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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliIn occasione dei cinquant’anni dalla morte di Antonio Ligabue (1899-1965), nato in Svizzera ma di famiglia reggiana, inizia a operare nella città dove l’artista è vissuto per una quarantina di anni, dopo esservi giunto a 19 anni proveniente da Zurigo, la Fondazione-Museo dedicata al pittore conosciuto impropriamente come «naïf». Il nuovo ente, diretto da Sandro Parmiggiani già a capo di Palazzo Magnani di Reggio Emilia, è presieduto da Livia Bianchi con i membri del Consiglio di amministrazione Achille Brunazzi e Stefano Landi, mentre le istituzioni che l’hanno fondata sono il Comune di Gualtieri, il Banco Emiliano e l’azienda Girefin Spa. La prima iniziativa della nuova fondazione, che ha per oggetto la gestione e promozione del museo e della figura dell’artista, è una mostra antologica, ordinata a Palazzo Bentivoglio di Gualtieri dal 31 maggio all’8 novembre, composta da oltre cento opere di Ligabue, alcune inedite, tra cui 80 dipinti, 15 disegni, 10 incisioni (attività cui l’artista si dedicò nell’ultima parte della sua vita) e alcune sculture in bronzo e terracotta, un versante, quest’ultimo, centrale nella produzione dell’artista, che realizzava con questa tecnica gli stessi soggetti animalier di tanta sua pittura. I curatori Sandro Parmiggiani e Sergio Negri hanno suddiviso la sezione dei dipinti nei tre periodi che gli studiosi individuano come caratterizzanti della produzione di Ligabue, con alcuni capolavori del 1928-39, 1939-52 e 1952-62 e tutti i soggetti dei suoi quadri, dagli animali domestici e feroci, quest’ultimi desunti dai repertori illustrati dell’epoca ma intensamente rielaborati, ai paesaggi svizzeri e padani, agli interni, ritratti e autoritratti. «Con questo primo appuntamento, spiega Parmiggiani, intendiamo fornire un punto fermo da cui partire per la corretta valutazione critica e storica del lavoro di Ligabue. In questo modo possiamo inserire la sua produzione nel corretto ambito dell’arte italiana ed europea, al di là della fuorviante definizione di “naïf” che l’ha troppo a lungo accompagnato e ne ha spesso mortificato la comprensione». La Fondazione sta organizzando anche altre mostre in Italia e all’estero.
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