecento e di renderla fruibile al grande pubblico americano.

La collezione del museo newyorkese custodisce una selezione di dipinti, sculture, disegni, fotografie e arti decorative create in Austria e in Germania tra il 1890 e il 1940. La maggior parte delle opere provengono dalle collezioni di Serge Sabarsky e di Ronald S.Lauder. Tra le opere austriache, si segnalano in particolare quelle di Gustav Klimt, Egon Schiele, Alfred Kubin e Oscar Kokoschka. La collezione di arte tedesca è focalizzata sull'Espressionismo con dipinti di Max Beckmann, Ernst Ludwig Kirchner e Emile Nolde. Il Bahaus è rappresentato da opere di Marianne Brandt, Marcel Breuer eLászló Moholy-Nagy.

Oltre ai due piani che ospitano la collezione permanente, un terzo livello della struttura museale è riservato alle mostre temporanee. Tra di esse hanno riscosso particolare successo la rassegna espositiva dedicata a Gustav Klimt e ai cinque dipinti della Collezione Bloch-Bauer (2006); la retrospettiva su Otto Dix (2010); la mostra tematica dedicata all'Arte Degenerata (2014) e la monografica di Ernst L. Kirchner conclusasi nel Gennaio 2020, poco prima del recente lockdown.

Degno di nota è anche il Café Sabarsky, così denominato in onore di uno dei due fondatori. Arredato con opere di design delle migliori firme dell'epoca, trae ispirazione dai caffè viennesi che nei primi anni del Novecento ricoprivano il ruolo di centri di scambio artistico e intellettuale. Con un menù che rielabora la cucina tradizionale austriaca e tedesca, contribuisce al successo della Neue Galerie di New York, ampliandone l'esperienza di conoscenza nel rispetto dello specifico genius loci.

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Entrata della Neue Galerie di New York

Gustav Klimt, «Adele Bloch-Bauer I» (particolare), 1907, New York, Neue Galerie, dono di Ronald S. Lauder

Interno della Neue Galerie, New York

Ronald S. Lauder e Marie Altmann dinanzi al «Ritratto di Adele Bloch-Bauer» di Klimt, New York, Neue Galerie

Sala interna della Neue Galerie, New York

Thomas Clement Salomon, 22 settembre 2020 | © Riproduzione riservata

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