Gli Stone Roses, i Sex Pistols, Patti Smith, Marianne Faithfull, Radiohead, o ancora gli Oasis, ma soprattutto Bob Marley: è immortalando l’anima delle star della musica con il suo obiettivo, che Dennis Morris si è affermato come fotografo a partire dagli anni Settanta. Con la sua mostra «Dennis Morris. Music+Life», presentata fino al 18 maggio, prima retrospettiva in Francia dedicata all’artista britannico di origini giamaicane, la Maison Européenne de la Photographie (Mep) di Parigi si sofferma anche su un’altra dimensione del lavoro di Dennis Morris, più sociale, che documenta l’Inghilterra multiculturale, la cultura nera britannica e le comunità emarginate.
Morris, classe 1953, emigrato bambino a Londra dalla Giamaica agli inizi degli anni Sessanta, ha mostrato sin da giovane un’innata sensibilità per la fotografia e si è imposto rapidamente come figura di spicco nella rappresentazione del mondo musicale. Le sue immagini più emblematiche sono sicuramente quelle di Bob Marley, una vera e propria esplorazione visiva dell’uomo dietro il musicista, immortalato tanto nei momenti pubblici che in quelli privati, durante i tour, mentre suona, o nei suoi momenti di riflessione. La mostra racconta l’incontro determinante tra i due uomini, in occasione del tour di Bob Marley a Londra «Catch a Fire» con The Wailers. Morris, che era appena un liceale, marinò la scuola quel giorno per attendere l’arrivo del musicista davanti allo Speakeasy Club e chiedergli il permesso di fotografarlo. Nacque un’amicizia: «Non ho mai avuto bisogno di chiedergli di posare. Avevamo un modo di lavorare insieme che era del tutto naturale. Avevamo fiducia l’uno nell’altro. Questo era il bello. Per fotografare Bob, bisognava solo essere coscienti», disse nel 1977.
La mostra, che si sviluppa sui due piani principali della Mep, offre una visione approfondita dei legami intimi che il fotografo ha saputo instaurare con le leggende della musica. Ma la portata del lavoro di Morris va oltre la musica. Uno dei suoi contributi più significativi è il racconto fotografico della vita quotidiana delle comunità immigrate nella capitale britannica, testimonianze forti ispirate anche ai suoi «eroi» della fotografia, come Don McCullin e Henri Cartier-Bresson. La Mep, che espone anche scatti inediti, presenta tra l’altro la serie «Growing up Black» realizzata negli anni Settanta nel borgo di Hackney a Londra, che mostra la povertà e il razzismo con cui si è confrontata la comunità nera. Un’altra serie, sempre degli stessi anni, «Southall», documenta la vita della comunità sikh di questo quartiere nell’ovest di Londra: i matrimoni, i negozi, i bambini nelle strade.

Dennis Morris, «Young Gun, Hackney, Londra», 1969. © Dennis Morris