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Il Santuario ipogeo di Monte Laureto a Putignano

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Il Santuario ipogeo di Monte Laureto a Putignano

Non solo Carnevale a Putignano

Aperto Palazzo Romanazzi Carducci e restaurate varie chiese nel paese della Grotta del Trullo, primo sito turistico della Puglia

Barbara Antonetto

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Putignano (Ba). Dopo decenni in cui lo sviluppo manifatturiero e industriale ha rappresentato la connotazione prevalente, il paese a una quarantina di chilometri da Bari sta recuperando un’attenzione per il turismo, la cultura e il paesaggio che in realtà aveva manifestato ben prima di altri Comuni della Murgia oggi più noti, come Alberobello e Locorotondo.

Già negli anni Trenta infatti, grazie alla lungimiranza del podestà del luogo e all’amicizia che costui aveva stretto con il principe di Piemonte Umberto II, Putignano aveva messo in atto alcune importanti azioni di salvaguardia e valorizzazione dei propri beni, come l’inaugurazione del primo sito turistico della Puglia, la Grotta del Trullo, di dimensioni contenute ma con alcune caratteristiche uniche, come la ricchezza di concrezioni a meno di un metro sotto il piano stradale, la colorazione rossastra dovuta alla bauxite disciolta nell’acqua e l’accesso attraverso una scala a chiocciola verticale che offre al visitatore un’esperienza molto simile a quella della prima esplorazione da parte degli speleologi.

Scoperta casualmente il 29 marzo 1931, la grotta venne dotata di illuminazione e aperta al pubblico (in soli quattro anni e con un ingente sforzo economico) il 21 giugno 1935, quando ancora il paese non era dotato di illuminazione pubblica. Delle 3mila grotte che caratterizzano il territorio carsico pugliese, privo di fiumi ma scolpito dall’acqua in superficie e ancor più nel sottosuolo, quella di Putignano reca il numero 0001. Come testimonia una fotografia esposta nell’edificio di accesso costruito in forma di trullo, con un’attenzione per la morfologia del territorio inusuale per l’epoca, a inaugurare la grotta 0001 fu Umberto II (che nel 1931 aveva fatto apporre il vincolo monumentale al sito), giunto in loco su un’auto targata BA001.

La prima auto immatricolata in Puglia apparteneva infatti al podestà di Putignano, il principe Guglielmo Romanazzi Carducci, discendente di una ricca famiglia di latifondisti, esteta alla D’Annunzio e raffinatissimo dandy con una passione per cavalli, caccia e belle signore.

Il palazzo in cui risiedeva, un elegante edificio rinascimentale in origine dimora dei Cavalieri di Malta che hanno governato Putignano dal 1317 al 1806, è oggi casa museo dopo un sofferto iter di oltre 50 anni (il principe lo aveva donato al Comune nel 1967). Conservando intatti gli arredi, le suppellettili e gli accessori del guardaroba di Romanazzi Carducci (noto per il suo abbigliamento sempre impeccabile), le stanze del piano nobile offrono un interessante esempio di dimora nobiliare dell’Ottocento e uno spaccato di vita attraverso documenti e fotografie.

Nel seminterrato il museo presenta invece un’esposizione permanente di opere realizzate in gesso e in bronzo dal putignanese Giuseppe Albano, esponente della scultura realistica che tra gli anni Venti e Sessanta del Novecento ritrasse molti personaggi importanti, come Vittorio Emanuele III e Giovanni Laterza. Al secondo piano, accanto alla collezione di armi del principe inaugurata la scorsa estate, in dicembre sono stati allestiti gli argenti. I 3mila volumi della biblioteca, tra cui preziose cinquecentine, sono invece confluiti nella Biblioteca Comunale che ha sede nell’ex Convento delle Carmelitane Scalze, complesso di fine Quattrocento restaurato di recente. Durante i lavori si è scoperto che la volta barocca della chiesa dai colori pastello è in legno, e non in pietra come si riteneva.

La pietra calcarea, nelle sue varie sfumature dal bianco candido al giallo con sfumature rosate, è il comune denominatore degli edifici del paese di ogni epoca, nonché dei muretti a secco e dei trulli nella campagna circostante. Sono in pietra le case medievali disposte con una pianta ellittica su tre colli, così come in pietra è la facciata romanica a capanna della Chiesa Matrice di San Pietro Apostolo in cui si apre un ampio rosone finemente scolpito (tra le numerose opere d’arte all’interno spiccano tre statue in pietra dipinta di Stefano da Putignano, il maggiore scultore del Rinascimento pugliese).

Grazie alla Pro Loco, che ne assicura la laboriosa manutenzione richiesta dalle difficili condizioni climatiche, appena fuori dall’abitato è visitabile su appuntamento il Santuario ipogeo di Monte Laureto, esempio di antica civiltà rupestre come quello di Monte Sant’Angelo sul Gargano. Al fondo della grotta carsica tre edicole ogivali restaurate a partire dal 2011 custodiscono una Crocifissione affrescata tra il 1334 e il 1338 da due pittori angioini di probabile formazione giottesca (fortissime le analogie con la Crocifissione della Cappella degli Scrovegni), un affresco cinquecentesco della Madonna con il Bambino e un altro capolavoro in pietra di Stefano da Putignano del 1518-21: un san Michele che sconfigge il drago secondo la tradizione ispirato alla statua del Tempio di Apollo che sorgeva sul colle.

In pietra locale è anche la mossa e maestosa facciata barocca della Chiesa di Santa Maria la Greca che custodisce il reliquiario in argento di santo Stefano, prezioso esempio di oreficeria medievale a forma di testa di crociato, e la tavola bizantina della Vergine Odegitria. Le due opere provengono dalla vicina città di Monopoli da cui furono messe in salvo il 26 dicembre 1394 in seguito agli attacchi saraceni. In quell’occasione al corteo che traslava le reliquie del santo si aggregarono i contadini che, intenti a interrare le propaggini delle viti, iniziarono a motteggiare e lanciare lazzi satirici contro chi deteneva il potere.

A quella data si fa quindi risalire il Carnevale per cui Putignano è nota in tutto il mondo e grazie al quale si continua a tramandare (quella del 2020 è la 626ma edizione) la tecnica della cartapesta, uno di quei saperi artigiani in via di estinzione. Sette carri allegorici sviluppati soprattutto in altezza per sfilare nelle strette vie cittadine vengono realizzati ogni anno da maestri di questo materiale povero ed ecologico, ormai sostituito dal polistirolo in molti altri carnevali storici.

Barbara Antonetto, 16 gennaio 2020 | © Riproduzione riservata

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